
Severance – La coscienza mutilata del lavoratore
La vita di ogni persona adulta è un esercizio di equilibrismo per provare a bilanciare la propria sfera lavorativa con quella personale. Al giorno d’oggi il work-life balance, uno degli elementi più ricercati dagli impiegati e al contempo uno dei meno offerti dalle aziende, appare tuttavia come una chimera: con lo sviluppo tecnologico e il lockdown, la casa si è trasformata in luogo di lavoro e anche gli orari si sono fatti più diluiti e pervasivi rispetto alla routine di ufficio. Severance, la nuova serie di Apple TV+ scritta da Dan Erickson per la regia di Ben Stiller e Aoife McArdle, immagina una soluzione estrema al problema del work-balance: una Scissione totale tra lavoro e vita sociale, tra il sé lavorativo e il sé esteriore. Nella mente dei lavoratori viene installato un chip che rende le memorie esterne alla sfera lavorativa inaccessibili quando si è in azienda per permettere così la massima produttività, ma finendo irrimediabilmente per creare così due persone diverse (denominate innie e outie, rispettivamente il sé lavorativo e il sé esteriore) con ricordi, manierismi e codici morali anche opposti.

Mark (Adam Scott, Ben Wyatt di Parks & Recreation) è un impiegato presso Lumon Industries, un’azienda definita “leader nel settore delle biotecnologie”, anche se nessuno sembra sapere di cosa occupi davvero, anche perché tutti sono stati sottoposti alla Scissione. Da poco è lavora come manager nel dipartimento di “Raffinamento dei macrodati” con la possibilità di interagire quasi solamente con i suoi compagni di ufficio – il cospirazionista Dylan (Zach Cherry) e il riservato (John Turturro). Una nuova arrivata, Helly (Britt Lower), realizza appena arrivata alla Lumon che la severa direttrice Harmony Cobel (Patricia Arquette) sta nascondendo qualcosa, ma quando prova a fuggire, scopre che è la sua stessa outie a impedirglielo.

Se le Lumon Industries sono un labirinto di infiniti corridoi bianchi e asettici con uffici stretti che assomigliano a carceri, l’esterno viene rappresentato come un luogo buio, inevitabilmente mutilato in cui la speranza sembra un distante miraggio. Qualsiasi sia il mondo in cui si muove, Mark, l’unico personaggio di cui Severance mostra entrambe le vite, è perseguitato da paure, vuoti di memoria, apatia e un lutto che non è ancora riuscito ad elaborare. Il personaggio di Adam Scott è tuttavia un veicolo per una storia più epica, che sarebbe impossibile ridurre anche solo al mondo presentato dalla serie fino a questo momento (una seconda stagione, per fortuna, è già stata confermata da Apple TV+).
Severance è conscia che il pretesto della sua storia – l’intersezione tra capitalismo e libero arbitrio – è un tema estremamente diffuso nel panorama sci-fi odierno: basti pensare a serie come la dramedy Made for Love, l’epica Westworld o la confusa Snowpiercer. Per questo, nel corso dei nove episodi che compongono la prima stagione, sceglie di lavorare sulla curiosità dello spettatore in una struttura funzionale sia in ottica di binge watching che di fruizione settimanale.
Lo showrunner Dan Erickson (qui al suo primo lavoro come sceneggiatore) costruisce l’universo della Lumon Industries attraverso immagini evocative che ne problematizzano la comprensione: dalla devozione religiosa al suo fondatore Kier Eagan passando per le diverse stanze che i personaggi incontrano, come quella piena di caprette o quella dedita all’arte della contrizione. Severance fornisce delle tessere di un puzzle, ma non delle risposte concrete e univoche ai suoi mille interrogativi – aspetto che ha portato alla nascita di una comunità molto attiva su Reddit per permettere ai fan di confrontarsi sulle proprie teorie.

Nonostante sia alla base il punto d’incontro tra un thriller psicologico e un dramma di Kaufman (è impossibile non pensare alla Lacuna Inc. di Eternal Sunshine of the Spotless Mind), Severance non manca di una leggera e assurda ironia, resa possibile da un cast estremamente versatile. La sfida più grande è posta ad Adam Scott, che deve rendere credibili entrambe le versioni di Mark, che nonostante condividano il corpo, agiscono come due persone completamente diverse. Patricia Arquette dona alla sua Harmony Cobel una subdola severità, creando così un personaggio di cui è impossibile prevedere le mosse. John Turturro e Christopher Walken, rispettivamente nei panni di Irving e di Burt (un collega proveniente da un altro dipartimento), rappresentano uno dei centri emozionali della serie, mostrando come anche in un posto così algido e concepito per ostacolare qualsiasi emozione umana, sia possibile la speranza. La vera sorpresa in un cast così ricco è Britt Lower, la forza propulsiva della serie. In un mondo dominato da una silenziosa accettazione anche delle pratiche più crudeli, Helly è l’incognita, una mina disposta a distruggere quel sistema dall’interno, e la sua interprete le dà vita con fiera intelligenza.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista
[…] Severance […]