
Arriva Star su Disney+ | Come cambia il mondo dello streaming
Dal 23 febbraio gli abbonati alla piattaforma streaming Disney Plus troveranno sulla loro home page una nuovissima sezione nominata Star, con contenuti che allargheranno l’appeal del catalogo (quasi raddoppiandolo) verso tutto il pubblico che ha più di 12 anni – età “limite” dei contenuti delle sezioni tutt’ora presenti -; la notizia non è una novità e noi stessi di Birdmen avevamo ipotizzato la necessità da parte di Disney di estendere i confini del suo parco a tema multimediale, ma certo è che questa nuova sezione, che porta con sé una grossa fetta di proprietà intellettuale acquisita dalla Casa di Topolino, causerà non pochi smottamenti all’interno del mercato audiovisivo del nostro Paese, con conseguenze differenti per le diverse piattaforme. Proviamo qui a fare il punto su chi si salva, chi ci perderà e chi sarà costretto a consolidare la propria identità.

Innanzitutto due parole sulla sezione Star e su cosa aggiunge al pacchetto di contenuti streaming di Disney Plus: da un punto di vista squisitamente industriale, questa fetta di catalogo altro non è che la traduzione globale dei contenuti Hulu – ora totalmente Disney dopo l’acquisizione di Fox – di cui la piattaforma di Topolino presentava già qualche titolo (ad esempio, la serie teen Marvel Runways) e che adesso comprenderà il panorama Fox ed FX (da Alien a I Griffin, passando per Die Hard e The Strain), più i titoli della già di proprietà ABC (Scrubs, Lost, Grey’s Anatomy, ecc.). Chiaramente tutto ciò non sarà univoco a livello mondiale, ma – salvo alcuni titoli su cui la manovra fa leva – ogni paese avrà il proprio “pacchetto Star”, ben leggibile grazie alla stella del logo formata dai nomi dei prodotti disponibili.

Proprio queste stelle, diffuse nelle scorse settimane dai canali social della piattaforma Disney, rimarcano ulteriormente la particolare vocazione di Disney Plus e del suo catalogo: al contrario di altre OTT, la percezione che si ha della piattaforma di Topolino è quella di un contenitore finito di titoli, certo in espansione, ma senza “angoli nascosti” che facciano percepire un’estensione maggiore di quella effettiva. Il pubblico di Disney Plus è fatto di “collezionisti” che vogliono esattamente quei titoli e che vivono la piattaforma streaming come una videoteca fatta di cofanetti ben organizzati e catalogati: anche la sezione Star non è da meno e dichiara fin dalla fase promozionale quello che metterà a disposizione degli abbonati.

Se è vero che la finitezza dichiarata di Disney Plus, anche con la sua nuova espansione, può apparire un forte limite per l’engagement degli abbonati – rimarcando la sua somiglianza con un parco a tema multimediale – certo è che l’arrivo di Star può creare seri scombussolamenti all’interno dell’equilibrio economico delle piattaforme concorrenti. Il primo player, in Italia, a vedersi minacciato è Prime Video, piattaforma che ha incentrato moltissimo la comunicazione degli ultimi mesi proprio su titoli che saranno compresi nell’espansione Disney – Scrubs, Buffy, X-Files, per citarne alcuni – e che potrebbero rendere molto meno appetibile il rinnovo dell’abbonamento alla videoteca Amazon per un certo tipo di pubblico; certo è che Prime Video resta un servizio extra offerto ai clienti Prime, che normalmente utilizzano il macro-pacchetto per molte più cose che solo per lo streaming. L’arrivo di Star, anzi, potrebbe essere l’occasione per Prime Video per consolidare quella sua vocazione al diventare un Prima Fila su abbonamento, con sempre più titoli targati “Prime Exclusive”.

Chi veramente, nel nostro Paese, deve temere le mosse di Disney a partire dall’arrivo di Star è Sky. La piattaforma streaming di Topolino ha già, recentemente, portato all’esclusione dei canali Disney e Fox dal palinsesto broadcast della tv satellitare e adesso, con l’espansione del catalogo, promette di portare via dagli schermi delle dieci milioni di famiglie abbonate una grossa quantità di titoli (soprattutto seriali) che hanno reso per molto tempo appetibile la sezione Box Set di Sky – per altro, anch’essa organizzata come una videoteca limitata -; titoli ad alto profilo, cui alle volte vengono dedicati interi canali-maratona, come Atlanta, Alias, Scandal, Prison Break e simili saranno ora disponibili ad un prezzo molto più abbordabile rispetto al pacchetto base di Sky.

Apparentemente non subirà alcun colpo la sempre minacciata, ma mai davvero scalfita, Netflix che, forte di una “nicchia” sempre più consolidata, ampia e identitaria, si muove in sinergia con Disney, andando a porsi come necessario contraltare ai contenuti di Topolino: detta in modo molto estremo, Netflix si pone nel mezzo tra le sezioni di Disney Plus già esistenti e la sezione Star, sia come fascia d’età che come completezza contenutistica – si pensi soltanto ai titoli Marvel, tra serie coprodotte e film a marchio Sony – restituendo un’immagine che potrebbe dirsi di concorrenza armonica, se non fosse alle spese di altri player molto meno organizzati.

Con l’arrivo di Star su Disney Plus, un solo capitolo resta in bilico nel delicatissimo e fin troppo ricco mercato dello streaming: il giorno che Disney deciderà di trasformare ESPN in un canale globale e riconfigurabile sui gusti e sulle abitudini di paesi diversi dagli Stati Uniti, allora per Sky (e per le ormai sue costole Mediaset e DAZN) potrebbe davvero arrivare il momento di ripensare totalmente il proprio modello di business, col rischio di affogare nell’incapacità di muoversi con la giusta prontezza e velocità.
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