
La bella addormentata nel bosco – Tra avanguardia e follia | Disney+ Revisited
Con il rilascio di Disney+ e la messa a disposizione di tutti gli abbonati di un vastissimo catalogo di prodotti marchiati Disney, i Classici d’animazione senza tempo che hanno accompagnato diverse generazioni di spettatori si trovano ora immersi nell’eterno presente delle piattaforme digitali. Con Disney+ Revisited analizziamo che effetto fanno oggi questi film, a cui viene restituita una nuova vita commerciale.
Avanguardia pura o lirica follia? Domanda necessaria e spontanea, soprattutto nel 1959, anno di uscita del film. Nonostante il budget di sei milioni di dollari e quasi dieci anni di lavorazione, La bella addormentata nel bosco, il sedicesimo classico d’animazione Disney non riesce a convincere in toto pubblico e critica. Differenti le ragioni: ritmo narrativo scostante e personaggi non sviluppati appieno, il ritorno di inquietanti atmosfere orrorifiche degne di Biancaneve e i Sette Nani e Fantasia, un mancato gusto condiviso tra autori e pubblico. Eppure, nonostante negli anni il valore artistico di questo film sia stato riconosciuto e apprezzato, la storia di Aurora e dell’arcolaio incantato meriterebbe di essere ricordata non tanto come il film che ha interrotto temporaneamente la tradizione fiabesca dei classici Disney, bensì come la pellicola che, in anticipo sui tempi, ha timidamente reinventato il sogno d’amore del «E vissero tutti felici e contenti».

Sfarzoso e sofisticato, il film insegue il gigantismo mediante il Technirama e il suono stereofonico, catapultando lo spettatore in uno scenario bucolico e medievaleggiante dal tratto acuminato e preciso. Pensando alla pellicola come a degli arazzi in movimento, l’ambiziosa astrazione di Walt Disney e del disegnatore Eyvind Earle è quella di ri – animare l’arte prerinascimentale e gotica, strizzando l’occhio ai suoi colori e ai dettagli. Messo per la prima volta in secondo piano il Disney Touch, La bella addormentata nel bosco rappresenta indubbiamente l’esperimento stilistico più estremo dei Classici d’animazione della casa di Topolino.

All’originalità stilistica fa eco un moderno andamento narrativo: se i precedenti film dedicati alle fiabe con protagoniste femminili si erano limitati a qualche modifica del testo originale, la storia d’amore tra Aurora e Filippo viene riscritta e arricchita da molteplici equivoci, da combattimenti e colpi di scena. I passi avanti compiuti dall’animazione permettono di portare sul grande schermo idee scartate dai classici precedenti per via della difficoltà della realizzazione: in questa pellicola vedono finalmente luce la cattura del principe e la sua rocambolesca fuga – ideata per Biancaneve e i sette nani – e la danza tra le nuvole dei due innamorati – la quale era stata pensata sia per il primo classico d’animazione, sia per Cenerentola.

Ulteriore elemento d’avanguardia che spesso viene messo in secondo piano è la fusione dell’animazione con un’altra tipologia di spettacolo: se negli anni ’90 trionfa il connubio con il musical, La bella addormentata nel bosco riadatta numerosi motivi del balletto di Čajkovskij, regalando agli spettatori un prodotto regale e raffinato. Pur senza raggiungere la perfezione di Fantasia, la fusione sinestetica di suono e immagine riesce brillantemente a far emergere l’intercomunicazione tra sensazioni e vicende dei suoi personaggi.

Tra questi ultimi, quelli che più emergono sono i caratteri femminili. Senza alcun dubbio, si potrebbe affermare che il mondo de La bella addormentata nel bosco è un mondo prettamente femminile. Non solo per la sua protagonista – la quale si discosta per la prima volta dall’american way of life rooseveltiana e si gode i privilegi di nascita persino nel periodo vissuto nel bosco – ma anche per le tre fate buone. Trait d’union delle varie sequenze, esse portano sul grande schermo ideali moderni quali l’indipendenza delle donne e l’affidamento familiare consensuale. Oltre alle immancabili gag, Flora, Fauna e Serenella guidano il principe dalla sua amata, incantando pure la spada che grazie alla magia trafigge il cuore di Malefica dragone. Sono loro il motore della storia, il vero principe della fiaba.

Tra le personalità più influenti vi è senza alcun dubbio Malefica, la Signora di ogni male, dal portamento da diva dei film in bianco e nero. Rispetto alle precedenti Grimilde e Lady Tremaine, Malefica non nasconde la sua malvagità dietro a un titolo o ad una maschera: lei interpreta il prototipo di potente strega e se ne compiace, talmente tanto da ridere della sua cattiveria e da trasformarsi in drago. Entrata di diritto come uno dei villain più iconici della Disney, questo personaggio conosce nuova vita nella reinterpretazione di Angelina Jolie in Maleficent e Maleficent II: Mistress of Evil, tradendo in parte quella cattiveria che tanto ha affascinato il pubblico.

In conclusione, nonostante La bella addormentata nel bosco pecchi di un ritmo altalenante, alla luce di quanto detto appare evidente che questo film non sia solo una mera ri-animazione di un medioevo goticheggiante, ma soprattutto la volontà da parte di Disney di atemporalizzare uno spaccato culturale e socio-emotivo che alle soglie degli anni Sessanta stava piantando i suoi semi. Ed è proprio con estrema modernità che questi messaggi vengono portati avanti, prendendo da ogni forma d’Arte quell’eterna vitalità affinché le tematiche affrontate siano comprese e attuali anche negli anni a venire. E se spesso Disney aveva scelto di non anticipare alcun cambiamento sociale, grazie alle tre buone fate egli finisce per anticipare la libertà degli anni Settanta e alcuni moderni valori degli anni Ottanta. Quella della Bella addormentata disneyana è, senza alcun dubbio, la storia di una follia avanguardistica a tutto tondo.

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