
I 10 + 1 migliori episodi di Natale
L’anno scorso vi abbiamo proposto alcuni episodi natalizi horror. Quest’anno vogliamo non solo spaventarmi ma commuovervi, farvi ridere, confondere persino. Ecco la lista dei 10 migliori episodi di Natale nelle serie, con l’aggiunta dell’episodio recentissimo di Euphoria, che probabilmente avrà un seguito, sempre natalizio, a gennaio. Che aspettate? I consigli per una maratona diversa.

Black Mirror – White Christmas
Episodio: 4 | Stagione: 2 | Regia: Carl Tibbetts | Sceneggiatura: Charlie Brooker | Network: Channel 4 | Messa in onda: 16 dicembre 2014 | Minutaggio: 74 min.
Due amici isolati in una baita, immersa in una fitta nevicata, con solo storie da raccontarsi per passare il tempo: potrebbe sembrare una profetica visione del 2020, ma le festività sono ancora più tetre in White Christmas, lo speciale natalizio di Black Mirror. I due, infatti, non sono amici ma apparentemente sospettosi colleghi, interpretati da Jon Hamm (Mad Men) e Rafe Spall, e le storie sono inquietanti parabole sul tema della punizione, basate sulle verosimili degenerazioni tecnologiche tipiche della serie inglese. In una fenomeni come l’online dating, e altri tristemente attuali come il voyeurismo e l’intrusione virtuale nella privacy, portano a una conclusione terrificante, in un altro il “bloccare” dell’era social assume un significato ben più letterale, e ancora l’intelligenza artificiale, o la percezione del tempo in uno spazio virtuale.
L’episodio non ha forse la profondità di analisi di altri, più focalizzati, ma la struttura alla Twilight Zone, basata su un misto di terrore e black humor che sfocia in spaventosi plot twist finali, funziona in tutte le storie, fino alla sorprendente rivelazione che collega il tutto alla cornice iniziale. Più leggero di altri episodi, più riuscito delle stagioni successive, episodio antologico di una serie antologica: White Christmas può essere un ottimo punto di inizio per la visione di Black Mirror… ma non aspettatevi un Natale piacevole. Di Lorenzo Zanone.

Buffy l’ammazzavampiri – Espiazioni
Episodio: 10 | Stagione: 3 | Regia: Joss Whedon | Sceneggiatura: Joss Whedon | Network: The WB | Disponibilità: Prime Video | Messa in onda: 15 dicembre 1998 | Minutaggio: 45 min.
Scritto e diretto dal creatore Joss Whedon, “Espiazioni” non è solo l’unico episodio a tema natalizio di Buffy, ma anche uno dei migliori in assoluto della serie. La trama è liberamente (molto liberamente) ispirata nientemeno che al Canto di Natale di Charles Dickens. Atmosfere gotiche e terrori soprannaturali si adattano alla perfezione ad una serie come Buffy e in particolare al vero protagonista della puntata, il tenebroso Angel. L’affascinante vampiro è infatti tormentato dagli spettri delle numerose vittime che ha mietuto nel corso dei secoli, le quali lo informano che solo uccidendo Buffy potrà liberarsi dal profondo dolore che lo affligge. Come al solito, però, sarà proprio la bionda Cacciatrice a togliere le castagne dal fuoco, impedendo al suo amato di compiere un gesto estremo al culmine di un confronto a dir poco straziante. Insolitamente cupo per gli standard della serie (ma non mancano un paio di battute folgoranti), “Espiazioni” è un autentico gioiellino televisivo in grado di esplorare, attraverso il misterioso personaggio di Angel, il lato oscuro del Natale, il suo carico di incertezza, solitudine, malinconia, persino disperazione. Il demone della depressione diventa qui un demone letterale, un’entità diabolica senza volto dal nome evocativo: First Evil, il “primo male”, futuro villain della serie qui alla sua prima apparizione. Ma non tutto è perduto, perché anche nella momento più buio può esserci speranza di trovare un’ancora di salvezza a cui aggrapparsi. Nella sempre luminosa Sunnydale, per la prima volta nella storia, cade la neve, mentre due persone che si amano si stringono la mano. Un altro miracolo di Natale si è compiuto. Di Fabio Bazzano.

Community – L’incontrollabile Natale di Abed
Episodio: 11 | Stagione: 2| Regia: Duke Johnson | Sceneggiatura: Dino Stamatopoulos e Dan Harmon| Network: NBC | Disponibilità: Netflix, Prime Video | Messa in onda: 9 dicembre 2010 | Minutaggio: 22 min.
Community è un esperimento sui generi della narrazione cinematografica e seriale, sul linguaggio, sui livelli di realtà; un prodotto che attraverso la cornice-vicenda mette in scena una serie di episodi a concetto (concept episode). Siamo nel Community College e un gruppo di studio di sette si ritrova giornalmente per la classe di spagnolo. Ognuno dei protagonisti è l’eufemistico portatore di un’istanza narrativa: Abed è il sognatore, volendo parafrasare il Lynch di Twin Peaks, e modifica la realtà che lo circonda attraverso una metodica (e programmatica) confusione tra realtà e immaginazione, giustificata però dalla sua predisposizione ai disturbi psichiatrici. Il primo Natale (1×12) è stato l’occasione di ragionare sulle differenze fra le religioni; stavolta il “concetto” non è tematico, ma formale: tutto e in clayanimation, cioè in stop motion e plastilina. Nella giornata di Abed qualcosa ha interrotto la sua percezione di realtà suscitando un episodio, prolungato, di schizofrenia. L’unico modo per rompere l’incantesimo è assecondarlo, in una sorta di partita di D&D (non ha caso uno dei concetti più utilizzati), e aiutarlo a scoprire il significato del Natale. Una puntata sui rituali e sul sentimento, imperdibile. Nella terza stagione (ep. 10) il Natale è l’occasione per produrre una parodia di Glee. Nella quarta il racconto di un rapimento casuale. Insomma, la serie può essere fruita sia sintagmaticamente (secondo l’ordine della vicenda) sia paradigmaticamente, seguendo i temi, i concept, le forme. E non è un caso se il creatore di Community è Dan Harmon, genitore di Rick and Morty: come non pensare alle puntate a concetto della serie animata? E sul Natale ai folli Anatomy Park (1×3) e Rattlestar Ricklactica (4×5)? Di Demetrio Marra.

Doctor Who – The Snowmen
Episodio: – | Stagione: – | Regista: Saul Metzstein | Sceneggiatore: Steven Moffat | Network: BBC | Disponibilità: Prime Video | Minutaggio: 60 min.
Doctor Who, serie britannica di fantascienza che si avvicina a compiere il suo sessantesimo compleanno, porta avanti da anni ormai la tradizione dello speciale natalizio, saltuaria negli episodi tra il 1963 e il 1989 ma diventata stabile e carica di attese con il revival nel 2005. Uno degli esempi più riusciti è The Snowmen, speciale della settima stagione che vede protagonista un Undicesimo Dottore (Matt Smith) spento dalla perdita dei suoi compagni di viaggio più cari. A risvegliarlo da questa apatia ci pensa un mistero: la neve che ricopre Londra nella Vigilia di Natale del 1892 sembra essere dotata di vita propria. Dei pupazzi di neve con dei ghigni maligni nascono dal nulla e il laghetto di fronte alla dimora della famiglia Latimer nasconde un terribile mistero.
The Snowmen, che introduce anche la futura compagna di viaggio Clara Oswin Oswald (Jenna Coleman), porta il tradizionale speciale di Natale in una direzione molto diversa rispetto al passato. Si abbandonano i toni fiabeschi dei predecessori per un racconto più cupo, a tinte gotiche, che ricorda la tradizione letteraria di fine ‘800. È un episodio capace di coniugare in modo naturale e per niente forzato la sottotrama fantascientifica con l’atmosfera natalizia, lasciando comunque spazio al running plot della stagione. Il risultato è uno speciale che racchiude in sé tutta l’essenza e la magia di Doctor Who. A impreziosire il tutto un brillante Richard E. Grant nei panni del malvagio Dr. Simeon. Di Giada Sartori. Qui tutti i nostri articoli su Doctor Who.

Mad Men – L’ospite Inatteso
Episodio: 2 | Stagione: 4 | Regia: Michael Uppendahl | Sceneggiatura: Matthew Weiner e Tracy McMillan | Network: AMC | Disponibilità: Prime Video | Messa in onda: 1 agosto 2010 | Minutaggio: 48 min.
Per tre stagioni abbiamo assistito al gioco delle apparenze messo in scena da Don Draper. Appropriatosi di un’identità non sua come strumento di ricerca dell’American Dream, in questo gioco di segreti, e bugie, tradimenti e abbracci, c’era un matrimonio da mantenere a galla, e un lavoro da dominare. Se il successo professionale è già sulla rampa di lancio, a livello sentimentale Don è a pezzi. Il castello di carta di un’ostentata perfezione domestica è caduto. Ma Mad Men non è American Beauty. In esso c’è molto più che la semplice decostruzione dell’immagine della perfetta famiglia americana. Il passaggio di testimone tra costruzione e distruzione torna e trova il proprio acume nell’episodio natalizio L’ospite inatteso, lotta continua tra ciò che le persone desiderano, come regali richiesti a Babbo Natale, e ciò che ottengono. L’episodio mostra il fallace raggiungimento di un sogno americano, venduto ai propri abitanti come pubblicità sullo schermo. Le stesse pubblicità ideate, applaudite, o respinte, dal gruppo di copywriter della Sterling & Cooper. La lettera recapitata a Don e scritta dalla figlia Sally si fa pertanto metafora perfetta della realtà che avvolge e soffoca Don Draper e soci. Uno spectrum riverberante le altalene emotive che hanno scandagliato le vite di questi personaggi, ora accese nel buio dell’esistenza come le luci dell’albero di Natale che domina alla festa di Natale. Roger e Don si fanno massimi esponenti di una festa che di gioioso ha poco e nulla, lasciando dietro di sé una scia di umiliazione sul grande teatro dell’emulazione. Di Elisa Torsiello. Qui il nostro approfondimento sul cartaceo.

Scrubs – Il mio Gesù personale
Episodio: 11 | Stagione: 1 | Regia: Jeffrey Melman | Sceneggiatura: Deb Fordham | Network: ABC| Disponibilità: Prime Video | Messa in onda: 11 dicembre 2001 | Minutaggio: 20 min.
Nel suo intento continuamente “ridicolo”, Scrubs a volte può essere frainteso. Soprattutto da chi, come è normale che sia, non lo ha fruito con continuità, ma saltuariamente, magari durante la messa in onda su MTV. Ma la parodia e il sottogenere del buffo, dell’umoristico, del comico (che son cose diverse) in Scrubs è una delle facce della medaglia. Di fatto è una tragicommedia o una dramedy, perché il tono “ironico” è il modo migliore, antifrastico e complesso, di trattare la tragedia e il dramma. Nella prima stagione forse l’apice emotivo è raggiunto da questo episodio 11. Il tema della fede non era mai stato toccato, minimamente. Ma Turk, chirurgo, quasi un “falegname” delle discipline mediche, ha bisogno di credere, perché tutto ciò che accade, tutta la sofferenza, non ha assolutamente senso. La perdita momentanea, l’allontanamento da Dio è, da narrazione biblica classica, il momento di prossimità più vero, più profondo. Una puntata che finalmente mette da parte il protagonista JD (occupato a flirtare con una paziente claustrofobica bloccata dentro la macchina della TAC) per una rappresentazione moderna (e postmoderna) della Natività. Di Demetrio Marra. Qui tutti i nostri articoli su Scrubs.

The Office – Moroccan Christmas
Episodio: 11 | Stagione: 5 | Regia: Paul Feig | Sceneggiatura: Justin Spitzer | Network: NBC | Disponibilità: Prime Video | Messa in onda: 11 dicembre 2008 | Minutaggio: 22 min.
Il Natale: il giorno dell’anno in cui lo spirito di bontà e solidarietà scende tra di noi. Tutti siamo più buoni a Natale; i sorrisi prendono possesso dei nostri volti, le mani si riempiono di regali, ma nel microcosmo di The Office questo giorno può significare solo una cosa: più guai all’orizzonte. Con Moroccan Christmas la galleria umana della Dunder Mifflin rispolvera i propri vizi e le proprie virtù, esacerbando i propri caratteri nel contrasto perpetuo dello spirito natalizio. La volontà di Michael Scott di farsi paladino dei problemi dei propri lavoratori, finendo per incasinarli ancora di più, trascina Meredith in una clinica nella speranza di trovare una soluzione al suo rapporto con l’alcool. Ciò che ne consegue è una sequela di gag e imprevisti che nel loro trascinare lo spettatore in un vortice di risate, accenderà in ognuno di essi una serie di riflessioni circa la gravità di una situazione come quella dell’alcolismo e la difficoltà per chi ne è affetto di accettare la realtà dei fatti. Il ricatto lascerà invece spazio alla vendetta e al soggiogamento tra Phyllis e Angela, mentre Dwight fa semplicemente Dwight.
Nella creazione di personaggi così ben caratterizzati e tratteggiati psicologicamente, prima Greg Daniels, poi Justin Spitzer riescono ad esaltare le loro idiosincrasie mettendole a confronto e agli antipodi allo spirito natalizio. Moroccan Christmas è indispensabile per comprendere il gioco degli opposti e l’estrema attenzione con cui i realizzatori hanno dato vita a ognuno di questi personaggi. Le lucine di Natale non solo illuminano strade e interni, ma ancora di più le personalità che abitano la Dunder Mifflin, piccolo cosmo riverberante la galleria umana che si trova al di là del piccolo schermo nell’America di ieri, oggi e domani. Di Elisa Torsiello.

The Star Wars Holiday Special
Episodio: – | Stagione: – | Regia: Steve Binder | Sceneggiatura: Rod Warren, Bruce Vilanch, Pat Proft, Leonard Ripps, Mitzie Welch | Network: CBS | Disponibilità: YouTube | Minutaggio: 97 min
C’è una leggenda nella leggenda in quell’universo di Star Wars che si sta espandendo a macchia d’olio sotto gli occhi di fan sempre più in estasi nel vedere il loro giocattolo preferito autoalimentarsi senza sosta. C’è una leggenda talmente importante, talmente accentratrice da essere divenuta scomoda e per questo celata alla luce del sole per decenni. C’è una leggenda che riemerge dall’oblio e che scansa di lato il The Mandalorian di turno per tornare a prendersi sotto le festività natalizie il posto che le spetta di diritto, quello sullo schermo televisivo di ogni vero appassionato della saga che si definisce tale. Forse le sorelle e i fratelli della Forza lo avranno già intuito: stiamo parlando di The Star Wars Holiday Special. Subito siamo catapultati nel lontano 1978 con gli occhi colmi di lacrime che sono gioia liquida, davanti al primo vero spin-off di un franchise in rampa di lancio nel costruire la propria leggenda. E il mito di Star Wars con questo Holiday Special stava per crepare prematuramente ancor prima di raggiungere il suo culmine tre anni dopo con L’impero colpisce ancora. Ma ciò non ci interessa. Ciò che arpiona il nostro cuore è invece il focolare dell’accogliente casa Chewbecca e i primi venti minuti non sottotitolati di soli ruggiti, i siparietti comici con lo chef a quattro braccia Gormanda, i sopraffini spezzoni musicali senza contesto, la prima apparizione di Boba Fett in un cartone animato guardato in TV dal figlio per niente inquietante di Chewie. E poi ancora Mark Hamill (pardon, Luke) e Harrison Ford (pardon, Solo) i cui volti lasciano trasparire il riflettere su quale sostanza psicotropa assumere quella sera per dimenticare ciò in cui si sono ritrovati coinvolti, fino al giungere nel finale in cui i nostri eroi sono raccolti assieme al popolo wookie avvolto in massoniche tuniche rosse e pronto, una ventina d’anni dopo, a unirsi ai riti orgiastici di Eyes Wide Shut.
In realtà potremmo stare qui a parlare di questa gemma (quasi) perduta ancora per giorni interi, ma non c’è modo più cristallino di riconoscere l’affetto provato nei confronti di quest’opera se non riassumendolo nelle parole dell’utente David Greer sotto il video YouTube che conserva gelosamente l’ultimo grande Sacro Graal dei nostri tempi: «Disney and Lucasfilm won’t strike this down because it would mean admitting they own it.»
È forse questa l’essenza della magia del Natale? Noi pensiamo proprio di sì. Di Alessio Zuccari. Qui tutti i nostri articoli su Star Wars. Leggi anche le recensioni a The Mandalorian.

Twilight Zone – The Night of the Meek
Episodio: 11 | Stagione: 2 | Regia: Jack Smight | Sceneggiatura: Rod Serling | Network: CBS | Messa in onda: 23 dicembre 1960 | Minutaggio: 25 min.
È il 24 dicembre e Henry Corwin (Art Carney) ha indosso un costume da Babbo Natale: è atteso in quello che il narratore – Rod Sterling – ci descrive come the uniquely popular American institution, ovvero lo spettacolo di Babbo Natale nei grandi magazzini. Tuttavia, l’uomo è in ritardo. Intento a bere al bancone di un bar, è profondamente desolato per la difficile situazione dei meno fortunati. Corwin è un derelitto, “un filosofo da strapazzo”, ma ha il desiderio di essere davvero Babbo Natale, per dispensare doni e felicità a chi ne ha bisogno. Presentandosi ubriaco ai grandi magazzini, viene licenziato. Il ritrovamento di un misterioso e magico sacco di doni gli permetterà di realizzare il suo desiderio. Dopo essere scampato all’arresto – non è facile convincere tutti che un gesto di altruismo possa essere disinteressato – la sua natura caritatevole è ricompensata nel finale, in un’ottica di rivalsa cristiana («Beati i miti, perché erediteranno la terra»).
The Night of the Meek è uno dei sei episodi registrati su nastro magnetico in un tentativo di riduzione dei costi, il che abbassa la qualità del visivo. Ma l’episodio resta comunque godibile: la sceneggiatura ricca di dialoghi – unita all’interpretazione di Art Carney – offre una profonda introspezione sulla condizione umana. La serie è stata spesso un riflesso della società e dei suoi difetti. Ad esempio, Corwin pronuncia un monologo in cui denuncia il consumismo del Natale, individuandone i veri valori in amore, carità e compassione. Il suo alcolismo deriva dal bisogno di evadere da un mondo segnato dalla differenza di classe.
Il finale è molto diverso da quello “tipico” di Twilight Zone – in cui il colpo di scena è spesso cinico e tetro. Almeno la notte di Natale è importante ricordare che solo perché il mondo può essere tetro e cinico non significa che le cose belle non possano accadere, soprattutto ai confini della realtà. Di Maria Francesca Mortati.

Will & Grace – A Gay Olde Christmas
Episodio: 7 | Stagione: 9 | Regia: James Burrows | Sceneggiatura: John Quaintance | Messa in onda: 5 dicembre 2017 | Network: NBC | Disponibilità: Infinity TV | Minutaggio: 22 min.
In Will & Grace non è una costante, non ne troviamo uno in ogni stagione, ma già altre volte il quartetto Will, Grace, Karen e Jack si è ritrovato a passare insieme il periodo natalizio. Causa l’impellente bisogno di Grace di andare in bagno, i quattro entrano nell’Istituto storico dell’Immigrazione. Andare alla toilette significa dover fare un giro per il museo e la porta si apre (letteralmente) su un Natale d’altri tempi. È il 1912. Karen è la vedova O’Sullivan, indigente immigrata irlandese (povera ok, ma anche senza un soldo Karen non perde la sua passione per l’alcol), Jack un marinaio giramondo, Will ricco e spietato locatore della vedova, sposato con Grace (erano fidanzati negli anni ’80, coniugi all’inizio del secolo!). L’atmosfera ricorda vagamente quella di Canto di Natale, in questo bizzarro viaggio nel tempo dove ciascuno non perde la sua vera essenza e il gioco delle coppie (Karen e Jack, Will e Grace) funziona sempre. Purtroppo la traduzione italiana del titolo inglese tradisce un poco il gaio (l’insistenza sul tema è una costante dell’episodio) spirito natalizio, spirito che riserva anche un piccolo miracolo di Natale per la gioia di Jack. Nota finale: attraverso un dipinto che la raffigura, l’episodio commemora l’attrice Debbie Reynolds, l’inafferrabile mamma Adler (qui), venuta a mancare il 28 dicembre 2016. Di Tommaso Romano.

[ + 1 ] Euphoria – Trouble Don’t Last Always
Episodio: – | Stagione: – | Regia: Sam Levinson | Sceneggiatura: Sam Levinson| Network: HBO | Messa in onda: 4 dicembre 2020 | Minutaggio: 55 min.
Con Trouble Doesn’t Last Always, Euphoria realizza il suo primo speciale natalizio (il secondo, intitolato F–k Anyone Who’s Not a Sea Blob, andrà in onda a gennaio), qualcosa di atipico non solo per il filone in cui l’episodio vorrebbe inserirsi, ma anche per la stessa serie. Se questa è sempre stata contraddistinta da glitter, luci al neon e controversie, questo speciale rallenta il ritmo, lasciando alla protagonista Rue (Zendaya, fresca vincitrice dell’Emmy come Migliore Attrice Protagonista in una serie drammatica) il tempo di respirare e riflettere.
L’occasione è una cena in un diner la sera della Viglia con il suo sponsor Ali (Colman Domingo). Davanti ai loro piatti pieni di pancake, i due parlano della necessità di trovare un equilibrio, della difficile strada verso la sobrietà e dell’amore distorto che Rue prova verso Jules (Hunter Schafer, protagonista del secondo speciale). È una conversazione che sa di conforto, ma anche di sfida, tra la voglia di non essere controllata da parte di Rue e l’affetto paterno di Ali.
Euphoria usa il suo speciale di Natale per celebrare non la vita come si è soliti fare, ma l’arte della sopravvivenza nonostante le sfide della vita. I tempi più dilatati permettono alla sceneggiatura di Sam Levinson (anche regista) di emergere in tutta la sua malinconica potenza. Se l’essenzialità è dovuta soprattutto alle ristrettezze produttive del periodo, si può sperare che questo episodio possa rappresentare un modello per la futura seconda stagione. Di Giada Sartori. Qui la nostra recensione.
Leggi anche: I migliori episodi horror a tema natalizio delle serie
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