The French Dispatch – Wes Anderson tra simmetria e passione

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Matteo Bonfiglioli

Fruitore seriale di ogni tipo di narrazione. Laureato all'Accademia di Belle Arti di Bologna con una tesi su Michael Haneke e al Master IULM in Arti del Racconto. Vive tra Milano e Modena, dove ha lavorato in una sala d'essai. Modera, critica, intervista e scrive del mondo per scrivere di sé; e viceversa. Sente di vivere in un film di James Ivory.

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  • […] The French Dispatch sembra un film girato su carta, si legge e si sfoglia come il giornale attorno al quale ruotano le vicende che narra. Già, l’atto del narrare è la materia stessa del film, vero e proprio abisso di cornici, mosaico di storie riportate. Come se per Anderson, nella modernità, fosse ineluttabile fruire la vita, letargica, romantica o nevrotica che sia, solo attraverso un’enunciazione, un racconto dell’esistenza che surclassa l’esistenza stessa. Tutto ciò è un corrispettivo esatto della geometrica caoticità dei piani Andersoniani, del suo incastonare sottomondi d’azione nell’inquadratura. The French Dispatch, che inizia e finisce con la medesima morte, è un’impaginazione esistenziale che coccola i suoi personaggi prima che cadano nel baratro e nella baraonda, ma soprattutto, è un racconto di mille racconti che commemora ed esalta l’atto di scrivere. Matteo Bonfiglioli / Leggi la recensione […]

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