
La Compagnia dell’Anello – L’eterno presente di un mondo che cambia
“Il mondo è cambiato. Lo sento nell’acqua. Lo sento nella terra. Lo sento nell’aria”: inizia così il prologo de La Compagnia dell’Anello, primo capitolo della trilogia fantasy più famosa del mondo, diretta da Peter Jackson e basata sul best-seller di Tolkien, Il signore degli anelli: un romanzo fuori da qualsiasi tempo e anche per questo senza tempo, nella sua ancestrale ripresa dell’irrisolvibile e universale lotta bene/male, in una saga che mescola fiaba, leggenda ed epica cavalleresca.
Quando nel 2001 La Compagnia dell’anello approdò nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, le aspettative erano alte, la curiosità ancora di più. Fare una trasposizione cinematografica della principale opera di Tolkien era un’impresa ritenuta da molti impossibile. Nonostante accennati tentativi di cimentarvisi a partire dal 1955, a causa di evidenti ostacoli tutte le idee vennero abbandonate: oltre a limiti oggettivi come i finanziamenti e il budget, sarebbero stati necessari effetti speciali per rendere credibile l’immaginario proposto e all’epoca la tecnologia non era ancora matura per una prova così ardua.
Ma un ostacolo meno oggettivo e più ideologico capeggiava su tutti e si poneva con urgenza: in che modo sarebbe stata possibile la trasposizione cinematografica di una materia così ricca, densa, complicata e intrisa di significati, senza che venisse banalizzata? Sarebbe stato possibile rendere il romanzo di Tolkien un film, pur mantenendone il significato profondo intatto? Dare una risposta concreta a questo interrogativo sarebbe stato cruciale e determinante per la riuscita del prodotto. Peter Jackson ci riuscì magistralmente, non solo rendendo pienamente giustizia ad un’opera monumentale per mole, contenuto, messaggio, ma riuscendo anche ad infondere linfa vitale, freschezza ed epicità a personaggi che fino a quel momento vivevano solo nell’immaginazione dei lettori.
Il primo capitolo della trilogia incarnava il delicato compito non solo di rassicurare i fan della saga circa la qualità del prodotto offerto – dimostrando quanto potesse essere degno rappresentante della forma letteraria – ma anche e soprattutto di coinvolgere un pubblico più ampio – planetario – di non conoscitori della materia, rendendo finalmente fruibile per tutti un’opera decisamente intricata e complessa. Per riuscire in quest’operazione si è dovuto giungere ad un compromesso: non tutta la materia narrata poteva essere riportata filologicamente su schermo (come in tutti gli adattamenti letterari), soprattutto a causa della lunghezza del testo; tuttavia La Compagnia dell’Anello, tra i capitoli della trilogia, rimane la pellicola più aderente alla lettera scritta.
Non vengono apportate modifiche vere e proprie, mentre invece vengono effettuati doverosi tagli, il più grosso dei quali riguarda l’attraversamento dell’Antica Foresta ai margini della Contea, l’incontro con Tom Bombadil e l’inquietante disavventura dei Tumulilande, prima di arrivare a Brea: passaggi, soprattutto quest’ultimo, di difficile comprensione, non funzionali alla dimensione narrativa dello schermo; anche se ripresi e approfonditi in altri scritti di Tolkien, questi episodi occupano per intero 3 capitoli e nel resto del romanzo verranno solo accennati. Altri tagli obbligati, riguardano i personaggi e i canti: i primi, impossibili da inserire in toto, davvero troppi; i secondi, di cui il romanzo è disseminato e che ricoprono anche una certa importanza intertestuale, rimandando all’intero universo Arda, non sono decisamente congeniali ad un fantasy-epico.
L’ambientazione del primo capitolo si rivela essere la più fiabesca: la natura, il clima, l’atmosfera che ogni determinato luogo crea, in Tolkien rivestono un ruolo cruciale e, di fatto, l’autore non manca di insistervi attraverso suggestive descrizioni. Nel corso del tempo, vari illustratori si sono lasciati guidare dalle parole del professore per dare sfogo alla propria fantasia, cercando di interpretare nel modo più fedele possibile l’immagine mentale del creatore dell’universo Arda. Uno di essi è Ted Nasmith: alcuni dei suoi lavori sono stati inseriti nel Tolkien Calendar dal 1987 in poi; Jackson si ispira chiaramente alle sue illustrazioni per realizzare alcuni degli scenari più spettacolari della saga, ottenendo l’importante e duplice effetto di creare un mondo che gli appassionati di Tolkien avranno trovato in un certo modo familiare in quanto già visto e spettacolare per chi, invece, si approcciava alla saga per la prima volta. Gli illustratori Alan Lee e John Howe vennero coinvolti attivamente nella realizzazione del film fornendo studi e sketch che hanno dato un volto definitivo ad alcuni personaggi o addirittura ad alcune inquadrature ora immortalate per sempre nell’immaginario collettivo.
In qualsiasi racconto, l’immaginazione parte dalla realtà e il romanzo inizia proprio dalla Contea, una landa rurale, contadina e pacifica, ispirata a rigogliose località agricole inglesi, passando per città, boschi, locande, reami nascosti decisamente più fantasy. Ma se dalla realtà parte, alla realtà ritorna sempre: non possiamo a fine trilogia non comprendere che quella rappresentata è un’allegoria del mondo, minacciato dalla brama di potere, e dell’individuo, scisso tra tentazione e sacrificio. La Compagnia dell’Anello è già, nella sua parzialità, anticipatrice di tutti i temi che verranno approfonditi nei due capitoli seguenti, ponendosi come pietra miliare sempre attuale e condivisibile: è l’eterno incipit del “C’era una volta” ma è anche il titanico allarme del fatto che “il mondo è cambiato”, in un cerchio destinato a non chiudersi mai.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista
[…] di cui godeva Jackson successivamente al primo, estenuante lavoro di world building compiuto ne La Compagnia dell’Anello. Smaltito ogni obbligo di set-up e introduzione al mondo della Terra di Mezzo Jackson si ritrova a […]
[…] anche i nostri articoli su La compagnia dell’anello e Le due […]
[…] nel dettare l’agenda mediale: la saga di Harry Potter programmata da Mediaset e seguita da Il Signore degli Anelli si è imposta come protagonista di molta discorsività social, dimostrandosi non soltanto elemento […]
[…] primi anni 2000, prima che cominciassimo a girare le nostre scene con Bilbo per La Compagnia dell’Anello, ero nervoso al pensiero che mi sarei messo a lavorare con un attore così stimato, ma lui mi mise […]
[…] senso di pericolo imminente è ben esemplificato in The Lord of the Rings – The Fellowship of the Ring (2001) di Peter Jackson, quando Frodo (Elijah Wood) percepisce l’arrivo dei Nazgûl nella […]