Dune – Sulla soglia della prossima epopea

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Nicolò Villani

Già giurato a Venezia75 nella sezione Classici e caporedattore di «Birdmen Magazine», con un Ph.D. in Film & Media Studies, svolgo ricerca sull'analisi semiotica applicata alla serialità e al mercato mediale. Strutturalista per vocazione, nerd per natura, "lost in Time, lost in Space... and Meaning".

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  • […] Tra i testi della cultura popolare che vantano il titolo di “inadattabile” Dune di Frank Herbert sembra avere il destino più curioso: attraverso trasposizioni divisive, dimenticabili o sognate, il tradimento è sempre apparso il destino di Arrakis, tanto da far bollare come una follia il progetto di Villeneuve. Il regista parte dall’impossibilità intrinseca della fonte per costruire un tessuto audiovisivo elegantemente non narrativo, che lascia il racconto ai margini di un’esperienza cinematografica totale, fatta di immagini più vaste di qualunque schermo e di suoni che riempiono gli spazi di un’azione inafferrabile. Il risultato è il manifestarsi di un immaginario che trova una solidità definitiva e finora impossibile. Dune restituisce alla fantascienza l’epica del fantastico, aprendo la strada per una nuova epopea che non passa attraverso un racconto, ma si articola nell’estrema spinta delle possibilità rappresentative, alla ricerca di quel limite da valicare per far percepire un mondo. Nicolò Villani / Leggi la recensione […]

  • […] La lore è poi spesso riferita a proprietà intellettuali multimediali: la lore del Signore degli Anelli è contenuta nei libri di Tolkien e nelle loro ponderose appendici, nella trilogia omonima (2001, 2002, 2003), nella trilogia dello Hobbit (2012, 2013, 2014); quella dell’universo Marvel è nei fumetti, nelle serie animate e nell’universo cinematografico; quella del mondo di Dune di Frank Herbert nei sei libri originali, nei sequel pubblicati dai suoi epigoni, nelle miniserie Frank Herbert’s Dune e Frank Herbert’s Children of Dune (2000, 2003) e nei film eponimici del 1984 e 2021. […]

  • […] L’incontro tanto atteso tra Sabine ed Ezra versione Aladdin si traduce in un dialogo impacciato e troppo imbarazzato se consideriamo che Sabine ha smosso mari e monti per arrivare fino a lì e, dall’ultima volta che si sono visti, sono passati circa 11 anni. Certo c’è lo sbigottimento del ritrovarsi cambiati, dopo tutto quello che è successo forse si può però dedicare più tempo alle emozioni, che sono poi il nocciolo di Star Wars, per certi versi, dal «Ti amo» – «Lo so» di Leila e Han Solo in poi. Ahsoka invece dà il titolo alla serie e si mostra in questa nuova veste di saggia guida dai movimenti lentissimi, il passo compassato e le poche parole, una china che non rende molto onore a un personaggio ricchissimo, fortunatamente esaltato nei suoi incontri con Anakin Skywalker nel Mondo tra i mondi e in qualche combattimento, dove si deve constatare che a livello coreografico, fotografico ed epico si sia ancora lontanissimi dalle versioni cinematografiche in generale, per non parlare della prima trilogia e di quella prequel, che ognuna a suo modo hanno fatto dei duelli con spade laser dei topoi di Star Wars (una saga che si potrebbe intendere come genere a sé, tra la fantascienza e il fantasy, con tante altre sfumature, in maniera affine per molti versi a Dune). […]

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