
Saludos Amigos – Sostanza | Disney+ Revisited
Con il rilascio di Disney+ e la messa a disposizione di tutti gli abbonati di un vastissimo catalogo di prodotti marchiati Disney, i Classici d’animazione senza tempo che hanno accompagnato diverse generazioni di spettatori si trovano ora immersi nell’eterno presente delle piattaforme digitali. Con Disney+ Revisited analizziamo che effetto fanno oggi questi film, a cui viene restituita una nuova vita commerciale.
1941. La storia la sappiamo tutti: Walt Disney, come molti dei rampanti e sorridenti capitalisti americani, è in aperto contrasto coi suoi dipendenti che lamentano paghe da fame e il mancato riconoscimento del loro lavoro. In Europa, nel frattempo, imperversa la guerra e il nazifascismo esercita un discreto fascino su tutti quei paesi del continente sudamericano che, a torto o ragione, non vedevano di buon occhio l’inarrestabile ascesa della potenza statunitense. Pertanto, il dipartimento degli Affari con l’America Latina (Latin American Affairs), all’epoca guidato da Nelson Rockefeller, offre a Walt Disney l’opportunità di stare lontano dalle tensioni sindacali in patria e al contempo di servire il suo paese in quella che potremmo definire a tutti gli effetti una missione diplomatica. Insomma, in una sola mossa, Disney si allontanava dal socialismo e arginava il nazifascismo. Ma un film non è solo il contenuto delle sue premesse, ma anche della sua sostanza. Cominciamo quindi col mettere in chiaro che Saludos Amigos, primo film d’animazione Disney di un’ipotetica “trilogia sudamericana” che include anche I Tre Caballeros e Lo Scrigno delle Sette Perle, è solo molto discutibilmente un film. Qualunque critico e docente di storia del cinema lo definirebbe appena un mediometraggio e mettendone comunque in risalto la natura discontinua e “collagesca” (cioè da collage). Se poi è di sostanza che dobbiamo parlare allora, nello spirito della nostra rubrica, chiediamoci che effetto faccia vedere oggi una serie di cortometraggi spacciati per “Classico Disney” al pari di lavori come Bambi, Dumbo o Pinocchio.

Saludos Amigos a dire il vero è il primo di una serie di lavori antologici che sono continuati per tutti gli anni ’40 (Cenerentola per intenderci è del 1950). La scelta di abbandonare per quasi tutto il decennio i lungometraggi tradizionali è spiegabile in parte alla crisi che è perdurata per tutta la Guerra, in parte alle già sopracitate proteste degli animatori. Ma Saludos Amigos è anche e prima di tutto un lavoro sperimentale nel vero senso della parola, in quanto sperimenta l’approccio narrativo con una finalità ben precisa: intrattenere certo, ma rapporti, in questo caso, di buon vicinato. Il film d’animazione non nasconde la sua anima sperimentale neanche nella sovrastruttura principale che non si presenta narrativamente tradizionale ma quasi da reportage: il narratore – in italiano il mitico José Olivera che presta la voce anche a José Carioca in italiano e in lingua originale – ci accompagna nel viaggio degli animatori Disney (quelli non sufficientemente in conflitto con il capo) alla scoperta dell’America Latina; se si esclude la parte iniziale con la canzone che dà il titolo al film, Saludos Amigos è composto da quattro parti.
1. Il Lago Titicaca
A metà tra il mockumentary e il corto animato classico, Paperino sul Lago Titicaca non si differenzia molto dai corti di Paperino degli anni ‘40 che abbiamo imparato ad amare. In questo senso infatti non deve stupire la presenza di Jack Kinney alla regia, autore di alcune delle performance migliori di Goofy (Pippo) e vincitore di un premio Oscar col suo Der Fuehrer’s Face l’anno prima. Paperino è qui un “turista ficcanaso”, secondo la definizione dello stesso narratore, e cavalca tutti i cliché del turista borghese in un paese esotico meglio di quanto non cavalchi un lama su un ponte sospeso. L’effetto comico è garantito a ogni fotogramma merito anche della intelligente scelta di far interagire narratore e protagonista. Si apprezzano gli intermezzi comici e a tratti deliranti, si ammirano i colori vivi e variegati, ma soprattutto non si può fare a meno di apprezzare il personaggio del lama, vero e proprio precursore di Kuzco. Perché sì, è difficile allontanarsi dall’idea che Le Follie dell’Imperatore altro non sia che uno sviluppo dell’“altezzoso lama” di Saludos Amigos.

2. Pedro
Leggenda vuole che Pepo, all’anagrafe René Ríos Boettiger, abbia creato il personaggio di Condorito nel 1949 come risposta a Pedro l’aeroplanino che a suo avviso male rappresentava lo spirito del suo paese, il Cile. Magari Pedro non sarà un concentrato di eroismo, ma certamente si ritaglia uno spazio più che dignitoso all’interno della tradizione disneyana. Il corto e la storia di Pedro, se non fosse per la quasi totale mancanza di musica di sottofondo, sostituita anche in questo caso dalla voce del narratore, ricorda molto da vicino le Silly Symphonies degli anni ’30. Si avverte con ogni probabilità anche l’influsso di Antoine de Saint-Exupéry e il suo Vol de nuit, sebbene la storia di Pedro sia molto più leggera. Impossibile non rimanere affascinati dalla costruzione dell’anatomia dei personaggi come lo scheletro degli aeroplani o la pressione dell’olio come controparte di quella cardiaca. Ma il pregio più importante di Pedro è senza dubbio la sua valenza artistica: come dimostrato dai fotogrammi di introduzione al corto, Pedro mantiene un’aderenza pressoché totale al materiale di partenza, specialmente nelle sezioni ambientate sull’Aconcagua. Anche in questo caso poi, non si può fare a meno di notare, o almeno sospettare, come Pedro si sia poi sviluppato in un progetto più ampio e ambizioso come la saga di Planes della Pixar.

3. Pippo Gaucho
Torna la comicità sgangherata, questa volta con Pippo alle prese con un altro dei suoi corti How to, con tanto di voce narrante, didascalie esplicative e slapstick a gogo. Di questo corto, forse il meno ispirato dei quattro, si avverte una precisa volontà di mettere in comunicazione due culture che hanno meno in comune di quanto si pensi, i cowboy e i gaucho. È un tentativo un poco goffo e forse è proprio per questo che riesce bene l’accostamento con Goofy, maestro di goffaggine. Anche in questo caso, come nel corto How to ride a horse del 1941, il nostro è accompagnato da un cavallo furbo e poco disciplinato, corresponsabile di un buon 50% dei momenti comici. Il corto tocca il picco estetico quando il protagonista canta (o fa finta di cantare) nella pampa argentina al chiaro di luna.

4. Aquarela do Brasil
Il meglio alla fine, un classico. Con questo corto finale, Saludos Amigos finalmente inizia. C’è tutto: i Saludos – Paperino che cerca affannosamente tra i vari dizionari come emblema universale del turista – e gli Amigos, uno su tutti Jose “Joe” Carioca. Il tutto contornato dal tratto di un pennello che è un vero e proprio “soggetto di scena”. Impossibile non rimanere incantati, ad esempio, dallo sgorgare della cascata iniziale provocata dalla pressione del pittore sulla tela, o ancora alle macchie di colori che generano la coloratissima fauna volatile della foresta amazzonica. Per non parlare di quando il pennello dipinge le strade e le scale di Rio, vera e propria celebrazione della psichedelia. Acquarela do Brasil, che è anche il titolo della bellissima e celeberrima canzone di Ary Barroso che l’accompagna, è un viaggio tra i colori, le note e quasi gli odori della nazione sudamericana più grande. La presenza di José Carioca, qui alla sua prima apparizione, è un toccasana per la narrazione, dato che finalmente assistiamo a delle scenette veramente speciali: tra scambi linguistici, aperitivi infuocati e il caratteristico gioco di Carioca col suo ombrello, ora compagno di ballo ora strumento a fiato, nel corto non c’è spazio per momenti morti.

Con Aquarela do Brasil, Saludos Amigos arriva a essere un film “vero”, con una sua anima e una sua sostanza. Una sostanza che genererà molti altri prodotti, a cominciare dal suo seguito conclamato I tre caballeros, fino a già citati lungometraggi come Le follie dell’imperatore o Planes. Questo è profondamente Saludos Amigos, oltre che un lavoro di diplomazia. Poco più di una cartolina forse, ma ricca di sostanza immaginativa, ancora grezza e poco lavorata ma di certo di alta qualità.
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