
Biancaneve – Incantevole inquietudine | Disney+ Revisited
Con il rilascio di Disney+ e la messa a disposizione di tutti gli abbonati di un vastissimo catalogo di prodotti marchiati Disney, i Classici d’animazione senza tempo che hanno accompagnato diverse generazioni di spettatori si trovano ora immersi nell’eterno presente delle piattaforme digitali. Con Disney+ Revisited analizziamo che effetto fanno oggi questi film, a cui viene restituita una nuova vita commerciale.
Primo lungometraggio d’animazione con cui la casa di produzione capitanata da Walt Disney e dal suo team di artisti e collaboratori conquistano il grande schermo, Biancaneve e i Sette Nani resta ancora oggi un miracolo dell’animazione manuale, in cui il germe della sperimentazione tecnica – affiancato da quella narrativa – mette in forma una fiaba troppo spesso definita “classica”, ma che oggi assume tranquillamente il titolo di “ancestrale”.
Ben distante dalle immagini che il panorama produttivo contemporaneo ci ha restituito della fiaba resa canonica dai Fratelli Grimm, la Biancaneve qui rappresentata si mostra al pubblico odierno quasi come un non-personaggio la cui caratterizzazione minima ed essenziale è il motore di un racconto di cui incarna ogni singolo vettore valoriale: l’aspetto fisico e l’ingenua bontà sono i motori dei pochi momenti di vera azione della storia e celano la volontà, oggi forse più evidente, di fare di questo film un viaggio emotivo, tra incanto e, soprattutto, inquietudine.
Non è un caso che dall’immaginario di Biancaneve siano scaturiti prodotti dal forte sapore dark, con serie televisive come Once upon a time o film – discutibili – quali Biancaneve e il cacciatore: l’estremo contrasto tra la protagonista e il contesto narrativo in cui è inserita, spesso messo in forma dagli sfondi magistralmente dipinti, restituisce allo spettatore un continuo passaggio dalla pulita serenità – che Walt Disney non perde occasione di sottolineare con scene di musical – all’azione più frenetica e graficamente carica, ai limiti del terrificante.
E se da sempre la scena della fuga nel bosco è l’apice di una narrazione che si fa polarizzata – tanto che l’attrazione di Disneyland dedicata a Biancaneve comprende unicamente una spaventosa corsa tra gli alberi, in balia della Regina – ciò che oggi sorprende di più un occhio reso cinico dal digitale è la mirabile maestria nel dar forma al mondo attraverso l’animazione: perdersi nel riflesso dell’acqua di un pozzo, ammirare il perfetto sincrono del battito d’ali a tempo di musica, riconoscere le proprie espressioni nella variazione emotiva sul volto dei Nani…
Biancaneve e i Sette Nani oggi è la vera immagine di come l’ancestralità possa incarnarsi nell’audiovisivo: la fluida animazione manuale Disney ha il dolce fascino del trucco di prestigio, accompagnata da una musica ormai fuori dal tempo, lontana dalla memoria, time out of mind, vero correlativo oggettivo di qualsiasi c’era una volta… E poco importa se la femminilità del personaggio è tremendamente inattuale, poiché nel suo porsi verso la contemporaneità, introduce un’inedita immagine materna, unica per quelle che oggi conosciamo come “Principesse Disney”.
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