
L’anniversario di Paperino: 8,5 film per celebrarlo
C’è una fondamentale caratteristica della prima animazione, che spesso tende a sfuggirci oggigiorno: ciò che chiamiamo “cartoni animati”, sessanta, settanta e ottant’anni fa erano, per quanto brevi, veri e proprio film pensati per il cinema. La diffusione di queste pellicole era molto meno capillare di quanto non siamo abituati oggi e ciò implicava soprattutto per l’epoca un maggior impiego di uomini e mezzi rispetto a certi lavori attuali. Quando guardiamo un cartone animato o pensiamo a un “cartone animale” (per usare la fortunata definizione di Marco Giusti) ci stiamo rapportando a un prodotto cinematografico in tutto e per tutto. Donald Fauntleroy Duck (all’anagrafe italiano Paolino Paperino) è quindi prima di tutto un “attore”, nato da un disegno, animato da uno Studio e reso vivo dalla voce di vari interpreti, uno su tutti l’immortale Clarence Nash ma non solo lui. Nei suoi primi 85 anni, il Papero per antonomasia di casa Disney è apparso in più di 130 tra corto e lungometraggi, incalcolabili strisce a fumetti, diverse serie animate, gadget e merchandising e pure videogiochi degni di nota. Sulle sue spalle hanno gravato delle enormi responsabilità: dare forma ai nostri insuccessi, incarnare i nostri difetti, intenerire attraverso la rabbia. Robe da niente, insomma.

Per festeggiare l’anniversario di Paperino, un anno non basterebbe (e a noi non basterebbe il sito) ma se anche voi volete celebrare la storia cinematografica del figlio di Quackmore Duck e Ortensia de Paperoni, spulciando tra la sua sterminata filmografia, ecco a voi otto cortometraggi e mezzo (uno per ogni decennio, più o meno) che hanno fatto la storia del Papero più famoso del cinema (non ce ne voglia Daffy Duck) da riguardare se già li conoscete o da riguardare come fosse la prima volta. Alcuni potreste conoscerli, altri mai sentiti, altri ancora potreste non vederli nella lista. Siate clementi, non è stato facile sceglierne così pochi e siamo certi ne avrete molti altri da proporre ma nello scegliere i seguenti si è voluto seguire un filo progressivo di comicità e psicologia ben preciso. Buona lettura, buona visione e buon compleanno Paperino.

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Una serata di beneficenza (Orphan’s Benefit), 1934
Se si esclude un cameo in un libro di Topolino del 1931 (The Adventures of Mickey Mouse), la prima apparizione di Paperino risale al 9 giugno 1934 in Wise Little Hen (La gallinella saggia), Silly Symphony diretta da Wilfred Jackson. Ma così come Plane Crazy (Walt Disney, 1928), pur essendo la prima apparizione di Mickey Mouse, non è ricordata dai più come tale, a favore di Steamboat Willie dello stesso anno, così La Gallinella Saggia deve cedere il posto a un film ben più significativo come “prima apparizione” di Paperino. In Orphan’s Benefit Paperino compare veramente per la prima volta e da allora non cambierà (quasi) mai. Il carattere rabbioso e permaloso, la sua tipica posa da combattimento, lo slapstick più fracassone, arrivano tutti qui in appena otto minuti, tra l’altro dividendo la scena con il già noto collega Topolino. Questo corto è significativo per molte ragioni: da Clarence Nash che si autocita facendo recitare a Paperino Mary had a little lamb (poesia che Nash recitò alla radio e che gli valse il lavoro di doppiatore alla Disney), fino alla reazione del pubblico nei confronti del “nuovo” personaggio. Racconta Ward Kimball, animatore statunitense che “la reazione che si riversava nello studio dal paese fu tremenda. I bambini nel cinema amavano, odiavano o fischiavano Paperino“. Qualunque cosa voi amiate o odiate del personaggio di Paperino sappiate che è nata o si è sviluppata da qui: da uno spettacolo di beneficienza.
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I nipoti di Paperino (Donald’s Nephews), 1938
Diciamolo una volta per tutte: il papà di Qui, Quo e Qua è Al Taliaferro, diffidate da chi vi dice il contrario (a meno che non sia Don Rosa, secondo il quale il padre potrebbe essere nientemeno che Daffy Duck). Comparsi per la prima volta in una striscia domenicale datata 1937 (Donald’s Nephews), Huey, Dewey e Louie (questi i loro nomi originali) approderanno al cinema un anno dopo in un corto omonimo diretto da Jack King. Il corto riprende e approfondisce la storia già raccontata nel fumetto, facendo abbondante uso di una comicità slapstick e caciarona. Come nel fumetto ci viene introdotta, seppur in maniera indiretta, la sorella gemella di Paperino, Dumbella “Della” Duck, che tramite lettera rende noto all’ignaro fratello dell’esistenza delle piccole pesti. Nello scontro tra la sincera volontà dello zio di trattare amorevolmente i ragazzi e la malignità dei nipotini alla fine ha la meglio la fantasia disastrosa di quest’ultimi ma non prima che Donald le abbia provate tutte, dalla musica alla psicologia inversa, passando per la cucina. Ancora oggi etologi, biologi e filosofi discorrono se quattro paperi seduti a tavola intenti a mangiare un tacchino arrosto sia da considerarsi cannibalismo o meno.
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Il reato di Paperino (Donald’s Crime), 1945
Il reato di Paperino, datato 29 giugno 1945, è un capolavoro per molti motivi ma a noi interessa uno in particolare e cioè essere il primo capitolo di una ipotetica “Trilogia Psichiatrica” di Paperino. Perché se Goofy, con la sua “goofaggine” incarna l’inconscio ingenuo dell’uomo medio, Paperino è invece un paziente psichiatrico in tutto e per tutto, con voci, anche argute e profonde, che gli parlano da dentro, danno forma alle sue (o alle nostre?) pulsioni primordiali e lo “dividono” letteralmente a metà o anche in più pezzi. Non si tratta più di scegliere alla manichea tra una parte buona e una cattiva, come illustrato in Donald’s Decision del 1941, da questo corto in poi la psiche di Paperino è definitivamente scissa, contorta e pure perversa. Per portare Paperina (Daisy) fuori a ballare, Paperino si vede costretto a rubare 1,25$ dal salvadanaio dei nipoti. Nipoti che ora vivono stabilmente dallo zio e trascorrono le serate giocando a casa sua. Paperino sa bene che il suo è un gesto scellerato ma la “pulsione” amorosa è irresistibile e guidato da una foga che non esito a definire erotica, distrugge il salvadanaio dei nipotini e arraffa il malloppo. A serata conclusa (e a notte inoltrata) il nostro protagonista è perseguitato da emozioni contrastanti in primis per aver mentito alla sua ragazza, facendole credere di essere un prodigo playboy, ma anche e soprattutto per aver rubato agli ignari nipotini. Inizia quindi un viaggio nella psiche del papero, dove gli sfondi di Merle Cox giocano un ruolo fondamentale nel delineare i contorni di una città tagliente e soffocante, al pari dello stato d’animo del protagonista. Ad accompagnare il tutto una voce interiore malefica e nervosa al tempo stesso, in originale l’eccezionale Sterling Holloway e in italiano un ottimo Francesco Vairano. Donald’s Crime sarà premiato con una candidatura agli Academy Award del 1946 perdendo contro un corto di Tom & Jerry.
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I brividi della lettura (Duck Pimples), 1945
Ci crediate o meno, I “brividi della lettura” è classificato come film noir e poliziesco (quando non proprio horror) sia pure con una forte componente comica. Si tratta del secondo capitolo della nostra ipotetica “Trilogia Psichiatrica” e vede il nostro protagonista sprofondare lentamente e pericolosamente nel baratro della solitudine. Immerso nella lettura di libri pulp, Paperino si ritrova a poco a poco circondato dalle proprie fantasie, varcando la soglia tra realtà e illusione e perdendo quasi del tutto la bussola. Non fosse per le musiche sfacciatamente colorate e per il tratto caricaturale di alcuni personaggi, questo corto potrebbe essere catalogato come noir “psicologico” a tutti gli effetti. Paperino varca più volte la barriera della realtà e non lo fa solo con la mente ma anche con i sensi (riflettete un poco sulla scena dei “ferri caldi”). Il finale è solo in parte lieto e tutto il corto anticipa, seppur in maniera leggera, molte tematiche che decenni più avanti saranno trattate in Inception di Nolan. Certo non deve stupire che un papero sappia anche far venire la pelle d’oca.
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Paperino compie gli anni (Donald’s Happy Birthday), 1949
Zitti tutti! Dirige Jack Hannah. Vero e proprio erede di King alla direzione dei corti animati di Paperino, Hannah ha il merito di aver dato forma a tutto un insieme di personaggi, piumati e non, entrati a pieno titolo nel pantheon Disney tra i quali ricordiamo l’orso Humprey e l’ape Buzz (anche nota col nome di Spike). Difficile trovare un lavoro di Hannah che non sia un mezzo capolavoro ma volendoci limitare all’essenziale, ricordiamo in questa sede Donald’s Happy Birthday, corto del 1949, vera e propria commedia degli equivoci breve. Qui, Quo e Qua vogliono regalare allo zio per il compleanno una scatola di sigari e da bravi nipotini (?) cominciano a svolgere diverse faccende per la casa, chiedendo poi allo zio il conto: un dollaro e novantotto (esattamente il prezzo del regalo). Paperino non rifiuta certo di dare il giusto compenso ai ragazzi a patto però che tale somma venga immediatamente depositata nel salvadanaio canterino dei nipotini. Come prosegua il corto è poi abbastanza prevedibile: i nipotini faranno di tutto per “rubare” ciò che gli spetta di diritto, mentre Paperino difenderà fino all’ultimo il denaro. Ciò che ci preme segnalare di questo corto è, da un lato la scoppiettante comicità (due scene su tutte, Paperino che si nasconde nella biancheria stesa e la catena di “rimettilo a posto” immediatamente successiva), dall’altro, l’autorevole caparbietà di Paperino, la quale, talmente convinta della giustezza delle sue intenzioni, si spingerà fino a un gesto rabbioso ed estremo che oggi difficilmente sarebbe mostrato in un corto per famiglie.
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La notte di Halloween (Trick or Treat), 1952
Quello con la festività di Halloween è un rapporto che la Disney ha sempre coltivato con passione fin dai tempi de “La danza degli scheletri” del 1929. Ancora una volta diretto da Jack Hannah, in Trick or Treat esordisce anche un’altra “figlia” dello stesso Hannah e che ancora oggi è viva e vegeta nei fumetti di Pippo: la strega Nocciola (Hazel in inglese). La storia, che porta la firma di Ralph Wright, è poco più che una celebrazione di una festività tutta americana, ma l’apporto comico del personaggio di Nocciola basta a rendere questo corto un vero e proprio “musical buffo” e a tratti gotico. Dalla canzone di Halloween al ballo scatenato della strega, Trick or Treat è un delizioso dolcetto autunnale condito di scherzetti canori e comici irresistibili.
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Il diario di Paperino (Donald’s Diary), 1954
Nella prima metà degli anni ’50 l’epoca d’oro dell’animazione stava giungendo al termine, o meglio, l’animazione stava sempre mostrando il fianco alla televisione. Questo corto di Jack Kinney mostra palesemente i segni di un’animazione ancora forte ma meno profonda di quella del decennio precedente, contraddistinta da una grande originalità. Il diario di Paperino può essere considerato a pieno titolo uno degli ultimi grandi corti di Donald Duck, con una storia inaspettatamente matura. Paperino è qui un (quasi) irriconoscibile ed elegante scapolo, e solo la sua voce parlata ci rassicura sulla sua identità. La sua voce interiore invece è incredibilmente dolce e raffinato, quasi fosse un altro personaggio (o personalità?) che abita il corpo del papero. Tutto è stravolto in questa storia, dal protagonista fino ai nipotini che qui sono riproposti come fratelli di Paperina. Questa sorta di “reboot” delle origini vede Paperino corteggiare la sua amata arrivando quasi a chiederle di sposarlo. Solo un intervento onirico lo fermerà dal compiere l’insano gesto, per poi passare il resto della vita nella legione straniera in preda alla disperazione. Il corto si conclude con una delle frasi più belle mai pronunciate sul grande schermo: “Caro Diario, l’ho scampata per un pelo. Ma così come sono nato quando ci siamo baciati, sono morto quando ci siamo lasciati. Ma nel mentre un po’ ho vissuto”.
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I tre caballeros (The Three Caballeros), 1944
Cosa si può dire di un lungometraggio che è già di per sé un classico non solo dell’animazione ma del cinema? Sì, lo sappiamo che I Tre Caballeros, seguito non solo spirituale de “Lo scrigno delle sette perle” di due anni prima, è prima di tutto un film propagandistico, fortemente voluto dal Dipartimento di Stato americano allo scopo di intrattenere e coltivare rapporti di buon vicinato con l’America Latina, che all’epoca aveva già cominciato a palesare simpatie per la Germania nazista. E lo sappiamo che sicuramente il film conteneva una quantità di pregiudizi e stereotipi discutibile già per l’epoca sui paesi dell’America Meridionale. Eppure, i Tre Caballeros rimane uno dei migliori film d’animazione in assoluto, con la sua tecnica mista, i suoi colori caldi, la sua colonna sonora trascinante e un gruppo di comprimari semplicemente irresistibile: José Carioca dal Brasile e Panchito Pistoles dal Messico i quali, assieme a Paperino, formano un vero e proprio gruppo di “Birdmen” ante-litteram. Stasera quando tornate a casa, fatevi un favore e ascoltatevi Baìa, poi tornate qua e ringraziateci.
…e mezzo. Chi ha incastrato Roger Rabbit? (Who Framed Roger Rabbit?), 1988
Concludiamo questa carrellata di animazione con un piccolo extra che ci permette di andare a posto con la proporzione decimale con il numero 85. Chi ha incastrato Roger Rabbit di Zemeckis non ha bisogno di presentazioni. Lo citiamo qui solo per l’importanza di una scena, divenuta iconica e leggendaria: lo scontro tra titani tra Donald Duck e Daffy Duck. In appena tre minuti assistiamo a una rocambolesca lotta al pianoforte tra i due paperi durante la quale i due bipedi piumati fanno sfoggio rispettivamente della loro perversa malvagità (per Paperino) e dell’assurda follia (per Daffy). Una delle ultime apparizioni al cinema di Paperino nonché l’unica volta in cui i due paperi si siano incontrati. E una delle poche volte ovviamente in cui i rispettivi doppiatori, Tony Anselmo e Mel Blanc, abbiano lavorato allo stesso film.
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