
Total Tv – Mappare tutti per misurare il futuro
Per chi osserva l’evoluzione del mercato audiovisivo contemporaneo, appare sempre più complicato – per quanto fondamentale – tenere conto dei numeri che questo mercato genera. Se il successo di un film non può più essere giudicato solo dal suo risultato al botteghino, allo stesso tempo non sono più solo gli ascolti (e a quanto pare nemmeno gli stream) a decretare la riuscita di un programma televisivo. Dove l’ecosistema mediale si complica e si fluidifica, con intersezioni tra dispositivi e prodotti, per gli osservatori sono necessari strumenti sempre più sofisticati di lettura, mappatura e analisi. Qui si colloca Total Tv, il secondo annuario pubblicato dal CeRTA – Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi che ha sede all’Università Cattolica del Sacro Cuore, diretto da Massimo Scaglioni. In continuità con l’annuario 2021, ma con l’ausilio di sistemi più sofisticati di quantificazione delle audience, in questo prezioso volume viene restituita una fotografia del panorama televisivo italiano in un amplissimo ventaglio di aspetti.

Incentrato sulla stagione televisiva 2021/2022 (da settembre a luglio, divisa nei suoi canonici tre periodi), l’annuario del CeRTA restituisce un’immagine di assestamento: se i due anni precedenti avevano visto una situazione totalmente imprevedibile di crescita del consumo domestico (specialmente per lo streaming) e una repentina trasformazione in seno all’on-line, complice chiaramente la situazione emergenziale che ha inoltre restituito forza alla sincronizzazione collettiva della visione, la stagione appena trascorsa ha visto un assestamento di questi numeri, a fronte di una sorta di “nuova normalità” che vede in ogni caso alcuni picchi inaspettati dovuti alle tornate elettorali e soprattutto al conflitto in Ucraina. Quello che non si arresta è il passaggio a un consumo sempre più connesso, con la presenza delle Smart Tv che si fa più che significativa, implicando un ambiente mediale domestico che stenta a differenziare il broadcast dall’on-demand, accorpando in un unico dispositivo il fulcro della fruizione.

Se quindi la Smart Tv si dà come correlativo oggettivo della Total Tv, è necessario che chi misura i consumi si doti di strumenti per restituire omogeneità a pratiche che nell’effettivo dell’utente non si danno differenziate come sarebbero sulla carta. Così l’annuario del CeRTA non solo restituisce una prima fotografia di quello che si intende per Total Tv, ma si fa anche portatore di un programma culturale, ovvero la necessità di essere in grado di misurare le audience qualsiasi sia il loro statuto. Dei primi segnali di efficacia e di necessità di questo approccio pionieristico – di cui il CeRTA è in qualche modo tra gli apripista – sono già arrivati dagli Stati Uniti con la nascita di Jic e dall’accordo tra Netflix e Barb in UK per la mappatura delle proprie metriche. Chiaramente questo si fa impellente anche in vista di una politica delle piattaforme sempre più aperta a incorporare gli spot pubblicitari al proprio interno.

Tra i tanti aspetti che trovano spazio nel rendiconto dell’annuario CeRTA – l’evoluzione dei generi, il ruolo della Kids Tv, le mutazioni dell’informazione, ecc. -, al fianco delle già citate tendenze di consumo e del tracciamento di una total audience digitale, appare cruciale la lettura del ruolo e della presenza dell’ambiente social all’interno della discorsività televisiva; debordando virtualmente dagli argini del singolo schermo, la pratica del second screen è ormai una prassi che trova spazio anche nelle interazioni scalettate all’interno ai programmi, tanto che misurarne l’efficacia sul piano della social agency e dell’engagement è più che cruciale per decretarne la presa su una audience ormai abituata all’interazione, al commento e all’appropriazione rispetto ai contenuti che fruisce.

Sempre con la consapevolezza che leggere i dati di un mercato fortemente malleabile come quello audiovisivo è molto simile al vedere la luce di una stella lontana, l’annuario 2022 del CeRTA resta uno strumento fondamentale, perfettamente leggibile, dotato di grafici chiari, efficaci e completi, capace non solo di fotografare una situazione, ma di suggerire prospettive future nell’accostamento di serie storiche e nella comparazione con mercati internazionali mai come oggi permeabili tra loro e dominati da soggetti che si danno come globali e globalizzanti. La speranza è che questo resti un appuntamento fisso ogni anno, attraverso cui leggere l’evoluzione dei consumi e al contempo l’evoluzione degli strumenti che li mappano.
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