
Princess – Una fiaba moderna | Venezia 79
C’era una volta una ragazza dai capelli ogni giorno diversi che viveva in una casa nel bosco in compagnia di alcune amiche. Non ci troviamo però in un mondo incantato né in un tempo lontano lontano, ma alle porte di Ostia nel XXI secolo. Princess, questo il nome d’arte della protagonista, è una giovane ragazza nigeriana scappata dal proprio paese per cercare fortuna in Italia e finita nel giro della prostituzione. Lei e le sue colleghe vivono alla giornata, girovagando nel bosco laziale alla ricerca di potenziali clienti cui spillare qualche banconota. Il tempo appare cristallizzato in un presente continuo dove ogni giorno è uguale al precedente, un susseguirsi di incontri con improbabili clienti, ora patetici e impacciati, ora violenti e aggressivi, tra le fronde di un bosco incantato.
In apertura della sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia, il nuovo film di Roberto De Paolis è a tutti gli effetti una moderna fiaba a tinte fosche. I riferimenti al mondo fiabesco sono evidenti fin dal titolo e dai (bellissimi) titoli di testa, che ricordano quelli dei classici Disney, la Bella Addormentata in particolare. Così anche l’ambientazione della storia rimanda al bosco delle fiabe, un luogo dove trovare rifugio nascondendosi dalle retate della polizia o dove custodire forzieri pieni di “tesori”. Ma De Paolis non fa mai dimenticare al suo pubblico che quello che accade sullo schermo è assolutamente reale, calando la dimensione fiabesca all’interno del racconto autentico e crudo dello sfruttamento della prostituzione.
Il parallelismo con il mondo della fiaba restituisce quel che rimane dell’ingenuità e del candore di Princess e delle sue compagne, che cercano riparo dalla ferocia del mondo in antiche storie di spiriti e scambi di corpi e, allo stesso tempo, rafforza per antitesi la rappresentazione realistica della loro vita. Il binomio fiaba-realtà appare paradigmatico nella scena che mostra l’arrivo del Prince Charming (Maurizio Lombardi) che, a cavallo di una ferrari bianca fiammante, riempe la giovane ragazza di promesse per poi restituirla brutalmente, rendez-vouz avvenuto, al mondo della strada.
La decisione di raccontare la tratta della prostituzione attraverso la metafora della fiaba può essere un’intuizione interessante, ma il merito maggiore del film è quello di aver portato sullo schermo un tema poco rappresentato negli ultimi anni, e di averlo fatto senza alcun patetismo posticcio o intento moraleggiante. Il film di De Paolis non vuole insegnare nulla né giudicare nessuno, ma cerca di raccontare la sua storia libero dai pregiudizi e anteponendo al suo punto di vista, di regista italiano, bianco e privilegiato, quello delle vere protagoniste cui la pellicola dà voce. Princess è stato infatti scritto assieme ad alcune vittime di tratta che hanno poi recitato la loro storia davanti alla macchina da presa. Tra queste spicca Glory Kevin, nel ruolo della protagonista, che ci sorprende con una performance sincera e diretta riuscendo a costruire una figura complessa e sfaccettata, che scopriamo poco alla volta nel corso del film.
Princess è una giovane donna decisa, dai modi spavaldi ed esuberanti, apparentemente priva di fragilità o sentimenti. L’unico mondo che conosce è quello crudele di un’umanità abietta che cerca in tutti i modi di trarre il massimo vantaggio dagli altri. In questo mondo meschino il solo modo per continuare a (soprav)vivere è adottare lo stesso comportamento, per evitare di essere “usata” e poi buttata via. I rapporti interpersonali vengono vissuti come transazioni economiche, nulla è gratis. È l’improvviso incontro con un uomo gentile (Lino Musella), che sembra genuinamente interessato a intrecciare un rapporto personale con Princess, che farà emergere pian piano l’emotività repressa della ragazza e le sue fragilità. Se Princess dimostra come una possibile via di salvezza può dunque scaturire dall’incontro con l’altro, ci insegna anche che non basta l’arrivo del principe azzurro per garantire un facile happy ending e il finale aperto con cui si chiude la pellicola lascia qualche spiraglio di speranza, senza scadere nella facile ricerca di una chiusura rassicurante.
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