
Tutto ciò che “Black Adam” ha da dire sul futuro della DC
Vale la pena soffermarsi su uno dei film più attesi dell’anno, almeno per gli appassionati del genere, non tanto per il film in sé quanto per capire la direzione intrapresa dagli Studios di appartenenza, i neonominati DC Studios. Black Adam, al di là che possa piacere o meno – e avremo modo di parlarne – , è un film chiarissimo nella sua messa in scena, quasi didascalico. Un vero e proprio prodotto propagandistico, quasi un manifesto di una casa di produzione che lotta per vedersi riconosciuta un’anima propria, unitaria e al tempo stesso eterogenea. Tutto ciò che Black Adam ha dire sul futuro della DC (anzi già l’imminente presente) lo fa in un prodotto di due ore che altro non è che una poco sorprendente celebrazione della star, Dwayne “The Rock” Johnson.

La storia è anch’essa invero poco interessante e ancor meno inedita, non solo per la cinematografia americana, ma addirittura per la carriera stessa di The Rock, il quale – è bene ricordarlo – ha sfondato nel cinema mainstream nei primi anni 2000 con la saga de La Mummia e del Re Scorpione della Universal. Ancora una volta quindi il nostro eroe si vede catapultato in una terra dell’antico medio-oriente, una sorta di Babilonia fittizia (nessuna invenzione in questo senso, è la Khandaq dei fumetti) dove si mescolano atmosfere arabeggianti ed estetica snyderiana. Con un pretesto abbastanza ridicolo, Teth-Adam (questo il nome che gli viene attribuito) viene “ibernato” per 5000 anni e risvegliato da un’intraprendente quanto sprovveduta archeologa la cui colpa principale è sicuramente quella di aver cresciuto un figlio insopportabilmente chiacchierone. Letteralmente, visto che il ragazzino ha l’arduo e mal riuscito compito di fare da narratore/spalla comica/sidekick ed elargitore di spiegoni tutto in una volta. Eppure è solo la presenza di questo odioso quanto fondamentale personaggio che ci permette, sia a pure a fatica, di orientarci in una trama che è fin troppo densa e ingiustamente lunga. Insomma, le premesse non sono tra le migliori.

Cosa funziona allora in un film che ha tutti gli ingredienti per un disastro conclamato? In realtà il film funziona se lo si guarda da lontano, anzi da lontanissimo, cercando di comprendere nella visione (d’insieme) sia tutto ciò che è venuto prima nel DCEU sia quanto verrà dopo. Black Adam non stravolge la gerarchia di potere del DCEU come ha affermato The Rock nella sua roboante campagna promozionale ma stabilisce se non altro la misura di quel potere. A vederlo da lontano infatti si vede che Black Adam ha saputo prendere il meglio (non moltissimo in effetti) delle passate produzioni, o comunque i tratti distintivi del passato, e lo ha indirizzato verso il futuro prossimo: il lirismo di Snyder, la scrittura non troppo impegnata di Wonder Woman e Aquaman e la scelta musicale alla James Gunn, guarda caso ora alla quasi dirigenza della Distinta Concorrenza, sono qui amalgamati in maniera non troppo fastidiosa, a patto che ci sforziamo di ricordarci le vette sotterranee dei film dell’universo espanso DC. Black Adam è in sostanza questo, una miscela di tutto ciò che il cinecomic sui supereroi medio è stato finora (battutine, battaglie epiche, CGI a profusione, giovanissimi attori di serie TV di successo ingaggiati per ruoli da comprimari in grandi produzioni) e di quello che sarà nei prossimi anni almeno per la DC.

Il problema però è esattamente questo. Proprio come le visioni del Dr. Fate di Pierce Brosnan (presenza piacevole nel film e non sufficientemente sfruttata) il futuro rimane incerto e di difficile interpretazione. Una cosa però appare chiara: a differenza della Marvel, la DC sembra voler puntare maggiormente sul cast dei protagonisti e alla loro presenza scenica dentro e fuori dallo schermo, piuttosto che sulla dimensione macro-narrativa del suo universo. Una scelta che almeno in teoria favorirebbe l’autorialità dei registi. Nella pratica però (e in questo caso la pratica di Black Adam) sembra più che altro favorire gli interessi di liquidità di una major che in questi anni sta attraverso profondi e controversi sconvolgimenti. Sulla qualità del film in sé non c’è poi molto altro da aggiungere e in questo senso Rotten Tomatoes ci restituisce uno spaccato abbastanza accurato: il film lascia interdetti i critici, soddisfa discretamente i lettori del fumetto ed esalta i fan (leggasi “tifosi”) di The Rock.
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