
Midnight Mass – Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi
Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi… A loro modo lo hanno raccontato The Haunting of: Hill House e, soprattutto, The Haunting of: Bly Manor.
Ma, in primo luogo, a ribadirlo sono stati Ouija – L’origine del male e Doctor Sleep, film pieni di morte eppure densi di amore e di cuore, come nella migliore tradizione kinghiana. Nel corso dell’ultimo quinquennio, Mike Flanagan si è affermato come uno dei più nitidi cantori della mitologia appartenente all’universo immaginario creato da Stephen King, e Midnight Mass restituisce ulteriormente questa profonda verità.

Ambientato a Crockett Island, magione a cielo aperto di circa 120 abitanti, il nuovo show distribuito da Netflix racconta il ritorno di due personaggi su quest’isola dimenticata da Dio. Riley Flynn è un ragazzo che ha trascorso i suoi ultimi quattro anni in carcere per scontare una colpa i cui spettri continuano ancora a tormentarlo; incapace di assistere a una nuova alba, l’ex chierichetto ha perso la fede e indugia in incubi di solitudine privi di una via di uscita. Dopo il soggiorno spirituale trascorso a Gerusalemme e la conseguente malattia di Padre Pruitt – lo storico e ormai anziano sacerdote della comunità che ha scelto di curarsi sul continente –, a giungere a Crockett Island è anche Padre Paul, la nuova guida spirituale dell’isolotto. Negli anni intercorsi tra la partenza e il ritorno di Riley, tante cose sono cambiate e hanno intaccato la tranquillità mortifera degli abitanti: le acque inquinate e lo spopolamento hanno messo a dura prova la vita dei pescatori, sempre più lontani dalla Chiesa e dalla fede in Dio. L’arrivo del nuovo, misterioso e carismatico sacerdote porta con sé bizzarre teorie su una terribile e rinnovata Alleanza e una serie di eventi a tutti gli effetti miracolosi. Cosa sta accadendo a Crockett Island? E quali segreti contiene l’enorme baule che Padre Paul ha trascinato sull’isolotto alienato dal mondo esterno?

È senza alcun dubbio che chi vi scrive si sente di dichiarare Midnight Mass una delle migliori serie dell’annata. L’ultimo progetto scritto, diretto e creato da Mike Flanagan è un lavoro eccezionale in grado di omaggiare superficialmente e in profondità il genere horror e di dare vita a una complessa relazione discorsiva con la realtà contemporanea. Il regista di Doctor Sleep è uno dei maggiori cantori di fantasmi in circolazione e, come conseguenza del cambio di paradigma orrorifico post 11 settembre 2001, non stupisce assistere a melodrammi in cui i sentimenti occupano uno spazio preponderante sottratto alla fugacità della logica del jumpscare.

Con Midnight Mass, Flanagan continua a tessere la sua personale e sempre più fitta rete dialogica che trova la genesi nella variazione sui temi della famiglia e del lutto, elementi fondanti di un discorso che parte dal dramma umano, dal vuoto lasciato da una mancanza, dal tentativo della mente di risanare un legame strappato grazie all’aiuto dell’immaginario. Per il regista di questa nuova serie distribuita da Netflix, prima della sovrastruttura orrorifica ci sono i personaggi, i loro traumi, gli spettri delle loro esistenze, la loro emotività e solitudine, il tentativo di creare un legame e trovare un dialogo con l’altro. Ecco, quindi, che il soprannaturale è intimamente connesso a noi, le apparizioni non ci sorprendono ma ci accompagnano continuamente, si trasformano in riflessi della nostra identità (malata) che sappiamo costantemente dove trovare.

Proprio in questo aspetto risiede uno dei maggiori cambiamenti del genere horror post 11/9: a differenza del tradizionale racconto sulla magione stregata, sul castello gotico o sull’isola ai confini del mondo, la casa/corpo preda dei fantasmi si è trasformata nell’allegoria dell’impossibilità di fuggire non solo dallo spazio fisico ma anche da uno stato mentale di confinamento in sé stessi e incapacità nel trascendere le proprie paure. Prima di essere intorno a noi, i fantasmi e gli spettri sono già nella nostra testa e suggeriscono diversi gradi di colpa, follia e ansia nel nostro rapporto con il passato e con la morte.

Il passato e la morte sono i due grandi protagonisti di Midnight Mass. In fin dei conti, così come Danny Torrance fuggiva proprio nei luoghi in cui gli spettri lo attendevano con l’obiettivo di riscattare i trascorsi familiari e abbracciare un ricongiungimento impossibile perché contrario a ogni logica, anche Padre Paul – illuminato da un miracolo sulla via di Damasco – “va verso dove viene” e prova ad alterare il passato-presente-futuro ponendo dinnanzi a sé un atto di amore come autentica bussola orientativa. L’orrore portato in scena è il più intimo e lacerante che possa esistere perché legato a quel senso di colpa che la tradizione cattolica ha ben noto e alla paura per la morte su cui il Cristianesimo ha edificato la sua morale.

Midnight Mass è l’opera più personale di Mike Flanagan, una lenta discesa negli inferi che, oltre a segnare la sua aderenza al credo kinghiano, rappresenta un parziale allontanamento dagli stilemi del regista di Salem. Per la prima volta, infatti, l’apocalisse e la fuga dalla realtà non sono affidate soltanto all’immaginario ma anche a una lunga traversata (emotiva e) fisica attraverso cui abbandonare le proprie prigioni mentali e ricongiungersi con la totalità del creato. Viaggio certamente rischioso e doloroso. Ma capace di donarci una nuova alba che sblocca il tempo, incenerisce il vecchio mondo e accoglie a braccia aperte il naturale corso degli eventi.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista
[…] Crockett Island è un’isola abitata da sole 127 anime che vivono una fase di estremo decadimento morale e spirituale. Il ritorno a casa di Riley Flynn (Zack Gilford), dopo alcuni anni di prigione per omicidio colposo in stato di ebrezza, corrisponde all’arrivo di un nuovo sacerdote, Padre Paul (uno straordinario Hamish Linklater) che sembra promettere alla comunità un grande cambiamento, pianificato da Dio per alleviare le sofferenze dei suoi fedeli e donar loro l’eternità. Sfruttando tutti gli elementi indicatori di crisi e di disagio e intessendoli a tutti quelli di mistero, Flanagan – che dell’horror è esperto – crea un prodotto che racconta la crudeltà e la corruzione dell’animo umano che, anche ipocritamente, è alla ricerca di redenzione. Con una ben studiata inversione dei ruoli, lo stato di appartenenza dei personaggi diventa una brutale maschera che nasconde agghiaccianti verità. Sacro e profano, facce della stessa medaglia, diventano fautori di un incubo da cui è difficile uscire indenni, anche quando si fa ammenda e si esce allo scoperto, alla luce del sole. Dramma e orrore, saldamente intessuti l’uno nell’altro, mantengono alta la tensione senza mai lasciar cadere la narrazione nel patetico o macchiettistico. Benedetta Pallavidino. Leggi la nostra recensione qui. […]
[…] ideata Mike Flanagan, la perfida mente già dietro The Haunting of Hill House e Midnight Mass. Adattamento dell’omonimo romanzo del 1994 di Christopher Pike, la trama segue otto pazienti […]