
5 risate memorabili che hanno fatto la storia del Cinema e della Serialità
La prima domenica di maggio, a partire dal ’98, si usa celebrare la Giornata Mondiale della Risata. Abbiamo quindi pensato di compendiare, di riunire qui, in ordine sparso, cinque momenti topici tra cinema e serialità in cui celebri personaggi si sono lasciati andare a risate fragorose divenute poi indimenticabili, scrivendo così un pezzo di storia della settima arte. Spiccano sicuramente per qualità e per numero le scene in cui ad abbandonarsi a risate sganasciate sono i personaggi cattivi, i malvagi che sghignazzano e quelli marcati da forti psicosi (si pensi al Jack Nicholson di Shining, al Grinch del film omonimo, a Palpatine nel momento in cui si rivela Darth Sidious, Signore dei Sith, in Star Wars, e a tanti altri casi ancora). Tra sadismo e momenti di demenzialità incontrollata, il cinema e la serialità hanno saputo abbondantemente ridere degli altri e di sé. Scopriamo ora quali sono state queste scene topiche!
CAPE FEAR – IL PROMONTORIO DELLA PAURA (1991, di Martin Scorsese)
Se dovessimo individuare il film più psicotico e inquietante della vasta produzione di Martin Scorsese, quel film di certo sarebbe Cape Fear – Il promontorio della paura. Il protagonista è un Robert De Niro in formissima che interpreta uno stupratore appena scarcerato, intenzionato a vendicarsi dell’avvocato che anni addietro, nel momento del bisogno, lo aveva tradito e mollato al suo destino. La pellicola non è di quelle indimenticabili, ma gode di scene altisonanti per la loro resa patetica e grottesca. Una di queste è proprio quella della risata del personaggio di De Niro, Max Cody, che dopo aver pagato il biglietto alla famiglia dell’avvocato, si siede in sala davanti a loro, e guardando una scena apertamente caricaturale di Shining (1980) prende a ridere col sigaro acceso tra i denti in maniera sempre più delirante, la testa spinta indietro contro il seggiolino basso e i capelli lunghi laccati bloccati tra le mani. L’interpretazione è straordinaria, prestandoci a una fascinazione anomala e disagiata per questo soggetto psicotico.
QUEI BRAVI RAGAZZI (1990, di Martin Scorsese)
Altro giro, altra corsa per il genio di Scorsese, che appena un anno prima di Cape Fear – Il promontorio della paura confezionava questo capolavoro della storia del cinema, in cui non manca un ulteriore ed epico vertice comico, anche migliore di quello con De Niro. Stavolta i protagonisti sono i grandi attori che animano tutta quanta la pellicola, Joe Pesci e Ray Liotta, i quali intervengono in una scena dal contesto corale che ben definisce e rafforza il tono comico, cioè il contesto dei gangster a cena, ubriachi. In particolare, il Tommy DeVito di Joe Pesci racconta un aneddoto con tono sempre più acceso e linguaggio scurrile, provocando l’ilarità incontrollata dell’Henry di Liotta che replica all’amico definendolo “buffo”. Quello che segue è storia: il modo in cui Pesci si prende gioco del giovane Liotta, intimorendolo e incalzandolo fino all’esasperazione, è una combo perfetta di libera interpretazione attoriale ed esile sceneggiatura da reinventare e improvvisare. La risata di Liotta, poi, è meravigliosa: la piega che assume il suo volto è caricaturale, paralizzandosi in una forma spastica da Oscar. Indimenticabile.
ANCHE I NANI HANNO COMINCIATO DA PICCOLI (1970, di Werner Herzog)
Anche i nani di Werner Herzog si conquistano un posto d’onore in questa nostra selezione. Il film grottesco nato dal genio del regista tedesco racconta attraverso una struttura narrativa frantumata e poco lineare dell’insurrezione condotta da un gruppo di nani per assumere il controllo di una colonia penale e delle conseguenti viltà e crudeltà che questo gruppo opera. Se da un lato il punto di vista offertoci è quello del gruppo di nani che insorge, favorendo in qualche modo un approccio empatico e comprensivo verso il loro straniamento dalle cose del mondo, rispetto alle quali loro sono percepiti come l’alterità, dall’altro lato, tuttavia, le gesta di malsana rivalsa di cui i nani sono artefici, turba e frena tale approccio da parte dello spettatore. Significativa, forse più delle altre, è in tal senso la conclusione, dove il protagonista Hombre, interpretato dall’attore non professionista – come tutto il resto del cast di nani – Helmut Döring, ride ininterrottamente per oltre due minuti dei tentativi falliti di rimettersi in piedi sulle quattro zampe da parte di un dromedario. Il perché è ovviamente un mistero. Solo Herzog sa cosa gira e il perché lo gira. Quel che a noi interessa, ad ogni modo, è quella risata, fastidiosissima e protratta in maniera incerta, quasi fosse forzata (e probabilmente lo è). Hombre si piega in avanti e si rialza, tossisce, pare stia smettendo, quindi ricomincia. Ti chiedi quand’è che finirà, ma nel mentre continui a guardare questa allucinata messinscena di schizofrenia e illogicità. Eppure, tutto è bello così.
FREAKS AND GEEKS (1999, di Paul Feig)
Il più grande rimpianto della serialità televisiva degli anni Novanta? L’aver cancellato Freaks and Geeks alla fine di una sfortunatissima ma bellissima prima stagione. Famoso per aver definitivamente lanciato James Franco e incentrata sulle vicende dei fratelli Lindasy e Sam Weir, divisi tra i gruppi dei fricchettoni e quello dei nerd al liceo McKinley, il teen-drama tra i più riusciti di sempre gode pure di momenti assolutamente comici che toccano i vertici della televisione, come la scena che abbiamo inserito in questa selezione. Nell’ufficio del preside del liceo, in presenza dei suoi genitori, Lindsay, interpretata da una giovane Linda Cardellini, ascolta le parole di Daniel (James Franco), che in ultimo, dopo aver ammesso di aver copiato al compito di matematica insieme ad altre colpe che lo riguardano, tenta un ultimo disperato tentativo per evitare l’espulsione, mettendo in mostra tutto il suo sentimentalismo in un’autocommiserazione patetica e non meno spassosa. La reazione della ragazza è inaspettata: avendo già ascoltato quella medesima autocommiserazione in precedenza, scoppia in una risata fragorosa, sguaiata e contagiosa. Di fronte all’impossibilità del preside e dei genitori di fermarla e alla tacita vergogna di Daniel, nella sua irrisolutezza la puntata si chiude con un black screen che lascia protrarre i versi di giubilo della ragazza.
TWIN PEAKS (1990-2017, di David Lynch e Mark Frost)
Non avremmo potuto mai e poi mai chiudere questa selezione senza includere il maestro delle risate sadiche e terrificanti, colui che ci ha procurato notti insonni coi suoi capelli irsuti a incorniciare un ghigno terribile: il cattivissimo BOB di Twin Peaks. Tutti i fan dell’opera più importante della storia della serialità conoscono l’episodio casuale relativo alla scelta, da parte di David Lynch, di introdurre nella storia il super cattivo e farlo interpretare dall’assistente alla scenografia Frank Silva, ma quel che a noi preme sottolineare è la sua efficacia e il suo elevarsi a simbolo e metafora di una malvagità collettiva, del lato oscuro dell’umanità intera. L’abbiamo visto comparire per la prima volta ai piedi del letto di Sarah Palmer (Grace Zabriskie), madre di Laura (Sharyl Lee), facendola strillare dalla paura in quel modo eguagliato soltanto dalla figlia; ancora, BOB ha investito di terrore gli spettatori quando è scattato contro la povera Maddy Ferguson, cugina di Laura e interpretata sempre da Sharyl Lee, per ucciderla in un delirio furente. Nel mezzo e più tardi, ci sono stati molti altri momenti di notevole impatto da parte dello spirito maligno della Loggia Nera, che però si è reso memorabile proprio in virtù di quel suo ghigno. La piega assunta dal suo volto nel momento di ridere è terrificante, e ancor prima di dischiudersi per urlare contro lo schermo e lo spettatore, i suoi denti sono serrati a rivelare un livore esacerbato, che in qualsiasi altro contesto risulterebbe ridicolmente grottesco, ma che qui è perfetta sintesi corporea del male che la Galassia Lynch intende svelarci e da cui attinge a piene mani. Tra le tante, dovendo scegliere un singolo momento in cui il personaggio di Frank Silva ha fatto più paura con la propria risata, probabilmente quel momento sarebbe da rintracciare nel finale della seconda stagione, quando nella Loggia Nera assistiamo alla risata complice tra BOB e il doppelganger di Dale Cooper. Una “doppia risata” meravigliosa per gli occhi, un ponte perfettamente eretto da Lynch che avrebbe condotto, 25 anni dopo con Twin Peaks – The Return (2017), alla chiusura di una storia straordinaria.
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