La Babilonia cinematografica – Tra le spire di Kenneth Anger
Scomparso a maggio 2023, Kenneth Anger è stato un mito per almeno due generazioni di cinefili. La sua notorietà era completamente scissa in due: se i cultori di certo cinema sperimentale e d’avanguardia non potevano non conoscere film spartiacque nel circuito underground come Scorpio Rising, Invocation of My Demon Brother o Satan Rising, tra le ispirazioni del cinema di Gaspar Noè, gli affezionati del gossip cinefilo attorno alle grandi star e al mondo di Hollywood avevano trovato la loro bibbia e, almeno in Italia, anche una forma di legittimazione culturale in Hollywood Babilonia, pubblicato per la prima volta in Francia nel 1958.
Libro-scandalo per eccellenza nella critica cinematografica, riassunto di diversi decenni di “storia orale” del lato proibito e vizioso di Hollywood dalla sua fondazione negli anni Dieci fino al maccartismo dei primi anni Cinquanta, il testo di Anger apparve rapidamente dagli Stati Uniti solo nel 1966 per poi essere portato in tribunale, bandito e riammesso alla pubblicazione nel 1975. Dal suicidio di Olive Thomas nel 1920 alle ipotesi di omosessualità di Rudy Valentino, dal processo per i diari intimi di Mary Astor alle tristi parabole esistenziali di star del muto repentinamente messe da parte dal sonoro come John Gilbert o Louie Brooks, passando per il proibizionismo e soprattutto le famigerate liste nere contro la “Hollywood Ten” presuntamente comunista, Hollywood Babilonia ripercorreva quasi cinque decenni di chiacchiericcio e diffondeva amabilmente durature leggende urbane sui retroscena della “città delle stelle”. Non per nulla è una delle dichiarate fonti di ispirazione – sin dal titolo – del non poco controverso Babylon di Damien Chazelle, arrivato nelle nostre sale a gennaio 2023 dopo un pesante flop nei botteghini americani.
Non contento del polverone suscitato soprattutto in America dal suo libro, nel 1986 Kenneth Anger diede alle stampe il seguito, Hollywood Babilonia II. In Italia, al pari del primo volume, Hollywood Babilonia II era stato pubblicato dalla prestigiosa casa editrice Adelphi, in una scelta sorprendente che trova invece un’interessante spiegazione nelle riflessioni sul divismo che l’editore e autore Roberto Calasso avrebbe lasciato ne La follia che viene dalle ninfe, una raccolta di saggi risalente ai primi anni duemila – ed è sempre l’Adelphi che in una nuova edizione ha recentemente ridato alle stampe il volume.
Hollywood Babilonia II è, se possibile, una cavalcata ancora più surreale e caustica della precedente tra i presunti segreti del mondo del cinema di Los Angeles. Il secondo testo di Anger va a recuperare sia storie e aneddoti non coperti dal primo volume, come l’allontanamento dell’attore omosessuale William Haines dal cast di Via col vento su richiesta del protagonista Clark Gable che avrebbe avuto con lui rapporti omosessuali prima del successo, sia avvenimenti avvenuti a ridosso o dopo la pubblicazione dell’originale Hollywood Babilonia, come la fulminea carriera di James Dean, anche lui chiacchierato omosessuale a detta di Anger, la non meno tragica parabola discendente dell’attore-bambino Bobby Driscoll e le manie voyeuristiche di Alfred Hitchock nei confronti delle sue protagoniste e delle sue attrici preferite. In chiusura di libro, una surreale elencazione a mo’ di prontuario-enciclopedia di tutti gli attori e le attrici di Hollywood morti suicidi, divisi per tipologia di morte.
Kenneth Anger racconta in prima persona ,all’inizio di Hollywood Babilonia II, delle origini della sua fascinazione per Hollywood in due fatti della sua infanzia da figlio di Los Angeles: la sua partecipazione come attore secondario nel ruolo del Principino Rapito dell’adattamento Sogno di una notte di mezza estate prodotto da un’allora giovane Warner Bros nel 1935 e la sua passione per visitare i cimiteri cittadini alla ricerca delle tombe delle grandi star già allora passate a miglior vita – senza nascondere la delusione al cospetto della sobria lapide di Rudy Valentino. “Credo di aver imparato ad amare la solitudine nella quiete placida e orizzontale di quel cimitero di Hollywood”, è il commento di Anger, che di lì a due pagine si butta a capofitto a raccontare la storia dell’attore e serial killer Paul Kelly.
Ancor più del primo Hollywood Babilonia questo secondo capitolo spicca per una straordinaria veste grafica e ricchezza iconografica che va a saccheggiare tutti gli archivi cinematografici, giornalistici e soprattutto scandalistici disponibili per accompagnare e tratteggiare con foto ora glamour ora sinistre il racconto dei “fatti proibiti” con cui Anger, con un delizioso tocco fintamente moralista, intrattiene il lettore. E al di là del tono irriverente, soprattutto in Hollywood Babilonia II trovano posto anche rivelazioni piuttosto fondate che fanno la luce non solo sulla storia di Hollywood, ma su quella dell’America tutta: in modo particolare, spicca il racconto della scalata al successo di Joseph P. Kennedy, capostipite di una delle più importanti dinastie politiche e imprenditoriali statunitensi, che proprio a Hollywood mosse i suoi primi e controversi passi. Ancor più enigmatica la dedica di Hollywood Babilonia II a John Paul Getty Jr. Come indagine cum grano salis rivelatoria dei retroscena di Hollywood nel primo mezzo secolo della sua storia, i due Hollywood Babilonia rappresentano il perfetto complemento a Una storia perfetta di David Thomson, un altro straordinario libro di cinema pubblicato nel 2022 dall’Adelphi, che dalla storia della realizzazione di Chinatown dipanava un documentatissimo excursus sulle origini economiche di Hollywood e sulla storia di alcune delle più importanti major.
“La scopofilia, ovvero la soddisfazione del desiderio sessuale attraverso la contemplazione, è la più igienica delle perversioni”, osserva tutt’a un tratto Anger ne Il fissatore fissato, il capitolo di Hollywood Babilonia II dedicato ad Alfred Hitchcock, affettuosamente soprannominato Al Guardone per l’occasione. Come ha insegnato definitivamente proprio Hitchcock ne La finestra sul cortile, e ribadito anche Michelangelo Antonioni con il suo Blow-up, cinema e voyeurismo vivono congiunti da una stretta parentela che in quei due capolavori si faceva metacinema e sui set di Hitchcock, pare, anche dinamiche dubbie con le attrici – “la misoginia di Hitchock e il piacere che provava a brutalizzare le belle donne sullo schermo”, sintetizza, come al solito tranchant, Anger.
Nelle riflessioni filosofiche che sul divismo hanno fatto tanto Roberto Calasso quanto il francese Edgar Morin, emergeva una linea interessante che collegava cinema e archetipi, narrazione cinematografica e primitivismo cognitivo, star system e il bisogno di un rinnovato Olimpo al di là della secolarizzazione. Letto in questa prospettiva, Hollywood Babilonia può diventare la necessaria dissacrazione, il vero, grande “crepuscolo degli idoli” ai danni di queste nuove e più repentine stelle di anno in anno proposte dall’industria del cinema di Los Angeles. Alla luce di alcuni controversi episodi dell’ultimo decennio i due libri di Anger inoltre potrebbero dirci qualcosa di attuale anche sulla tendenza a demonizzare i grandi nomi del cinema e della musica non appena emerge qualche notizia torbida sul loro conto, come accaduto di recente ad alcuni dei più grandi nomi del firmamento hollywoodiano, non senza strascichi legali. E in questa ridda di storie, di volti tuttora notissimi a decenni dalla loro scomparsa alternati ad altri del tutto dimenticati che pure non avevano mancato di brillare per una manciata di anni all’inizio della storia del cinema, Anger non solo pratica al meglio quell’art de laisser revenir les fantômes in cui un altro filosofo francese, Jacques Derrida, aveva sintetizzato del cinema: racconto frenetico e bulimico di un sogno che si sa essere incubo, Hollywood Babilonia affida alla carta quella verità che il cinema di sé non potrà mai dare.
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