
Gli Anelli del Potere – Episodio 5 | Un’epica di pura costruzione
I trade all I’ve known for the unknown ahead / Away I must wander
Poppy Proudfellow
Questa recensione è senza spoiler | L’episodio 5 de Gli Anelli del Potere, la mastodontica serie prodotta da Prime Video a partire dall’universo de Il Signore degli Anelli, arriva ad un momento delicatissimo e potenzialmente molto importante per gli sviluppi di questo prodotto. Appena superata la prima metà della stagione, spettava a questo quinto episodio il compito di rilanciare la narrazione, fornendole nuovo carburante e più spinta per gli ultimi tre episodi.

Con il terzo e il quarto episodio, Gli Anelli del Potere ha cominciato a mostrare varie debolezze: risorse tecniche stratosferiche, sì, ma sorrette da un’impalcatura narrativa piuttosto esile e ripetitiva, che correva il rischio di assottigliarsi sotto il peso del suo abbagliante splendore visivo. L’impressione – forse complici le aspettative altissime – era quella di un racconto un po’ troppo compiaciuto della vastità dei propri mezzi, un’epica che crede troppo nei suoi muscoli e finisce per essere superficiale. Fare confronti è sempre rischioso, ma in questo caso può essere utile come esempio affiancare Gli Anelli del Potere a un prodotto uscito di recente sulla stessa piattaforma: Paper Girls. Sebbene con un budget molto più ridotto, quella serie è riuscita a creare un racconto estremamente interessante e totalmente incentrato sui suoi personaggi: le carenze visive (anche gravi, a volte) non offuscavano quasi mai il procedere della storia, spinta avanti con decisione dalle protagoniste e dai loro dilemmi. Questo perché, di base, le risorse tecniche e gli effetti speciali erano finalizzati all’espansione della lore di quell’universo, che restava costantemente in secondo piano rispetto al nucleo emotivo-temporale della storia.

Se Paper Girls dunque era – volendo semplificare al massimo – una narrazione “di personaggi”, Gli Anelli del Potere è stata finora una narrazione “di lore”: non spinta dai personaggi, ma dall’insieme di conoscenze che costituiscono lo sfondo delle vicende, e che risultano (dovrebbero risultare) così importanti e interessanti principalmente in funzione dei loro sviluppi futuri già noti. Naturale conseguenza di questa scelta è la frammentarietà, che d’altra parte caratterizza anche la radice letteraria della serie: le appendici ai tre libri de Il Signore degli Anelli e in parte il Silmarillion, che già di per sé erano racconti enciclopedici e volti a espandere l’universo tolkieniano.

Il titolo di quest’episodio, Separazioni, parla anche di questo: descrive il procedere lentissimo delle tante trame che si alternano attorno alla Terra di Mezzo, incontrandosi solo raramente. Trame parallele che viaggiano a piccoli passi, in una narrazione centrifuga che ci fa percepire i rari momenti in cui i fili narrativi si intrecciano davvero come una boccata d’aria (vedi il bellissimo finale del primo episodio). Con questo quinto episodio, qualcosa cambia. I legami costruiti nelle scorse parti cominciano a porre le basi ad attriti e scontri ancora solo accennati, mentre su tutto si estende un’ombra sempre più vasta e potente. Iniziano a intravedersi i lati oscuri di alcuni personaggi: si fa decisamente più interessante Isildur (Maxim Baldry), che con le sue decisioni mostra alcuni tratti che già anticipano la conclusione tragicamente umana della sua storia. Nel suo caso, finalmente la lore smette di essere un peso da portare e diventa una ricchezza e un trampolino di lancio per storie e personaggi inesplorati. Lo stesso vale anche per il rapporto tra Galadriel (protagonista di una notevole scena di combattimento) e Halbrand (Charlie Vickers), che conduce alla potente sequenza di fine episodio.

Con questo episodio, Gli Anelli del Potere ha raggiunto il suo punto di equilibrio tra lore e personaggi, e comincia ora a far fruttare i semi già piantati, spostandosi più verso il secondo polo. Ha avuto inizio un cambiamento che si spera non venga contraddetto dagli episodi rimanenti. Fin dai suoi inizi, questa serie ha visto un continuo alzarsi della posta in gioco, una crescente preparazione a qualcosa di oscuro che arriverà: con il quinto episodio, si è arrivati al limite. Come canta la giovane Poppy durante la migrazione dei Pelopiedi, «Away I must wander». Ecco, Gli Anelli del Potere deve ancora trovare la spinta decisiva a fare proprio questo, a spingersi più in là; a osar essere qualcosa di più che un’appendice della trilogia originale, facendo scelte coraggiose grazie ai personaggi che ha a disposizione. Per questo non basta una fotografia eccellente e nemmeno una colonna sonora da brividi: ci vuole una scrittura che metta da parte le ambizioni enciclopediche e il timore reverenziale per quello che è già stato. Tre episodi saranno sufficienti?
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[…] forma che rischiava di offuscarne il contenuto, appoggiandosi, come si è osservato in parte per il quinto episodio, a un mondo narrativo che è ben noto – e con cui lo spettatore negozia di continuo –, e dunque […]