
Il G8 Project del Teatro Nazionale di Genova – I primi 20 anni da elaborare
G8 Project: per una dialettica propositiva
Con il G8 Project – Il mondo che abbiamo, un ambizioso quanto necessario progetto di afflato internazionale, il Teatro Nazionale di Genova inaugura la sua stagione 2021-2022 dopo il felice allestimento estivo de La congiura del Fiesco. A vent’anni dai tragici fatti del G8 di Genova, il G8 Project propone nove spettacoli inediti per iniziare a costruire una memoria collettiva su una ferita tutt’altro che rimarginata e per instaurare al tempo stesso una dialettica propositiva tra teatro e società con una riflessione polifonica sui primi vent’anni del nostro secolo.
Cosa è stato il G8? Cosa e come abbiamo vissuto ciò che è venuto dopo? Come può il teatro rifletterne e continuare a essere luogo di propositiva tensione utopica, oggi e domani, alla luce dei fatti di ieri? Nove autori e autrici rappresentanti i “grandi” riunitisi a Genova nel 2001 sono stati invitati dal Teatro Nazionale a rispondere a questa chiamata, liberi di esplorare le tematiche e gli eventi emersi dal G8, con uno sguardo teso non solo a cosa è stato, ma anche al presente per proporre un’ipotesi di futuro. Non molti i vincoli da rispettare per il G8 Project: durata massima di un’ora, pochi personaggi, nessuna scenografia se non un ledwall comune e qualche elemento di scena.

Il risultato ha visto la partecipazione di nove drammaturghi tra i più importanti della scena internazionale contemporanea: Roland Schimmelpfennig (Germania), Nathalie Fillion (Francia), Guillermo Verdecchia (Canada), Fausto Paravidino (Italia), Sabrina Mahfouz (Regno Unito), Toshiro Suzue (Giappone), Wendy MacLeod (USA), Ivan Vyrypaev (Russia) e Fabrice Murgia (Belgio, in rappresentanza dell’Unione Europea). I testi sono stati poi consegnati ad altrettante significative registe (ben 7 su 9) e registi italiani (fatta eccezione per Fausto Paravidino e Nathalie Fillon, registi dei propri lavori) che li hanno allestiti in tempi brevissimi con la complicità di oltre novanta tra attori e attrici, traduttori e traduttrici, collaboratori, videomaker, tecnici e grazie al lavoro di tutto lo staff del Teatro Nazionale.
Raccontare una storia complessa
Il debutto in prima assoluta di tutti gli spettacoli è avvenuto sabato 9 ottobre all’interno di una maratona teatrale iniziata alle 14 al Teatro Ivo Chiesa e conclusasi alle 2 al Teatro Gustavo Modena. Una ripresa rigenerante dopo la frustrazione degli ultimi due anni, una sorta di overdose teatrale largamente partecipata. Per quasi dodici ore consecutive in teatro gli spettatori hanno visto succedere ogni pièce come i diversi capitoli di una storia più ampia, complessa, in via di definizione, tesa tra memoria e futuro.

La maratona è stata simbolicamente inaugurata la mattina da una Opening Conference dal titolo Culture 2030: Il mondo che abbiamo / il mondo che avremo, organizzata sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo e alla quale hanno partecipato Davide Livermore e Andrea Porcheddu, rispettivamente direttore e dramaturg del Teatro Nazionale di Genova, le registe e i registi del G8 Project e alcuni rappresentati politici delle istituzioni europee. Un’occasione per riflettere e confrontarsi, in chiave locale e internazionale, sul ruolo e il destino delle politiche culturali in relazione alla possibilità di intervenire positivamente sul nostro futuro.
Molte le risposte possibili su come e cosa il teatro possa fare per avere un ruolo protagonista nello scenario contemporaneo, specialmente post pandemia, prima fra tutte quella di partire da proposte poliedriche, internazionali e diversificate quale indubbiamente è il G8 Project. Un progetto produttivo di dimensioni non frequenti in Italia, in cui la nuova direzione del Teatro Nazionale, nell’anno del suo settantesimo anniversario, sceglie di guardare alla propria storia e di recuperare la grande tradizione del Teatro Documento di Squarzina, Chiesa e Faggi.

“Non siamo qui per fare intrattenimento nell’accezione errata che si dà al termine inglese entertainment, con cui erroneamente indichiamo qualcosa che semplicemente diverte, anziché ciò che tiene insieme, lega, cioè trattiene talmente tanto, attraverso la virtù, da farci rimanere agganciati a qualche cosa. Noi siamo qui per fare arte, qualcosa che cambia profondamente la qualità della vita“, ha dichiarato al termine della conferenza Davide Livermore.
La scommessa del Teatro Nazionale sulla drammaturgia contemporanea, che contempla anche l’idea del fallimento, avvia la cronaca dell’indelebile tragedia che ha segnato Genova, l’Italia e il mondo intero a farsi lentamente storia. La scelta, o meglio il dovere – etico, morale e culturale – di riflettere collettivamente su quanto accaduto a Genova permette a chi nel 2001 già c’era di lavorare sulle cicatrici profonde che il G8 ha lasciato e a chi allora era piccolo o è venuto dopo di approfondire e conoscere un’eredità di idee e avvenimenti troppo importante per essere ignorata. Come ha ben detto Fausto Paravidino, “la battaglia di Genova è appena cominciata. Le cose finiscono quando comincia il processo di riconciliazione, e questo comincia dopo che si è avuta e accertata verità e giustizia, dopoché i colpevoli ammettono le proprie colpe per poter meritare l’onta del perdono. È difficile essere perdonati, ma bisogna prima sapere di essere colpevoli. Questo è ancora molto lontano dal succedere”. Questo, è solo l’inizio.
Tre spettacoli del G8 Project da non perdere
Ogni spettacolo è pensato per essere fruito anche singolarmente, ognuno con un taglio, uno stile e un focus diverso in grado di suscitare sempre nuove domande che stimolano il nostro pensiero critico così come il pensiero crisico, “che nasce dalla crisi”, per citare Andrea Porcheddu. Dalla polifonia che la maratona ha offerto, segnaliamo tre voci in particolare:

1. Dopo il testo Genova 01, scritto “a caldo” nel 2002, Fausto Paravidino torna sui fatti del G8 con Genova 21, e prova a dire quel che solo dopo vent’anni si può iniziare a dire. La sua voce militante, provocatoria e sagace ricorre alla contaminazione di forme e toni diversi, e non rinuncia alla finzione pur nutrendosi costantemente di realtà. Paravidino fa dello spazio scenico un luogo reale per la possibile costruzione di un’alternativa sociale: quasi uno spettacolo-conferenza, un dibattito spettacolare, che sorprende e diverte per la precisione delle domande che pone. Necessario.

2. Our Heart Learns è firmato dal drammaturgo Guillermo Verdecchia, argentino di nascita ma naturalizzato canadese, e vede la regia di Mercedes Martini. Attraverso la storia politico-economica dalla fine degli anni ’90 al post 2001, seguiamo dal principio l’incontro di due giovani e delle loro idee. Idee che sono “come fantasmi che non possono riposare perché hanno del lavoro da fare“, che sopravvivono agli amori e alle manifestazioni. Idee che si inscrivono nei nostri codici comportamentali perché sono, prima di tutto, ciò per cui spendiamo le nostre vite, sono le nostre relazioni. Uno spettacolo dove la coesistenza di due protagonisti e un coro creano un ritmo trascinante e in cui l’abilità degli attori esalta la chiara efficacia della scrittura drammaturgica. Divertente, intenso e profondo.

di Ivan Vyrypaev (Russia), traduzione, regia e interpretazione di Teodoro Bonci del Bene.
3. Teodoro Bonci del Bene traduce, dirige e interpreta Dati sensibili: New Constructive Ethics, ultimo lavoro del drammaturgo russo Ivan Vyrypaev. La forza e l’urgenza di questo testo e della preoccupazione per il nostro futuro emergono dal sapiente intreccio di dati scientifici, psicologia umana, etica e bioetica. Bonci del Bene tiene un’ora col fiato sospeso senza quasi il bisogno di muoversi. Una crocifissione di buonismo, ipocrisie e normali contraddizioni figlie di un privilegio che, in fondo, non sappiamo come usare per trovare una via di fuga. Imperdibile.
Il programma
A partire dal 10 e fino al 27 di ottobre i nove spettacoli del G8 Project saranno in cartellone al Teatro Ivo Chiesa e al Teatro Gustavo Modena. A rassegna conclusa, dal 28 al 30 ottobre, si terrà inoltre lo spettacolo Quel che resta del fuoco, frutto di un percorso laboratoriale condotto da Elena Dragonetti e Giorgio Scaramuzzino con alcuni studenti delle scuole superiori genovesi, ideato per riflettere con i ventenni di oggi sulle tragiche vicende del 2001 e lavorare su sogno, lotta e utopia.
Qui il programma completo:

Foto di Federico Pitto.
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[…] G8 Project – Il mondo che abbiamo è una rassegna organizzata del Teatro Nazionale di Genova nell’autunno 2021, pensata per riflettere sui primi 20 anni trascorsi dai fatti del 2001. La Sezione Teatro di Birdmen Magazine ha seguito il progetto da vicino. Ecco le nostre recensioni. […]
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