
Gli Anelli del Potere – Episodio 4 │ In equilibrio precario
Prima di cominciare a parlare dell’episodio 4 de Gli Anelli del Potere – serie Amazon di punta che si colloca in una possente manovra di (ri)definizione dell’identità di Prime Video – urge una precisazione: al contrario di chi mi ha preceduto per parlare degli scorsi episodi, io non sono un tolkieniano; certo, ho visto le due trilogie, letto alcuni lavori di Tolkien e cerco di rimanere aggiornato sul mondo del genere fantasy che ne circonda l’immaginario, ma, come immagino buona parte dei potenziali spettatori de Gli Anelli del Potere, non mi avvicino alla conoscenza enciclopedica che sanno manifestare i seguaci di Tolkien e che in più battute hanno dimostrato risentimento per la rilettura a marchio Prime Video della Terra di Mezzo.

Quindi questa recensione dell’episodio 4 de Gli Anelli del Potere muoverà su basi diverse rispetto a quelle della filologia o della comparazione, cercando di rimanere strettamente ancorata a una dimensione product specific, anche perché la prima stagione del prodotto Amazon ha raggiunto metà della sua corsa (già 4 ore e 30; la extended edition de Il Ritorno del Re ne durava 4 e 20) e richiede quindi un bilancio che soppesi il materiale narrativo fin qui fruito a prescindere dal suo contorno di riferimento. E il bilancio, dispiace dirlo, si conferma piuttosto deludente lasciando pochi spiragli di recupero a fronte di quattro ulteriori episodi che possano in qualche modo concludere un arco narrativo di stagione più o meno solido.

Perché il problema sembra stare proprio qui: se escludiamo il sovra-racconto del far reimmergere il pubblico nella Terra di Mezzo, qual è la direzione narrativa de Gli Anelli del Potere? Arrivati a metà di questa prima stagione la direzione dovrebbe essere quantomeno intuibile, eppure la sensazione finora è che si stiano accumulando personaggi, luoghi, oggetti (tantissimi, troppi) e situazioni circostanziali in modo da tenere socchiuse tante porte che sembrano ancora ben lontane dal portare a strade concrete e convergenti.

Si può obiettare che questo atteggiamento, specialmente se parliamo di un prequel narrativamente distante dal prodotto d’origine, non sia una novità e che lo spazio non occupato dalla narrazione – necessariamente dilatata e poggiata sulla più o meno diffusa competenza spettatoriale – sia retto dal lavoro sui personaggi, ma anche qua la scrittura della serie si fa pigra arrivando a un quarto episodio dove si danno per scontate dinamiche poco più che introdotte – quella tra Elrond e Durin, comunque la storyline più efficace -, forzosamente reiterate – quelle tra Galadriel (la protagonista, parrebbe) e bene o male ogni altro personaggio – o rapidamente trascurate – qualcuno sa spiegarmi a chi faccia riferimento Arondir? – il tutto con una continua addizione di situazioni dagli effetti e dagli spazi sproporzionati, nel grande e nel piccolo.

Quello che manca finora è un consapevole equilibrio narrativo che sappia restituire una direzione a Gli Anelli del Potere, per ora un mosaico di contingenze tenuto in piedi unicamente dall’impatto visivo di luoghi tanto minuziosi quanto poco verosimili (il digitale è palpabile e fa sospirare nostalgicamente ai materici modellini di Jackson). Eppure qualche barlume continua a illuminare la via degli spettatori, sia questo un guizzo di virtuosismo estetico – guardate i giochi cromatici nelle scene di Khazad-dûm – o una manciata di personaggi cui inaspettatamente ci si affeziona – per il sottoscritto, Elendil e Bronwyn – o ancora l’impeccabile lavoro di costruzione prostetica degli orchi – con il Warg però si poteva far di meglio -, elementi che salvano il prodotto dall’inappellabile abbandono.

Con di fronte ancora (solo) quattro episodi e (ben) oltre 4 ore di narrazione in arrivo, Gli Anelli del Potere cammina sul filo sottile del costosissimo pretesto, dovendo congiungere narrazioni lontane tanto come tempo quanto come impatto: con le premesse sbagliate (o quantomeno confuse) mille anni potrebbero non bastare. E in ogni caso, tra globi, else, minerali, meteoriti e stemmi, di anelli ancora nessuna traccia.
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