
Timothée Chalamet – Invenzione e decostruzione del teen idol
“Lui è Christian Bale, Daniel Day-Lewis, Leonardo DiCaprio. Un rubacuori con delle raffinatissime doti recitative. Tutti saranno meravigliati da cosa diventerà, ma io non lo sarò – Ho sempre saputo che è un vero e proprio unicorno”: così Greta Gerwig definì Timothée Chalamet in occasione di un profilo a lui dedicato sul magazine GQ. È impossibile negare il fatto che un talento come quello dell’attore americano emerga raramente. Gli è bastato il ruolo giusto – quello di Elio Perlman in Call Me by Your Name di Luca Guadagnino – per passare dall’essere quasi sconosciuto al ricevere più di 40 nomination in una sola Award Season. Da allora non si è più fermato: ad appena 25 anni ha recitato per Christopher Nolan, Woody Allen e Wes Anderson, e l’anno prossimo (se tutto va bene) lo vedremo protagonista in Dune di Denis Villeneuve. Nel suo futuro c’è anche Going Electric di James Mangold, dove interpreterà il leggendario Bob Dylan.
Bastava vederlo in quegli ultimi minuti di Call Me by Your Name – intento a guardare il fuoco perso nella sua romantica malinconia – per capire che difficilmente Chalamet sarebbe stato una semplice meteora. Il merito non è solo del suo talento, ma anche di una precisa coscienziosità. Ha spiegato più volte di aver guardato con paura alle carriere di altri attori diventati famosi in gioventù. Questo lo ha portato a evitare di adagiarsi sugli allori, cercando sempre nuove sfide professionali.

Il magnetismo di Timothée Chalamet era evidente già da prima della sua definitiva esplosione nel mainstream. Un chiaro esempio del suo talento è Miss Stevens, debutto alla regia di Julia Hart (da pochi giorni su Prime Video con il suo I’m Your Woman). Il film assomiglia a tanti altri passati per il South by Southwest Festival (uno dei luoghi madre per il cinema indie americano), ma a renderlo memorabile ci pensa la performance di Chalamet. L’attore si rivela capace di prendere una parte come quella di Billy, uno studente tormentato e succube dei suoi problemi, e di trasformarla. Il suo personaggio diventa così una bomba che cerca costantemente di rinviare la propria esplosione, ma nel farlo finisce solo per terrorizzare chi ha attorno. Billy è un ribelle che però, attraverso gli occhi empatici di Chalamet, chiede non tanto di essere capito, ma quanto meno tollerato. È proprio per questi motivi, ma soprattutto per una scena dove Chalamet interpreta un monologo tratto da Morte di un commesso viaggiatore, che Miss Stevens è il palcoscenico di una delle performance migliori della sua carriera fino a questo punto, che addirittura spinse il New York Times a definirlo “un più giovane ed esuberante James Dean”.

Dopo Julia Hart, un’altra persona che si è dimostrata capace di capire e sfruttare appieno il potenziale di Timothée Chalamet è, senza dubbio, Greta Gerwig, che lo ha voluto nel cast di entrambe le sue prove registiche: Lady Bird (2017) e Little Women (2019). Kyle e Laurie, rispettivamente i personaggi che interpreta nei due film, non potrebbero essere più diversi e simili al tempo stesso. Sono entrambi delle tappe cruciali nell’educazione sentimentale della protagonista, rappresentando un primo approccio all’amore romantico. Nel caso di Lady Bird, Kyle è la cotta archetipica della commedia adolescenziale. Fa il bassista, dice di non amare il denaro e diffida dei cellulari perché il governo li usa per spiare la popolazione. Qui i tratti angelici che contraddistinguevano il suo Elio Perlman si sporcano, incorniciati da capelli incolti e da un portamento più altezzoso. Nell’ottica di Christine “Lady Bird” McPherson, Kyle non è solo la disillusione che le permette di capire cosa sia l’amore vero, ma anche uno spiraglio sulla vita che vorrebbe, libera dagli schemi della sua città natale.
In Little Women Chalamet si trova invece ad interpretare Laurie, il vicino di casa delle sorelle March e presenza costante delle loro vite. Per Jo March, rappresenta sia una figura fraterna che la sua controparte maschile, ma l’amore platonico che li lega viene scosso dall’inaspettata proposta di matrimonio da parte del ragazzo. Gerwig tramite Chalamet vuole portare sullo schermo una versione più disincantata di Laurie, mostrando non solo le sue gentilezze e il suo innegabile amore per le sorelle March, ma anche la sua meschina infantilità. Così in mezzo agli exploit cavallereschi come quando offre la propria carrozza per far tornare a casa una Meg infortunata, troviamo le scenate da ubriaco alle feste e la sua melodrammatica insistenza in amore. Attraverso Chalamet con i suoi ricci scompigliati dal vento e il suo corpo esile vestito da indumenti delicati, Little Women vuole reinventare l’eroe romantico, portandolo a essere sospeso tra la tradizione e la contemporaneità, ma al tempo stesso desidera decostruirlo.

Il lavoro realizzato da Gerwig con Laurie è simile a quello operato da Chalamet per quanto riguarda la sua stessa persona. Quando la regista lo paragona a DiCaprio, lo fa per evidenziare l’inizio simile delle loro carriere e quello che potrebbe essere il futuro per l’attore newyorkese. Entrambi sono emersi nel mainstream attraverso un ruolo che li ha trasformati in teen idol (DiCaprio con Titanic e Chalamet con Call Me by Your Name). Con un successo così lampante presso un pubblico quasi esclusivamente giovane, il rischio per Chalamet era quello di diventare un fenomeno targetizzato e, di conseguenza, avere una carriera orientata solo verso certi prodotti. La vera missione per il teen idol è quella di riuscire a essere preso sul serio dall’industria e questo richiede un’estrema attenzione strategica nella scelta dei ruoli, decostruendo l’immagine creatasi fino a quel momento per ricostruirla, plasmandola a proprio piacimento. Chalamet sembra essersi già liberato da quest’immagine, pur continuando a suggerirla attraverso la sua presenza social. Il merito è sia del suo talento che della sua unicità nel panorama hollywoodiano. Denis Villeneuve, che lo ha voluto a tutti i costi per la parte di Paul Atreides nel suo Dune, riesce a spiegare perfettamente perché quello di Timothée Chalamet è un nome che sentiremo sempre più di frequente negli anni a venire:
“Ha una grande intelligenza nascosta nei suoi occhi ed è qualcosa che non puoi fingere. Il ragazzo è brillante, intellettuale e molto forte e lo puoi vedere nei suoi occhi. Ha anche un’anima antica. Tu senti che è come se avesse vissuto già diverse vite, ma allo stesso tempo sullo schermo appare così giovane. […] Ha questa gioventù nei suoi tratti in pieno contrasto con questa saggezza nei suoi occhi, che tradisce un’estrema maturità per la sua età. Inoltre: ha un meraviglioso carisma, il carisma di una rockstar. […] Ha un carisma magnetico e fulmineo, qualcosa che possiamo trovare nelle star della vecchia Hollywood”
Denis Villeneuve, da The Making (and Remaking) of Timothée Chalamet
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[…] Timothée Chalamet e Lyna Khoudri in una scena del film. […]