
Le 10 migliori serie del 2022
Dopo due anni di crescita esorbitante in numeri, produzioni e discorsività, il 2022 si afferma come l’anno in cui la centralità delle piattaforme ha segnato il passo del panorama seriale, regalando picchi di qualità notevolissimi (delle dieci serie qui presenti, quattro nascono strettamente per lo streaming e altrettante vi sono subito approdate) e ridefinendo le regole del gioco di mercato. Dove la quantità sembra non aver pagato – nella nostra selezione non sono presenti né la Marvel (quattro serie nell’ultimo anno) né Star Wars (delle quattro concluse nel 2022, solo Andor merita una menzione speciale) – altrettanto inconcludente si è dimostrato il mai così grande dispendio di risorse economiche – leggasi Prime Video con Rings of Power -. Da queste considerazioni nasce la selezione delle 10 migliori serie del 2022 operata dalla nostra redazione, che ci restituisce un panorama dove la qualità sta nella varietà e nella consapevolezza in profondità; tante prime stagioni, poche riconferme (ma ormai imprescindibili), nella speranza che il 2023 si dimostri altrettanto ricco e sfaccettato.
In coda troverete alcune menzioni speciali che, più che riferirsi a prodotti specifici, vogliono stracciare dei percorsi di sviluppo interessanti e promettenti attraverso cui la serialità può raggiungere ulteriori picchi di qualità discorsiva e produttiva.
Abbott Elementary
Stagione: 1 | Creata da: Quinta Brunson | Produzione: ABC | Distribuzione italiana: Disney+

Tra le migliori comedy dell’anno e dell’attuale panorama seriale, Abbott Elementary unisce in maniera intelligente working comedy e mockumentary seguendo le sfide quotidiane degli insegnanti di una scuola pubblica senza fondi di Philadelphia frequentata da studenti afroamericani. Tradizione e innovazione vengono bilanciate perfettamente da Quinta Brunson attraverso una solida scrittura comica e una serie di irresistibili dinamiche che danno vita ad una bizzarra ma funzionante working family. Antonella Danieli.
Atlanta
Stagione: 3 | Creata da: Donald Glover | Produzione: FX | Distribuzione italiana: Disney+

Il ritorno della creatura di Donald Glover dopo quattro anni d’attesa è all’insegna del viaggio temporale. Una stagione divisa tra le scorribande di Earn, Paper Boi e co. in Europa ed episodi antologici auto conclusivi ambientati in America. La distanza geografica si fa salto temporale, lo spaesamento verso un vecchio continente culturalmente così lontano rimbalza nei piccoli futuri distopici americani a misura di senso di colpa bianco. Ad accomunare tutto, il consueto pastiche socio-culturale a tinte psichedeliche. Ben tornata Atlanta. Mattia Napoli.
The Bear
Stagione: 1 | Creata da: Christopher Storer | Produzione: FX | Distribuzione italiana: Disney+

The Bear è una storia working class. Un Jeremy White reduce da Shameless interpreta Carmy Berzatto, ragazzo che fa carriera nella ristorazione fino a lavorare nel più importante ristorante del mondo. Eppure, la malinconia di classe lo travolge. Alla morte del fratello per suicidio torna per gestire il locale di famiglia. Una serie incendiaria perché promette la messa in crisi dei valori iperperformativi attraverso un desiderio di pace, relazionale, sentimentale, lavorativa. Demetrio Marra.
Better Call Saul
Stagione: 6 | Creata da: Vince Gilligan e Peter Gould | Produzione: Netflix | Distribuzione italiana: Netflix

Uno spin-off può essere più bello della serie originale? Domanda priva di senso: Better Call Saul non esisterebbe senza Breaking Bad. Eppure Better Call Saul ha la forza del mito. La riflessione sul “male” diventa finalmente quotidiana, ordinaria. Jimmy (poi Saul – interpretato da Bob Odenkirk) è la parodia del self made man che fa emergere il conflitto sociale. E l’ansia performativa (o l’ansia di morte) investe tutti, da Kim Wexler (una incredibile Rhea Seahorn) a Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks). Un mito ansiogeno parodico di quello fondativo degli Stati uniti: l’ascesa. Demetrio Marra.
Boris
Stagione: 4 | Creata da: Luca Manzi, Carlo Mazzotta, Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo | Produzione: Disney+ | Distribuzione italiana: Disney+

Dopo essere diventata una serie cult grazie allo streaming illegale, prodotta originariamente da Fox e recuperata da Netflix, Boris – La fuoriserie italiana sbarca su Disney+, la “Piattaforma”. Il gioco metadiscorsivo è facile: prima l’oggetto della satira era l’Italia, la televisione, le soap, eccetera; adesso è: il sistema stesso dello streaming, le logiche coercitive del “buonismo” aziendale. In un recupero che sembra, a primo impatto, tutto fanservice, la quarta stagione di Boris è invece una risurrezione: lo sceneggiatore interpretato da Valerio Aprea è il fantasma di Mattia Torre – sceneggiatore della serie insieme a Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico – purtroppo deceduto nel 2019. In una messa in abisso irrisolvibile, tutti i personaggi sono mossi, dunque, dal proprio fantasma. Demetrio Marra.
Esterno Notte
Stagione: Miniserie | Creata da: Marco Bellocchio | Produzione: The Apartment, Kavac Film, Rai Fiction e Arte France Cinéma | Distribuzione italiana: Rai1

Con Esterno Notte, Bellocchio torna sul caso Moro, raccontando il modo che ha la Storia di scriversi e riscriversi finché la verità non diviene un’enigma nebbioso. Più che il controcampo del claustrofobico e interno Buongiorno, Notte, quest’opera adattabile ai formati più disparati, rappresenta una sorta di messa in abisso della vicenda, colta dalla molteplicità privata, intima e angosciata di più personaggi. Così, Esterno Notte riesce a interrogare sia il nostro passato sia il modo che abbiamo di immortalarlo, raccontarlo, tramandarlo. Matteo Bonfiglioli.
House of the Dragon
Stagione: 1 | Creata da: George R.R. Martin e Ryan Condal | Produzione: HBO | Distribuzione italiana: Sky Atlantic

Con una corona pesantissima da indossare (la serie madre Game of Thrones ha plasmato la serialità per com’è oggi), House of the Dragon è un prequel che riduce la scala del racconto, concentrandosi sui suoi attori e imbastendo una struttura narrativa teatrale e molto solida. Senza reinventare il linguaggio del suo predecessore, House of the Dragon lo perfeziona, rifondando l’epica fantasy televisiva con una fine mediazione tra le due storiche anime della serie HBO: l’approfondimento dei personaggi e l’eleganza visiva. Paolo Prazzoli.
Irma Vep
Stagione: Miniserie | Creata da: Olivier Assayas | Produzione: A24 e HBO | Distribuzione italiana: Sky Atlantic

Assayas cattura quel magico ossimoro di impossibilità rappresentativa che è l’immagine cinematografica e lo fa attraverso questa miniserie che è luogo rituale di evocazione degli spettri del cinema. Nuovamente Irma Vep, nuovamente Les Vampires, ma questa volta a rinnovare l’incantesimo è il corpo inafferrabile di Alicia Vikander, perfetta in ogni inquadratura. Episodio per episodio la sfida è intravedere in trasparenza dove finisce la vita e comincia la finzione, gustandosi un prodotto che verrà ricordato come uno dei punti più alti della serialità. Nicolò Villani.
Only Murders in the Building
Stagione: 2 | Creata da: Steve Martin e John Robert Hoffman | Produzione: Hulu | Distribuzione italiana: Disney+

Dopo il colpo di scena che ne ha chiuso la prima brillante stagione, Only Murders in the Building torna con un nuovo caso che stavolta vede il terzetto protagonista, composto da Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez, come principali sospettati. La serie sceglie di non stravolgere la formula che ne ha decretato il successo: strizzando l’occhio al podcast true-crime, continua a mescolare la migliore tradizione del giallo con un umorismo disarmante e personaggi a cui è impossibile non affezionarsi. Giada Sartori.
Severance
Stagione: 1 | Creata da: Dan Erickson | Produzione: Red Hour Productions e Endeavor Content | Distribuzione italiana: AppleTv+

Ci vorrebbero vite infinite per mangiare ogni libro e sognare ogni film. Ce ne vuole invece una sola, e neanche lunghissima – bastano poche ore! – per riconoscere in Severance una delle serie televisive più interessanti della stagione 2022. Ideata dalla mente di Dan Erickson, diretta da Ben Stiller e Aoife McArdle e distribuita da AppleTv+, la prima stagione di Severance esplora una narrazione fra il thriller e il distopico, raccontando in nove episodi le conseguenze della scissione chirurgica fra vita pubblica e privata cui i protagonisti si sono sottoposti per varie ragioni. Alienazione, tecnologia e ribellione: serve altro? Pietro Bocca.
Menzioni speciali
Prime Video ha quest’anno prodotto due serie che in qualche modo si parlano: Bang Bang Baby, ideata da Andrea Di Stefano; e The Bad Guy, sceneggiata da Ludovica Rampoldi, Giuseppe G. Stasi e Davide Serino (quest’ultimo anche in Esterno Notte). Dopo anni di predominanza nell’immaginario collettivo della Camorra – la mafia napoletana – la prima prende di petto rituali e ideologia della ‘Ndrangheta, la mafia calabrese; la seconda una Cosa Nostra stranamente rivitalizzata (e la serie è infatti almeno un po’ ucronica). Con prove attoriali poco italiane (per scherzare con Boris), dove un’Arianna Bacheroni (esordiente) fa sperare tantissimo e vediamo con le lacrimucce il ritorno di un Luigi Lo Cascio non più Impastato, i due prodotti si impongono per intelligenza, per capacità parodica, per un certo gusto della cultura pop e dell’omaggio. Forse Bang Bang Baby osa di più, nell’estroflessione dell’immaginario citazionista, nell’eterogeneità dei temi trattati, compresi il ruolo della donna nella società e nelle associazioni mafiose (la parodia dell’altra, una), la sessualità, la fede; mentre The Bad Guy si focalizza in modo esclusivo su questa trama alla Face Off in salsa mafiosa. Rimane da capire come continueranno e se si libereranno di un certo “imbarazzo” delle proprie idee (alcuni personaggi sono davvero troppo buttati lì, per esempio), che ogni tanto ancora si sente. Da segnalare, sempre su Prime Video, ovviamente Prisma, di Alice Urciuolo e Ludovico Bessegato, che sembra essere uno dei pochi prodotti che problematizza davvero la rappresentazione della comunità LGBTQIA+ nella serialità italiana (Giada Sartori ha condotto, a proposito, un’inchiesta, pubblicata sul nostro ultimo cartaceo).
C’è poi da segnalare un barlume di speranza all’interno del mare inarrestabile di contenuti seriali dei franchise Disney (Marvel e Star Wars, ma non solo), che in questo 2022 si sono susseguiti senza soluzione di continuità promettendo tanto e risultando spesso in tiepidi e momentanei entusiasmi, quando non in scottanti delusioni. Il barlume è Andor, che pur non arrivando tra le nostre dieci prime scelte, dimostra una maturità stilistica e narrativa decisamente inedita all’interno della “serialità quantitativa”: rinunciando al facile appeal del fanservice, in Andor si trova la costruzione per sottrazione di un mondo seriale fatto di concretezza e sporcizia, che si muove nei vuoti di un racconto sempre focalizzato ai margini dell’inquadratura, con l’attenzione spostata dai personaggi verso le atmosfere che li circondano e li inducono a muoversi; in sostanza, un anti-high-concept, in totale e coraggiosa discontinuità persino coi picchi qualitativi del 2021 (WandaVision e The Mandalorian, sostanzialmente). Meno plateale, questa tendenza promettente nell’ecosistema Disney si è intravista in prodotti secondari a marchio Pixar, capaci di regalare gioielli di racconto seriale lontani dalle facili trappole del grande titolo, e sufficienti a far sperare in un consapevole approccio alla serialità che vada al di là dei numeri.
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[…] Le 10 migliori serie del 2022 – Birdmen Magazine ha detto: 3 Gennaio 2023 alle 16:22 […]
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