
I 20 film imperdibili del 2020
Il 2020 ha visto una distribuzione in sala interrotta, parziale, per lunghi mesi del tutto assente. Un panorama che ha imposto un’accelerata al mutamento della fruizione cinematografica. Di seguito trovate dunque i migliori 20 film del 2020, gli imperdibili secondo Birdmen Magazine, scelti tra i titoli che hanno frequentato per pochi giorni la sala e quelli, la maggior parte, che sono usciti solo su piattaforma o in home video.
In aggiunta anche qualche bonus per promuovere le pellicole di anni passati che solo nel 2020 hanno trovato spazio nella distribuzione italiana. Sono stati presi in considerazione solo film usciti in Italia tra l’1 gennaio e il 31 dicembre 2020, riportati in ordine sparso.
Per vedere i film in lista è spesso possibile rivolgersi a una o più piattaforme, che di continuo aggiornano i propri cataloghi. Date le continue variazioni di posizionamento, consigliamo di consultare il sito JustWatch.com, aggiornato tutti i giorni, per scoprire quale piattaforma ospiti il film che vi interessa.
Uncut Gems
Regia: Josh e Benny Safdie | Soggetto e sceneggiatura: Ronald Bronstein, Josh e Benny Safdie| Paese di produzione: USA | Anno: 2019

Non c’è forse luogo più impenetrabile di una gioielleria del Diamond District di Manhattan, New York, un luogo sicuro nel concreto e nell’astratto: è difficile entrarne e uscirne proprio come lo è cambiare vita, all’improvviso. Howard Ratner, interpretato dal miglior Adam Sandler di sempre, è protagonista di una falsa fuga che i Safdie Brothers costruiscono su strepitosi ritrovamenti ad opera di ebrei etiopi, strozzini, scommettitori e tutto il sottomondo che anima una New York chiassosa, ladra, eccitata dal luccichio delle gemme preziose. Un tour de force psicologico e sensoriale, alla ricerca del cuore prezioso nascosto in tutti noi. Carlo Maria Rabai / Qui la recensione completa
Undine
Regia: Christian Petzold | Soggetto e sceneggiatura: Christian Petzold | Paesi di produzione: Germania, Francia | Anno: 2020

Christian Petzold si conferma uno dei più grandi talenti usciti dalla Germania negli ultimi anni. Undine è una delicata fiaba contemporanea, calata tra melodramma e folclore in un’affascinante Berlino metropolitana. La regia di Petzold è capace di rendere compassati ed eleganti i travolgenti sentimenti di un amore appena sbocciato, mentre la tessitura onirica-fantastica che attraversa tutto il film, tra visioni subacquee e incontri surreali, dona alla storia di Christoph e Undine un’atmosfera che sarà difficile dimenticare. Mattia Napoli
Zombi Child
Regia: Bertrand Bonello | Soggetto e sceneggiatura: Bertrand Bonello | Paese di produzione: Francia | Anno: 2019

Storia di radici, quella di Zombi Child. Di eredità tanto ingombranti quanto destinate a riemergere con la forza di un rituale mai davvero dimenticato. Tra colonialismo e riappropriazione culturale l’ultimo film di Bertrand Bonello si confronta con una delle figure più iconiche del nostro immaginario per restituirci il senso di un conflitto ancora decisamente attuale. Nel rapporto tra Melissa e Fanny, c’è tutto il dramma di un popolo assoggettato e, insieme, la vergogna di un paese ancora riluttante a espiare le proprie colpe. Un teen drama sui generis, dove l’orrore, nemmeno a dirlo, è tutto politico. Mattia Caruso
The Lighthouse
Regia: Robert Eggers | Soggetto e sceneggiatura: Robert Eggers, Max Eggers | Paesi di produzione: Canada, USA, Brasile | Anno: 2019

Tra tableaux vivants e figure mitologiche, The Lighthouse di Robert Eggers è l’ennesima ossessione melvilliana, dove un qualsiasi capitano Achab combatte il suo Leviatano interiore. Due marinai, Dafoe e Pattinson, sono confinati su un’isola a guardiani del faro, da lì l’isolamento e l’alcol li scaraventano in una labirintica discesa verso la follia, tra perdita di senno e allucinazioni. Il faro con il suo suono cadenza i giorni, monolitica presenza forse viva, eroticamente attiva e energia dall’oscuro potere. Eggers, omaggiando Bergman e l’espressionismo, realizza un horror rigoroso e abissale. Andreina Di Sanzo
Space Dogs
Regia: Elsa Kremser, Levin Peter | Soggetto e sceneggiatura: Elsa Kremser, Levin Peter | Paesi di produzione: Austria, Germania | Anno: 2019

Presentato e premiato al 72° Festival di Locarno – e distribuito in Italia da MUBI –, Space Dogs è l’ennesimo frutto del sodalizio artistico (ormai quasi decennale) tra Elsa Kremser e Levin Peter. Ad “accompagnare” l’opera è Laika (la cagnolina imbarcata sullo Sputnik 2 il 3 novembre 1957): la prima creatura vivente ad aver fluttuato nello Spazio. Secondo una leggenda il suo spirito vagherebbe ancora per le strade di Mosca, a fianco dei suoi simili erranti. Seguendo la vita di alcuni cani randagi nei sobborghi della capitale russa, il documentario dei due autori mitteleuropei si configura come un radicale ribaltamento di prospettiva, una ricerca sullo sguardo, sul punto di vista. Lontano dall’umano e dalle sue regole, il film riorienta e riscrive totalmente tanto le coordinate visive e narrative dello spettatore quanto la validità dei suoi codici etici. Lorenzo Filippo Giardina
High Life
Regia: Claire Denis | Soggetto e sceneggiatura: Claire Denis, Jean-Pol Fargeau | Paesi di produzione: Francia, Germania, Polonia, UK, USA | Anno: 2018

Per Claire Denis la fantascienza è materia viva, malleabile. Il pretesto per lanciare nello spazio, oltre i confini dell’universo, un’umanità terminale e in preda ai più bassi istinti. Questo sono i disperati astronauti interpretati, tra gli altri, da un imperturbabile Robert Pattinson e da una ossessiva Juliette Binoche. E questo è High Life: il posto in prima fila per una fine tanto inevitabile quanto antispettacolare. La speranza non abita più qui, sembra dirci, a ogni sequenza, la Denis. E se c’è – mentre una nuova umanità muove i suoi primi, incerti passi tra le stelle – non è di questo mondo. Mattia Caruso
地球最後的夜晚 – Un lungo viaggio nella notte
Regia: Bi Gan | Soggetto e sceneggiatura: Bi Gan | Paesi di produzione: Cina, Francia | Anno: 2018

Bi Gan è poeta e fotografo e non lo nasconde per nulla. Con Chagall e Tarkovskij come riferimenti centrali del suo linguaggio e una splendida fotografia – specie in notturno, ovviamente – il giovane autore cinese costruisce un intricato labirinto visuale, dove più che il tempo, tutt’altro che lineare, è lo spazio, di una tridimensionalità impressionante, a costruire la narrazione, in particolar modo nel sontuoso piano-sequenza del secondo tempo. Raramente la poesia ha respirato nel cinema come in Un lungo viaggio nella notte. Lorenzo Botta Parandera
Les Misérables
Regia: Ladj Ly | Soggetto e sceneggiatura: Ladj Ly, Giordano Gederlini, Alexis Manenti | Paese di produzione: Francia | Anno: 2019

Un drone sorvola le banlieue. Un occhio che tutto vede e tutto registra, anche ciò che la polizia vorrebbe tenere nascosto. Ma l’unico sguardo capace di restituire il frammento sociale a una prospettiva di insieme è quello di un dispositivo tecnologico che non può nulla, in assenza di qualcuno che si faccia interprete oltre che testimone. L’esordio di Ladj Ly ci porta nelle periferie parigine concepite, per citare Gaspar Noé, come «un’impossibilità collettiva». La guerriglia urbana è sempre alle porte ma il conflitto che si ripropone giorno dopo giorno è soprattutto uno scontro di sguardi incapaci di concepirsi in una collettività. A raccoglierne i frutti avariati, una gioventù esasperata la cui rivolta sembra inspessire gli strati di tenebra, anziché rischiarare le ombre. Riccardo Bellini
I’m thinking of ending things
Regia: Charlie Kaufman | Soggetto: Iain Reid | Sceneggiatura: Charlie Kaufman | Paese di produzione: USA | Anno: 2020

Classificabile a stento. Alla faccia dell’algoritmo il nuovo film (Netflix) di Charlie Kaufman, tratto dal romanzo di Iain Reid, non ha niente che gli somigli. Jessie Buckley e Jesse Plemons fanno coppia e vanno a conoscere i genitori di lui. Road movie esistenzialista? Studio di carattere? Love story fuori dagli schemi? Nel delirio delle sue forme instabili, Sto pensando di finirla qui mette in scena la dialettica tra realtà e coscienza e la distanza, forse irrimediabile, che separa le persone. Francesco Costantini
Vitalina Varela
Regia: Pedro Costa | Soggetto e sceneggiatura: Pedro Costa, Vitalina Varela | Paese di produzione: Portogallo | Anno: 2019

“La mia fede si è smarrita nelle tenebre”, recita silenziosamente il pastore Ventura, e Vitalina vi fa eco coi primi piani di un dolore impietrito che quasi convoca la trascendenza austera della Giovanna d’Arco di Dreyer. Pedro Costa torna nella Lisbona più povera per mostrarci i capoverdiani, di nuovo rappresi in spazi angusti che non emanano alcuna luce. Il pastore dirà ancora che tutto “è un’immensa notte”, come l’immagine che abita, luogo di litanie, di polvere e di detriti. Nel lutto, nel male endemico, come a Roubaix, Vitalina cerca e trova une lumière, una luce, e tutta la Grazia sacra tipica di uno dei più grandi maestri dello Slow Cinema. Andrea Giangaspero
The Vast of Night
Regia: Andrew Patterson | Soggetto: Andrew Patterson | Sceneggiatura: James Montague, Craig W. Sanger | Paese di produzione: USA | Anno: 2019

Distribuito da Amazon Prime Video, The Vast of Night (L’immensità della notte per noi) si relaziona alla sci-fi allo stesso modo in cui Midsommar e The Lighthouse si rapportano al genere horror, adottando cioè un approccio elevato alle dinamiche da b-movie come pretesto per parlare della realtà e del modo in cui viene rappresentata. Il film di Andrew Patterson precipita lo spettatore nell’atmosfera statunitense degli anni Cinquanta, alle prese con un enigma da risolvere nel giro di una notte. Gli interrogativi riguardano cospirazioni e alieni. Non è detto che si giunga a risposte soddisfacenti, ma il viaggio notturno vale la pena di essere vissuto per il clima da oggetto desueto che si respira e per un paio di pezzi di bravura di alto livello. Matteo Marescalco
Monos
Regia: Alejandro Landes| Soggetto: Alejandro Landes | Sceneggiatura: Alejandro Landes, Alexis Dos Santos | Paesi di produzione: Colombia, USA, et al. | Anno: 2019

Dall’uscita del romanzo di William Golding Il signore delle mosche sono passati 66 anni, ma l’idea di fondo continua a essere riutilizzata anche e soprattutto sul grande schermo. Questa volta è il regista colombiano Alejandro Landes a fare sua quella storia per radicalizzarne ulteriormente il messaggio. Ambientato tra le vette delle Ande e le giungle della Colombia più profonda, Monos è un’opera mistica e cupa, incentrata sulle vicende di un plotone di soldati-bambini che si trovano a fare i conti con la de-umanizzazione a cui sono sottoposti. Stefano Bresciani
Varda par Agnès
Regia: Agnès Varda | Ideazione: Agnès Varda | Paese di produzione: Francia | Anno: 2019

È possibile l’autoritratto al cinema? A guardare il film di Varda, nel quale la regista ripercorre – abolendo almeno in parte il criterio cronologico – una carriera lunga e multiforme, si direbbe di sì. Rivedere la propria opera è già monumentalizzarla e metterla in scena, in un palcoscenico della memoria che apre nuovi spazi di interrogazione. Guardare ancora una volta, con occhi nuovi, come fa Varda in Varda par Agnès evidenzia scarti, connessioni e legami imprevisti. Da una regista che ha scrutato così a lungo il mondo e le sue strategie di rappresentazione non ci si poteva aspettare un epilogo diverso e maggiormente fecondo, anche dal punto di vista teorico. Giuseppe Previtali
Il processo ai Chicago 7
Regia: Aaron Sorkin | Soggetto e sceneggiatura: Aaron Sorkin | Paesi di produzione: USA, UK, India | Anno: 2020

Il processo ai Chicago 7 è una giostra di immagini che investe di colpo gli occhi del pubblico. L’aula di tribunale si sveste del suo significato primario per rivelarsi nella sua anima più cruda, quella di un’America che cambia per non mutare mai. Quello creato da Aaron Sorkin è un far west adattato al mondo contemporaneo, uno sguardo su pregiudizi e diritti sottratti, su sentenze manipolate in favore di ideologie politiche e interessi personali. Ricalcando la struttura vertebrale di The Social Network, Sorkin investe di umanità la propria opera, in un saggio scritto con l’inchiostro dell’empatia senza retorica. Il collante tra il mondo di ieri e quello di oggi non poteva che essere lo sguardo di un regista attento a creare, pezzo dopo pezzo, questo specchio meraviglioso e bramoso di passione, uguaglianza, democrazia. Elisa Torsiello
They shall not grow old
Regia: Peter Jackson | Ideazione: Peter Jackson | Paesi di produzione: UK, Nuova Zelanda | Anno: 2018

Né documentario né war movie, quello di Peter Jackson è il film impossibile della Prima Guerra Mondiale, cucito a partire da decine di ore di girato originale in buona parte inedito e circa 600 ore di interviste d’archivio ai sopravvissuti. Grazie alla sua squadra di restauratori e professionisti degli effetti speciali, Jackson dà vita a immagini dimenticate, ricostruisce filologicamente i colori e i suoni della trincea, dà voce ai soldati grazie a doppiatori guidati dalle indicazioni di agenti esperti nella lettura delle labbra. Rifuggendo la logica didascalica del classico docufilm di guerra, Jackson ci restituisce l’esperienza bellica così come la vissero i giovani soldati al servizio di Sua Maestà: un incubo di fango, cancrene e topi morti, ma anche di cameratismo, inni e passatempi lontani dal canto mortifero della mitragliatrice. Carlo Maria Rabai
南方车站的聚会 – Il lago delle oche selvatiche
Regia: Diao Yinan | Soggetto e sceneggiatura: Diao Yinan | Paesi di produzione: Cina, Francia | Anno: 2019

Accidentalmente, un uomo uccide un poliziotto e si mette in fuga con una taglia sulla sua testa, accompagnato da una donna. Potrebbe essere l’inizio di Fino all’ultimo respiro e invece è il secondo grande film del cinese Diao Yinan. Un guardie e ladri estetizzante, dove lo scontro selvaggio tra l’antieroe Zenong e i suoi nemici subisce una stilizzazione formale e poi piomba nel buio, e dove gli inseguimenti su motociclette illuminate dai neon sono coreografie curate quanto le danze di gruppo nelle piazze della provincia. Noodles scadenti, scarpe luminose pacchiane, prostitute innamorate che sguazzano nello stesso lago delle oche e molto di più. Che trionfo questo Cinema Cinese. Andrea Giangaspero
Mank
Regia: David Fincher | Soggetto e sceneggiatura: Jack Fincher | Paese di produzione: USA | Anno: 2020

«La paternità forse è una finzione legale», sostiene Stephen Dedalus nell’Ulisse. Probabilmente lo sa bene anche David Fincher che con Mank, a partire da una vecchia sceneggiatura del padre Jack, traccia una parabola squisitamente wellesiana sul rapporto tra opera e autore, sulla potenza falsificante del racconto e sulle sue infinite possibilità. Dunque, sul cinema stesso. Film frammento; tassello fincheriano costellato di fantasmi paterni e spettri futuri (il cinegiornale della MGM come antesignano delle odierne fake news), sullo sfondo di una Hollywood (classica) più falsa del vero. Gary Oldman giganteggia nei panni impregnati d’alcol di Herman J. Mankiewicz. Riccardo Bellini
I predatori
Regia: Pietro Castellitto | Soggetto e sceneggiatura: Pietro Castellitto | Paese di produzione: Italia | Anno: 2020

È un vero peccato che uno dei migliori esordi italiani del decennio sia dovuto debuttare a ridosso della seconda chiusura delle sale, lasciando i pochi fortunati spettatori di quel weekend a testimoniarlo. Ora che I predatori è finalmente disponibile su Amazon Prime Video tutti possono entrare nella testa di Pietro Castellitto, ed è meraviglioso. La storia dell’incontro tra la famiglia Vismara e i Pavone è una commedia grottesca senza precedenti in Italia, l’affermazione di un nuovo talento capace di evitare con ammirevole convinzione ogni strada già battuta dal nostro cinema. Mattia Napoli
1917
Regia: Sam Mendes | Soggetto e sceneggiatura: Sam Mendes, Krysty Wilson-Cairns | Paesi di produzione: USA, UK | Anno: 2020

Conflitto caotico e senza senso per eccellenza, la Prima Guerra Mondiale è un incubo per i tanti giovani soldati che sono andati al fronte con grandi speranze e ottimismo: non esistono punti di riferimento temporali né spaziali, esiste solo il qui e ora del proprio sguardo e degli altri sensi, tutti tesi alla sopravvivenza. 1917 di Sam Mendes ci fa vivere due intensissime ore al fronte, lasciandoci pedinare, o precedere, i giovani Schofield e Blake, facce comuni scelte per una missione che solo chi conosce bene la trincea può portare a termine. I tanti piani sequenza che formano il film sono tutt’altro che un esercizio di stile, sono lo sguardo del singolo sul conflitto di massa. Carlo Maria Rabai
Color out of Space
Regia: Richard Stanley | Soggetto: Howard Phillips Lovecraft | Sceneggiatura: Richard Stanley, Scarlett Amaris | Paese di produzione: USA | Anno: 2019

La perenne sfida di portare dignitosamente Lovecraft su grande schermo questa volta viene accettata dal veterano Richard Stanley, portatore sano di un cinema fuori da ogni canone e per questo libero di dare sfogo a qualsiasi orrore cosmico apparentemente irrappresentabile. The Color out of Space è un trionfo cromatico ed espressivo che reinventa l’universo dell’autore di Providence senza mai tradirlo. Dando, tra le altre cose, la possibilità a un Nicolas Cage sempre e comunque sopra le righe di replicare la performance lisergica di Mandy. Un unicum nel panorama dell’horror contemporaneo e per questo da difendere. Mattia Caruso
Jojo Rabbit
Regia: Taika Waititi | Soggetto: Christine Leunens | Sceneggiatura: Taika Waititi | Paese di produzione: USA | Anno: 2019

Con Jojo Rabbit Taika Waititi si lancia nell’ardua impresa di raccontare il nazismo sul grande schermo sfuggendo alla banalità e al già visto, e ci riesce splendidamente. Il film è un ritratto dissacrante e sopra le righe del Terzo Reich, visto dagli occhi di un bambino della gioventù hitleriana il cui miglior amico immaginario è un Hitler quanto mai buffo e grottesco. Coniugando i toni della commedia con il dramma, il racconto di formazione con la satira, il regista neozelandese confeziona un film fresco ed inedito, facendoci divertire e commuovere allo stesso tempo. Giorgia Giulia Gamberini
Film dello scorso decennio
살인의 추억 – Memorie di un assassino
Regia: Bong Joon-ho | Soggetto: Kim Kwang-lim | Sceneggiatura: Bong Joon-ho, Kim Kwang-lim, Shim Sung-bo | Paese di produzione: Corea del Sud | Anno: 2003

Ispirata agli eventi tragici che colpirono Hwaseong, Memorie di un assassino è l’identikit dell’operato di un serial killer a cui è impossibile dare un volto, un’affannosa indagine su crimini dove eros e thanatos si fanno presenze mostruose. I quadri corali d’azione al ralenti, che marcano l’inconsistenza dei gesti e l’inattività a cui l’uomo è condannato, concorrono ad un magistrale noir che si risolve nel disfacimento del “criminale” come mostro visibile ad occhio nudo per farsi sublime elogio dell’anonimato, di un universo irrisolto che ci interroga costantemente. Sandra Innamorato
Kynodontas – Dogtooth
Regia: Yorgos Lanthimos | Soggetto e sceneggiatura: Efthymis Filippou, Yorgos Lanthimos | Paese di produzione: Grecia | Anno: 2009

L’educazione, l’istruzione ed il concetto di realtà impartiti scrupolosamente, con cinismo e depravata follia, da un padre ai propri figli, imprigionati tra le mura domestiche da un linguaggio ed una cultura che sovverte l’ordine delle cose, annulla l’individualità e anestetizza pulsioni e sentimenti. Dogtooth è il manifesto dello stile e della poetica di Yorgos Lanthimos che, con un film crudele, duro e asettico, nel 2009 gettò le basi di una cinematografia nuova. Benedetta Pallavidino
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[…] a trovare distribuzione in Italia a 17 anni dalla sua uscita (lo trovate per questo inserito nella nostra lista dei migliori film del 2020). Un cinema molto vario quello di Bong Joon-ho, che dal thriller ha spesso sconfinato in altri […]