
Gli Anelli del Potere – Episodio 6 | Nel cuore della battaglia
Attenzione: la recensione contiene spoiler dell’episodio 6 de Gli Anelli del Potere | Dopo ben cinque episodi di preparazione, in cui le carte sono state messe in tavola (e mescolate di continuo e a lungo), Gli Anelli del Potere prende coraggio e porta i suoi spettatori nel cuore della battaglia, nella lunga notte di scontri tra i Moriondor e i sopravvissuti delle Southlands. L’astuzia di Arondir e la tenacia di Bronwyn guidano i resistenti – decimati dopo l’asservimento di una buona parte del gruppo al lato oscuro – alla difesa del proprio villaggio, in cui affrontano un duro combattimento contro gli orchi, tra imboscate tese da entrambe le fazioni, che non risparmia vite e ferite profonde. Saggiamente, l’episodio diretto da Charlotte Brändström decide di interrompere la narrazione alternata delle avventure dei diversi protagonisti, per concentrarsi sullo scontro sanguinario in cui converge l’esercito di Númenor, nella forma più classica del deus ex machina, con il calpestio dei cavalli e l’eleganza dell’armatura all’orizzonte, che porterà comunque a una vittoria apparente, dal sapore dolceamaro.

C’è molta più carne al fuoco, in ogni senso. Infatti, se negli episodi precedenti sembrava quasi necessario appellarsi ai campi lunghi dei paesaggi mozzafiato e allo sfarzo di certe scenografie per sopperire a una scrittura debole e arrancante, qui la macchina da presa si avvicina di più ai personaggi, ai corpi brutalmente colpiti e al sangue sgorgante, su cui indugia fortemente: nulla è più come prima, l’ombra di Sauron alleggia su tutta la Terra di Mezzo.
Questa atmosfera quasi orrorifica e apocalittica è supportata dall’uso dell’angolo olandese, tecnica che consiste nell’inclinazione dell’asse di ripresa e che rende dunque diagonale l’inquadratura, esprimendo un senso di disorientamento e di confusione, con particolare riferimento allo scambio di battute arcigne e ambigue tra Galadriel e Adar. Tale espediente viene ampiamente utilizzato nell’ultimo quarto d’ora di episodio, forse anche a preannunciare un epilogo inaspettato e infausto per i protagonisti: se da un lato per questi è ormai certo un futuro prossimo pieno di insidie e di perdite, dall’altro, restano i dubbi sulle intenzioni e sulla natura di alcuni personaggi, e in particolare sull’identità di Sauron, presenza assente che potrebbe avere le fattezze di chiunque, anche di chi si è già incontrato.

In generale, si comincia ad avvertire una maggiore tridimensionalità dei personaggi, dall’orgoglio e l’ambizione di Isildur, al rapporto tra Galadriel e Halbrand, fino alla fascinazione del potere nutrita dal giovane e ostinato Theo, ormai lontano dall’oggetto da lui trovato, chiave del Male che sfugge alla fazione dei buoni generando la catastrofe. È qui che la sceneggiatura si infiacchisce nuovamente, nella gestione dei tempi e soprattutto nelle modalità con cui mette in scena i suoi pay-off, spesso debolmente motivati, tanto da far chiedere, nel caso specifico, come nessuno abbia dubitato dell’oggetto avvolto nel panno: ne viene fuori una storia ancora vittima della spettacolarità, poco incline a una chiarezza narrativa e a una lucidità dei personaggi che ormai lo spettatore richiede, nell’attesa di un qualcosa in più.
Ciononostante, questo episodio segna una svolta del corso della serie, prigioniera finora della sua stessa forma che rischiava di offuscarne il contenuto, appoggiandosi, come si è osservato in parte per il quinto episodio, a un mondo narrativo che è ben noto – e con cui lo spettatore negozia di continuo –, e dunque non prendendosi il rischio di aggiungere qualche sfumatura e di uscire dal tracciato.

La prova di questo passo successivo è un finale pirotecnico, in cui al grido di Udûn, che dà il titolo all’episodio e che designa una valle del regno di Mordor, la quiete dei festeggiamenti per il trionfo sugli orchi e per il ritorno del re viene interrotta dalla manifestazione del Male più puro e inesorabile: in uno scenario quasi fantascientifico che ricorda l’invasione aliena di Cloverfield, l’oscurità spazza via vite e speranze, decretando l’inizio di una possibile fine. Il vero viaggio è cominciato e, se è vero che negli episodi precedenti ci si era adagiati fin troppo nell’attesa di eventi più succulenti, ora ogni cosa esplode, in tutti i sensi.
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