
The Outsider – L’oscurità che attanaglia le nostre paure
Negli ultimi anni – più precisamente a partire dalla distribuzione di Stranger Things su Netflix, giunta alla terza stagione, e dal successo planetario di IT-Capitolo Uno, capace di affermarsi come l’horror con il maggiore incasso di tutti i tempi – la letteratura di Stephen King ha goduto di una seconda giovinezza, tornando alla ribalta presso il grande pubblico grazie all’intensa e costante produzione del Re e, senza dubbio, al vortice tecnostalgico e malinconico che ha catturato la platea mondiale, provocando nel suo sguardo un amore retrospettivo nei confronti degli anni Ottanta. In modo particolare, la serie disponibile su Sky The Outsider – la cui prima edizione risale a Maggio 2018 – si può fregiare di un piccolo record: si tratta, infatti, del libro di Stephen King che si è trasformato in un prodotto mediale più velocemente di qualsiasi altro suo titolo.
Se le ragioni alla base della velocità nella trasposizione risiedono, ovviamente, nel maggiore sfruttamento possibile del King-Verse che, tra 22/11/’63, IT, Castle Rock, Doctor Sleep e chi più ne ha più ne metta, si dimostra come un perfetto universo condiviso dell’orrore nascosto tra le pieghe del mondo, è impossibile negare i meriti palesi relativamente alla struttura narrativa di The Outsider. Il terzultimo romanzo di King, infatti, si trasforma da thriller procedurale a horror soprannaturale in modo suggestivo, lento e inesorabile. La progressione della narrazione lascia poco spazio al caso e il suo andamento chirurgico cozza fortemente con l’evoluzione della sua struttura. Insieme ai personaggi, anche i lettori si trovano a fare i conti con un mondo che sembra aver perso la possibilità di essere letto e compreso attraverso l’applicazione della razionalità e che viene masticato, ingurgitato e sputato fuori dalla sua controparte oscura. Ogni romanzo di King porta in scena la corsa dei suoi protagonisti – in sella alla propria Silver – contro il Tempo e la speranza nascosta nell’aiuto di una qualche Tartaruga che, da arbitro super partes delle vicende universali, può ben poco di fronte all’inconsistenza del Male se non palesarsi come fede infantile e scriteriata. «È un meccanismo perfetto e bilanciato di voci ed echi che fanno da rotelle e leve, onirico orologio che rintocca oltre il vetro degli arcani che chiamiamo vita. (…) Un universo di orrore e smarrimento circonda un palcoscenico illuminato, sul quale noi mortali danziamo per sfidare le tenebre».
Questa volta, il palcoscenico illuminato è quello della cittadina di Flint City, luogo in cui un ragazzino di 11 anni viene trovato deceduto dopo essere stato barbaramente stuprato e sbranato. Le indagini si concentrano su Terry Maitland, padre di famiglia e membro attivo ed amato della comunità. Con il procedere delle indagini, però, lo sgomento pubblico esplode alla scoperta della possibile innocenza di Terry. Nonostante le prove schiaccianti contro di lui, infatti, al momento del crimine l’uomo si trovava fuori città e video schiaccianti dimostrano la sua lontananza da Flint City. Come risolvere l’apparente ubiquità senza rinunciare al raziocinio? Per indagare sui movimenti di Maitland, viene data vita ad una squadra che, lentamente, sembra giungere ad una verità in grado di essere accettata soltanto da chi è più disposto ad allontanarsi momentaneamente dalla propria razionalità e ad aprirsi all’esistenza del soprannaturale.
Nonostante la miniserie HBO sia stata scritta da Richard Price (showrunner di The Night Of), soltanto le prime puntate di The Outsider sono incentrate sulle indagini poliziesche e sulla filologia dei movimenti dell’apparente colpevole. Questa caratteristica, tra l’altro, differenzia la serie dal romanzo in cui, piuttosto, l’organizzazione strutturale è quasi perfettamente bipartita. La scelta di allontanarsi dall’ambito in cui HBO ha dimostrato di muoversi meglio – e titoli quali True Detective, Sharp Objects e lo stesso The Night Of ne sono la testimonianza – è sembrata, in un primo momento, un potenziale errore. Tuttavia, lo spazio che il romanzo dedica alle tradizionali indagini è soppiantato da approfondimenti caratteriali e storyline secondarie che arricchiscono il background dei protagonisti in vista della sesta puntata, particolare punto di vibrazione della serie nonché territorio di scontro tra razionalità e soprannaturale.
L’essenza dello show è contenuta nella seguente frase, pronunciata da uno dei suoi personaggi principali: «Nel corso dei secoli, gli uomini hanno creduto a diavoli e demoni. A mostri come vampiri, streghe e lupi mannari. Li abbiamo etichettati come ignoranti, isterici o superstiziosi. Oggi abbiamo scienze come la psicologia, così sappiamo far meglio che scambiare esseri umani per demoni. E se, invece, di tanto in tanto, scambiassimo un demone per un essere umano?». Fino alla fine del XVIII secolo, era prassi comune credere che gli incubi fossero opera di mostri; di costoro, addirittura, si diceva che si sedessero sul petto dei dormienti, opprimendoli con il loro peso, come mostrato dal celebre quadro L’Incubo di Johann Heinrich Fussli. Che succederebbe se anche il male nella società contemporanea fosse provocato da un outsider? Nel complesso, piuttosto che raccontare un procedural-drama e i crimini compiuti dal villain di turno, The Outsider porta in scena la sconfitta della ragione umana, l’opprimente ma inconsistente peso dei fantasmi del passato e il vuoto di cui circondano il presente. È con questo obiettivo che l’elemento soprannaturale viene minimizzato a livello di messa in scena per concentrarsi, piuttosto, sull’effetto devastante che provoca nei confronti dei personaggi. In questo show, è la banalità superficiale della quotidianità a caricarsi del maggiore impatto psicologico.
Oltre che in un eccellente cast che vanta i nomi di Cynthia Erivo, Ben Mendelsohn, Jason Bateman, Bill Camp, Jeremy Bobb e molti altri ancora, la forza della serie scritta da Richard Price si dispiega soprattutto nell’elegante messa in scena e nella rappresentazione degli effetti della violenza, le cui conseguenze si spargono ineluttabilmente come una forza maligna e difficile da mettere a freno. Ancora una volta, è una questione di luce contro oscurità e di cieli stellati che, nonostante tutto e per quanto possano essere fiochi, continuano a salvarci dal buio che potrebbe ingurgitarci.
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