
I 21 film imperdibili del 2021
Con il ritorno in sala e la piena ripartenza dei più importanti festival cinematografici, il 2021 è stato un anno di cinema ricchissimo. E noi non potremmo che esserne più felici. In un’annata così piena, abbiamo cercato di tenere conto e di restituire l’eterogeneità di estetiche, sguardi, immaginari così differenti tra loro, selezionando i titoli per noi più significativi. Di seguito trovate dunque i migliori 21 film del 2021, gli imperdibili secondo Birdmen Magazine.
Come di consueto, per non trascurare pellicole importanti di anni passati ma che in Italia hanno trovato una distribuzione solo nel 2021, in fondo all’articolo trovate l’aggiunta di un bonus. Sono stati presi in considerazione solo film usciti in Italia tra l’1 gennaio e il 31 dicembre 2021, riportati in ordine sparso.
The Card Counter
Regia: Paul Schrader | Soggetto e sceneggiatura: Paul Schrader | Paesi di produzione: USA, Svezia | Anno: 2021

Will Tell (Oscar Isaac) è un uomo dal passato misterioso che si guadagna da vivere facendo il giocatore di poker professionista. Lungo il suo viaggio attraverso gli Stati Uniti, Will conosce Cirk (Tye Sheridan), che si scoprirà essere il figlio di una vecchia conoscenza e La Linda (Tiffany Haddish) che ha intenzione di sfruttare le doti del giocatore d’azzardo mettendolo in contatto con dei finanziatori. Il sodalizio che si crea tra i membri di questa dissacrante e losca trinità dà vita a un percorso di memoria e di redenzione che porta a galla tutte le brutali verità di una precedente vita di reclusioni, torture ed ingiustizia. Con secca lucidità ed essenziale rigore, Schrader crea un’atmosfera malsana e claustrofobica senza orpelli dove il minimalismo di dialoghi e spiegazioni disorienta e atterrisce. Il fascino del torbido diventa la cifra estetica di un’opera che non concede barlumi di speranza se non in extremis. Benedetta Pallavidino
France
Regia: Bruno Dumont | Soggetto e sceneggiatura: Bruno Dumont | Paesi di produzione: Francia, Germania, Italia, Belgio | Anno: 2021

Bruno Dumont si conferma tra gli autori europei più acuti e con France raggiunge forse l’apice della sua vena satirica. Il corpo magnetico e vibrante di Léa Seydoux catalizza l’attenzione sul vuoto che si cela dietro la narrazione del dolore. Attorno alla giornalista protagonista impera la menzogna, lo spietato mondo dei media, della cronaca fatta spettacolo, della vita recitata ad ogni costo. Un cinema di emozioni frustrate e rimosse oppure mostrate e non sentite, messe in scena, mai rielaborate. Un gioco al massacro in cui non si salva nessuno. Alessandro Amato / Leggi la recensione
Annette
Regia: Leos Carax | Soggetto: Sparks | Sceneggiatura: Sparks, Leo Carax | Paesi di produzione: Francia, Messico, USA, Svizzera, Belgio, Giappone, Germania | Anno: 2021

Scegliere la forma come uno schema per liberarsi dal dolore. Raccontare il cinema, ancora una volta, attraverso la fiaba e il melodramma tradizionale. Leos Carax con Annette realizza un musical cerebrale nel tentativo di elaborare il lutto per la perdita della compagna Ekaterina Golubeva e lo fa nel modo più chirurgico possibile. La critica alla società dello spettacolo, la violenza di un divo narcisista e incapace di amare, i fantasmi del passato e la questione del perdono. Tutto realizzato con un manierismo eccessivo, un mix di quello che è stato il cinema di Carax, ma con il tentativo di ricostruire per riconciliarsi. Musiche degli Sparks e monumentale dono alla figlia Nastya. Andreina Di Sanzo
Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time
Regia: Hideaki Anno | Soggetto e sceneggiatura: Hideaki Anno | Paese di produzione: Giappone | Anno: 2021

Dopo venticinque anni, Evangelion si è concluso con l’ultimo tassello della nuova tetralogia cinematografica. Thrice Upon a Time è un’opera dalla mole creativa quasi soffocante, un ritorno su temi e contenuti classici ma anche un completo remix di quanto già visto sotto il nome di Evangelion. Con gli occhi sorprendentemente pieni di speranza, il capitolo finale torna sull’obbligo di venire a patti col passato e sulla ricerca di un’identità e dell’accettazione di sé nel rapporto con gli altri, chiudendo nel segno di una malinconica maturazione la storia dei piloti degli Eva. Mentre lo studio d’animazione Khara ha trovato finalmente una formula in grado di permettere la coesistenza di uno stile contemporaneo con il fascino estetico del prodotto originale, Anno ha invece dato nuove domande a chi cercava risposte definitive. Una scelta forse amara per una parte del pubblico, ma pienamente coerente con lo stile dell’autore. Lorenzo Botta Parandera / Leggi la recensione
No Time to Die
Regia: Cary Fukunaga | Soggetto: Cary Fukunaga, Neal Purvis, Robert Wade | Sceneggiatura: Cary Fukunaga, Neal Purvis, Phoebe Waller-Bridge | Paesi di produzione: Regno Unito, USA | Anno: 2021

«Abbiamo tutto il tempo del mondo», dice Bond alla sua Madeleine sulle note di Louis Armstrong. Come a dire che di tempo non ce ne sarà mai abbastanza, dal momento che la vera rivoluzione del ciclo di Craig è stata proprio quella di avere introdotto una temporalità forte in un immaginario che sembrava impermeabile al concetto di entropia. Se dunque la saga inaugurata dal reboot di Casinò Royale si è imposta come un continuo confronto con la morte e con la caducità di miti e icone, No Time to Die tira le somme di questo percorso con un epilogo che è una riflessione sul rapporto tra iconografia e iconoclastia, un confronto tra l’immortalità di certe immagini e la mortalità della carne, ma soprattutto uno struggente melò che porta la saga di 007 a livelli di epicità mai raggiunti. Riccardo Bellini / Leggi la recensione
Sesso sfortunato o follie porno
Regia: Radu Jude | Soggetto e sceneggiatura: Radu Jude | Paesi di produzione: Romania, Croazia, Repubblica Ceca, Lussemburgo | Anno: 2021

Bad Luck Banging or Loony Porn di Radu Jude potrebbe essere tante cose: una “bozza per un film popolare” (come informa il sottotitolo), un dizionario rivoluzionario sull’immaginario comune, un’opera dialettica (in senso marxiano e brechtiano) sull’immagine, la storia rumena, i mali della nostra contemporaneità. Se nella prima e ultima parte si delinea il racconto di Emi (Katia Pascariu), che si conclude nella sintesi finale tra tragedia e farsa (come Marx avrebbe detto della Storia), nella seconda Jude, in ordine alfabetico, attraverso l’aiuto dei pensatori citati alla fine del film (tra cui Benjamin e Kracauer), elenca i termini della sua analisi teorica ed epistemologica. Impossibile non richiamare la lettera “C”, di “cinema”: cinema come specchio deformato del reale, cinema come scudo di Atena che permette a Perseo di uccidere Medusa, nonché, fuor di metafora, gli orrori paralizzanti, e visibili, della società capitalista. Qui, forse, il senso ultimo del film. Luca Mannella / Leggi la recensione
Marx può aspettare
Regia: Marco Bellocchio | Soggetto e sceneggiatura: Marco Bellocchio | Paese di produzione: Italia | Anno: 2021

Paolo Sorrentino ha ragione. In Italia pochi autori sanno essere giovani come Marco Bellocchio. Il riferimento è a Marx può aspettare, il documentario dedicato dall’ottantaduenne regista di Bobbio alla memoria di Camillo, il fratello gemello morto suicida nel 1968. Esplorazione del vissuto di una famiglia (in) particolare che si fa analisi collettiva, un senso di colpa e un rimpianto irrimediabili. Cronaca storica, ideologica e sentimentale a un tempo. Coerenza d’autore; dall’autobiografia mascherata dell’insuperabile debutto, I pugni in tasca, a oggi, serviva solo la giusta distanza. Per liquidare questi fantasmi senza appoggiarsi al filtro della deformazione narrativa. Francesco Costantini
Dune
Regia: Denis Villeneuve | Soggetto: Frank Herbert | Sceneggiatura: Eric Roth, Denis Villeneuve, Jon Spaihts | Paesi di produzione: USA, Ungheria, Canada | Anno: 2021

Tra i testi della cultura popolare che vantano il titolo di “inadattabile” Dune di Frank Herbert sembra avere il destino più curioso: attraverso trasposizioni divisive, dimenticabili o sognate, il tradimento è sempre apparso il destino di Arrakis, tanto da far bollare come una follia il progetto di Villeneuve. Il regista parte dall’impossibilità intrinseca della fonte per costruire un tessuto audiovisivo elegantemente non narrativo, che lascia il racconto ai margini di un’esperienza cinematografica totale, fatta di immagini più vaste di qualunque schermo e di suoni che riempiono gli spazi di un’azione inafferrabile. Il risultato è il manifestarsi di un immaginario che trova una solidità definitiva e finora impossibile. Dune restituisce alla fantascienza l’epica del fantastico, aprendo la strada per una nuova epopea che non passa attraverso un racconto, ma si articola nell’estrema spinta delle possibilità rappresentative, alla ricerca di quel limite da valicare per far percepire un mondo. Nicolò Villani / Leggi la recensione
Drive My Car
Regia: Ryūsuke Hamaguchi | Soggetto: Haruki Murakami | Sceneggiatura: Takamasa Oe, Ryūsuke Hamaguchi | Paese di produzione: Giappone | Anno: 2021

Da Murakami, Hamaguchi adatta per il cinema il racconto Drive My Car. Lo allunga, esagera l’uso della parola senza neppure smarrirla nel contraltare del silenzio (abitato dal linguaggio dei segni, che difatti pronuncia parole coi gesti). Un film densificato di idiomi tra loro diversi che sposta di continuo la comprensione di un dolore. Per venirne a patti, tocca allora alla condivisione di esso, entro una vecchia Saab rossa o sul palco durante lo Zio Vanja di Cechov, all’apertura del proprio sguardo verso l’altro: anche quando questo dolore abita in un terreno che non si conosce, in un’immagine complessa che nell’idioma sconosciuto dei segni coreano impone uno sforzo in più, allontanarsi da sé e scomodarsi per imparare a guardare, a capire di nuovo. Andrea Giangaspero / Leggi la recensione
Freaks out
Regia: Gabriele Mainetti | Soggetto: Nicola Guaglianone | Sceneggiatura: Gabriele Mainetti, Nicola Guaglianone | Paesi di produzione: Italia, Belgio | Anno: 2021

Da Rossellini a Fellini, da Leone a Spielberg, dall’immaginario supereroistico americano a quello b-movie di autori come Castellari, Freaks Out mescola e rimescola suggestioni diversissime tra loro. Ma attenzione a non parlare di citazionismo! Come già Lo chiamavano Jeeg Robot, film per cui, una volta tanto, la parola “rivelazione” non è sprecata, il secondo film di Gabriele Mainetti è un’opera che fa della commistione una precisa marca autoriale che gli permette di non assomigliare a nulla, tanto in Italia quanto all’estero. Un film profondamente italiano in cui il totale è superiore alla somma delle sue parti; uno sforzo produttivo quasi immane per i nostri standard produttivi. Ma prima di tutto, ed è questo il motivo per cui è lecito amare questo film e perdonargli ogni difetto, un’opera che si erge sul talento creativo e sulla sorprendente fantasia del suo autore. Basta il personaggio di Franz per farsene un’idea. Riccardo Bellini
Bo Burnham: Inside
Regia: Bo Burnham | Soggetto e sceneggiatura: Bo Burnham | Paese di produzione: USA | Anno: 2021

Scritto, diretto e performato da Bo Burnham, Inside si inserisce perfettamente nel milieu dei nostri tempi, e non solo perché l’isolamento a causa della pandemia diventa catalizzatore dello spettacolo stesso. Lo speciale comico, con cui Burnham ritorna dopo cinque anni di assenza, esplora l’impatto emotivo della performatività costante nel mondo iper-connesso, offuscando i confini tra arte e realtà. Inside riesce ad essere sia intimamente personale, dove l’essere bloccati in una stanza è più uno stato d’animo che una condizione fisica, sia una lucida analisi dei temi caldi della contemporaneità, tra il sarcasmo e l’amara consapevolezza. Maria Francesca Mortati / Leggi la recensione
Il buco
Regia: Michelangelo Frammartino | Sceneggiatura: Michelangelo Frammartino, Giovanna Giuliani | Paesi di produzione: Italia, Germania, Francia | Anno: 2021

Italia, 1961. Mentre a Milano viene ultimata la costruzione del Pirellone, in Calabria un gruppo di speleologi si cala nell’abisso del Bifurto, all’epoca la terza grotta più profonda al mondo. Frammartino affonda le telecamere nelle profondità della terra, e attraverso una cura eccezionale della fotografia e del sonoro materializza l’invisibile: l’ignoto, il silenzio, la natura che cresce, lo scorrere del tempo nella tenebra. Proprio da questa tenebra nascono, illuminate da un vertiginoso chiaroscuro, le immagini vergini de Il buco. Il cinema come maieutica di forze invisibili, di ritmi perduti, che ruota intorno a un oggetto che non esiste – un buco – per descrivere il fuoricampo dell’esistenza. Rudi Capra / Leggi la recensione
Sir Gawain e il Cavaliere Verde
Regia: David Lowery | Soggetto: Anonimo | Sceneggiatura: David Lowery | Paesi di produzione: USA, Canada | Anno: 2021

Il terrificante Cavaliere Verde irrompe a Camelot e sfida i cavalieri della tavola rotonda: chi lo batte, subirà dopo un anno lo stesso fendente. Il giovane e incauto Gawain gli mozza la testa con un colpo secco. Quindi parte in cerca di sé stesso, pronto anche a perdersi. Lowery adatta un poema medievale in un Bildungsfilm avventuroso, mélange di horror e fantasy, iconografia religiosa e immaginario pop. Ordinato da una sintassi fieramente visionaria, usa il colore come un evento, in un profilmico tracimante che minaccia costantemente di sdilinquirsi in sogno, presagio, visione, illusione, tra spettri, giganti, allucinazioni, doppelgänger e volpi parlanti. Rudi Capra / Leggi la recensione
West Side Story
Regia: Steven Spielberg | Soggetto: Leonard Bernstein, Stephen Sondheim, Arthur Laurents | Sceneggiatura: Tony Kushner | Paese di produzione: USA | Anno: 2021

Solo un grande interprete e innovatore del cinema classico come Steven Spielberg avrebbe potuto creare un revival di West Side Story, tra i musical più visti di sempre e tra i più rappresentati nei teatri di Broadway e nel resto del mondo. Perché Spielberg è un regista che vive e ragiona col cinema come noi respiriamo grazie all’ossigeno, e da una storia vista e rivista riesce a levare qualche fronzolo e concentrarsi sugli aspetti più attuali. Non un semplice remake, dunque, ma un film con una precisa marca autoriale che pone in rapporto dialettico il cinema di ieri e di oggi, emozionando con le sequenze di un maestro che sa ancora guardare al passato per raccontare il presente e le sue tensioni.
A Chiara
Regia: Jonas Carpignano | Soggetto: Jonas Carpignano | Sceneggiatura: Jonas Carpignano | Paesi di
produzione: Italia, Francia, Stati Uniti d’America | Anno: 2021

Per Jonas Carpignano il cinema è un atto di comprensione morale attraverso lo sguardo. A Chiara segna un nuovo corso nel cinema del regista di A Ciambra, per la prima volta attento a una scrittura drammaturgica ben definita e libero di abbandonare molti stilemi da cinema del reale che lo avevano caratterizzato fino a qui. La via crucis della protagonista alla ricerca del padre scomparso si trasforma nella messa in scena di quello stesso atto di comprensione per lo spettatore, uno sforzo lungo un intero film, necessario per arrivare a guardare il mondo con gli stessi occhi di un regista ormai unico nel panorama italiano. Mattia Napoli / Leggi la recensione
The French Dispatch
Regia: Wes Anderson | Soggetto e sceneggiatura: Wes Anderson | Paese di produzione: USA | Anno: 2021

The French Dispatch sembra un film girato su carta, si legge e si sfoglia come il giornale attorno al quale ruotano le vicende che narra. Già, l’atto del narrare è la materia stessa del film, vero e proprio abisso di cornici, mosaico di storie riportate. Come se per Anderson, nella modernità, fosse ineluttabile fruire la vita, letargica, romantica o nevrotica che sia, solo attraverso un’enunciazione, un racconto dell’esistenza che surclassa l’esistenza stessa. Tutto ciò è un corrispettivo esatto della geometrica caoticità dei piani Andersoniani, del suo incastonare sottomondi d’azione nell’inquadratura. The French Dispatch, che inizia e finisce con la medesima morte, è un’impaginazione esistenziale che coccola i suoi personaggi prima che cadano nel baratro e nella baraonda, ma soprattutto, è un racconto di mille racconti che commemora ed esalta l’atto di scrivere. Matteo Bonfiglioli / Leggi la recensione
Scompartimento n. 6 – In viaggio con il destino
Regia: Juho Kuosmanen | Soggetto e sceneggiatura: Andris Feldmanis, Juho Kuosmanen, Livia Ulman | Paesi di produzione: Finlandia, Estonia, Germania, Russia | Anno: 2021

Premiato a Cannes con il Grand Prix Speciale della Giuria, il nuovo film di Juho Kuosmanen ci fa viaggiare sulla mitica transiberiana all’interno di uno squallido scompartimento in cui due persone apparentemente inconciliabili sono costrette a condividere il ristretto spazio della cuccetta. Con le sue atmosfere malinconiche e decadenti e la splendida fotografia in pellicola che ci regala scorci di una Russia d’altri tempi ricoperta da una coltre di neve e affascinante nella sua desolazione. Scompartimento n. 6 ci svela, con una delicatezza sorprendente, l’incontro tra due sconosciuti che si trovano – e ritrovano loro stessi – nella loro diversità. Giorgia Gamberini
Titane
Regia: Julia Ducournau | Soggetto e sceneggiatura: Julia Ducournau | Paesi di produzione: Francia, Belgio | Anno: 2021

Il mostro è ciò che assomma su di sé tutte le differenti identità divorandole, o è mostruoso il concetto stesso di identità? La domanda che si pone Titane, il secondo film di Julia Ducournau, premiato a Cannes con la Palma d’Oro, non è meno alta di questa. E la riflessione sul mostro, sul feticcio e l’identità coinvolge il film tanto su un piano tematico quanto su un piano linguistico: Titane è un carrozzone di citazioni, registri e linguaggi diversi. Nelle vicende destinate a sovrapporsi del dolente pompiere Vincent e dell’indefinibile, sempre-più-cyborg, Alexia si intravede la rappresentazione più potente di quella tentazione queer che smuove molto del cinema contemporaneo. Ludovico Cantisani / Leggi la recensione
Un altro giro
Regia: Thomas Vinterberg | Soggetto e sceneggiatura: Tobias Lindholm, Thomas Vinterberg | Paesi di produzione: Danimarca, Svezia, Paesi Bassi | Anno: 2020

Lo psichiatra Finn Skårderud teorizza, in un’ironica prefazione a una sua opera, che l’essere umano abbia una naturale deficienza nel tasso alcolemico del sangue, il cui reintegro porterebbe grandi benefici. I protagonisti di Un altro giro (Druk), quattro professori frustrati e insoddisfatti, prendono la teoria estremamente sul serio, nascondendo il tutto sotto una maschera di ricerca accademica. Gli effetti dell’esperimento sono prevedibilmente disastrosi, ma a raggiungere il ricercato equilibrio tra sobrietà ed euforia è proprio il film di Vinterberg, premiato con l’Oscar, un ritratto tragicomico della crisi di mezza età e del rapporto dell’uomo con l’alcol che danza con disinvoltura tra il comico e la tragedia, influenzato anche dalle vicende personali del regista danese, giungendo però al brindisi finale con una delle conclusioni più energiche e liberatorie degli ultimi anni. Lorenzo Zanone / Leggi la recensione
È stata la mano di Dio
Regia: Paolo Sorrentino | Soggetto e sceneggiatura: Paolo Sorrentino | Paese di produzione: Italia | Anno: 2021

La mano di Maradona che segna il goal dell’86, la mano della provvidenza che bussa al portone di Roccaraso: “l’evento” traumatico come congegno cinematografico di memoria e azione e il cinema, “mano” artistica mediatrice del tragico e del divertissement. Quella di Sorrentino è autobiografia e non-autobiografia, un flusso non lineare di realtà e finzione che nel mito come paradigma temporale – Maradona, Fellini – trova consistenza. Un fossile mobile la Napoli di Fabietto, luogo intimo abolito dall’immaginario sorrentiniano e qui trasfigurato emotivamente. Cos’è l’autobiografia se non un ripensamento, una nuova visione? Cosa il cinema se non la grana fantasmatica della propria intima esperienza? Sandra Innamorato / Leggi la recensione
L’événement – La scelta di Anne
Regia: Audrey Diwan | Soggetto: dal romanzo omonimo di Annie Ernaux | Sceneggiatura: Audrey
Diwan e Marcia Romano | Paese di produzione: Francia | Anno: 2021

Partendo dal libro autobiografico L’événement (2000) di Annie Ernaux, la regista e co-sceneggiatrice Audrey Diwan racconta la condizione della donna nella Francia degli anni 60, quando l’aborto veniva punito con la condanna a morte. Lo fa attraverso gli occhi di una studentessa, Anne, interpretata da Anamaria Vartolomei in una delle performance attoriali più intense dell’anno. In L’événement, vincitore del Leone d’oro alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia, il corpo diventa campo di battaglia, mezzo di denuncia, di ribellione verso le idee antiquate della società e infine luogo di liberazione. Giada Sartori
Film dello scorso decennio
Madre
Regia: Bong Joon-ho | Soggetto: Bong Joon-ho | Sceneggiatura: Bong Joon-ho, Park Eun-kyo | Paese di produzione: Corea del Sud | Anno: 2009

Prima dell’incetta di premi ottenuta con Parasite, Bong Joon-ho si era già imposto come uno dei più importanti autori sudcoreani con Madre, arrivato nelle sale italiane solo quest’anno. Bong mette in scena un personaggio senza nome, una versione speculare di Medea impegnata a provare l’innocenza del figlio. Accusato di omicidio e incapace di difendersi, il giovane Do-joon ci appare subito come un soggetto sradicato, incapace di trovare il proprio posto nel mondo. Sola nel desolante panorama di un mondo privo di possibilità di salvezza, la Madre rimane uno dei personaggi più struggenti e complessi di questa grande stagione del cinema coreano. Giuseppe Previtali / Leggi la recensione
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