
“Moon Knight” Episodio 1 – Granelli di sabbia
Probabilmente non è stato ancora formalizzato neanche in maniera ufficiosa un “Metodo Marvel Studios” paragonabile al ben più noto “Metodo Marvel” della Silver Age, ma se dovessimo provare a farlo ora con la serie di Moon Knight – adesso disponibile il primo episodio su Disney+ – il momento sarebbe più che propizio. Ma andiamo con ordine: è innegabile che Moon Knight sia qualcosa di veramente nuovo nel panorama MCU, sia solo perché si tratta del primo prodotto Marvel Studios con un visto censura 16+, lo stesso che ha la serie di Punisher (che è Marvel Television) all’interno della piattaforma Disney. Ed è altresì vero che si tratta della prima serie Marvel Studios avente come protagonista un supereroe inedito nel MCU, una vera e propria new entry. Come è anche vero che si tratta del primo prodotto Marvel Studios ad essere completamente indipendente all’interno del MCU, la cui storia è veramente e finalmente accessibile a tutti coloro che si avvicinano al MCU per la prima volta, almeno in questo primo episodio. Qualcosa che neanche Eternals poteva dire di essere, ovvero una porta d’accesso totalmente indipendente da tutto ciò che era stato fatto e mostrato al cinema e in TV. Ma messi da parte questi elementi di novità iniziali, possiamo dire che Moon Knight sia qualcosa di veramente innovativo?

Far introdurre l’episodio a Bob Dylan con la sua Every grain of sand è senza dubbio una scelta azzeccata e che rivela, complice anche una scena iniziale molto forte, quello che probabilmente sarà uno dei temi portanti della serie; non solo la malattia mentale, già ampiamente annunciata dai trailer, né la violenza, presente ma non mostrata direttamente grazie a uno stratagemma molto furbo, bensì il senso di colpa e il pentimento. La dimensione del peccato fa da cornice a tutto questo primo episodio il cui ritmo è scandito da continui inseguimenti, ora interiori ora esteriori.
C’è Steven Grant che scappa ma non sa da chi o da cosa, c’è Khonshu, così come lo ha raffigurato Declan Shalvey nella run fumettistica del 2014 scritta da Warren Ellis, a caccia di un misterioso oggetto e c’è Arthur Harrow (un Ethan Hawke spaventosamente simile a Kevin Bacon) alla ricerca di Steven o di Marc a seconda delle situazioni. L’ansia crescente, unita ai pochi ma fondamentali attimi di sollievo che l’episodio concede, trasmette perfettamente il senso di inquietudine vissuto dal protagonista, il quale non è mai completamente conscio di ciò che avviene attorno a lui. Ciononostante il sospetto di aver fatto qualcosa di terribile o di stare per farlo lo accompagna sempre e conseguentemente il senso di colpa.

Proprio come un’emozione repressa, Moon Knight ci trasmette in questo primo episodio una sensazione di emergenza in senso letterale, cioè di qualcosa che vuole emergere e fuoriuscire da dovunque sia stata rinchiusa e sepolta. Può essere la personalità di Marc che vuole emergere o più sottilmente quella violenza grafica tanto attesa dai lettori dei fumetti e non solo e che finora si è potuta ammirare solo nelle ex-serie Marvel/Netflix. Può essere una verità scomoda o un costume che si nasconde sotto-pelle. Quando però quel qualcosa emerge lascia dietro di sé i granelli di sabbia che circondavano il suo giaciglio, rivelando da un lato la sua direzione ma dall’altro la sua innegabile origine.
Moon Knight sarà anche e certamente una nuova direzione intrapresa dai Marvel Studios, all’insegna di una maggiore maturità e di tematiche più complesse, ma è anche il più classico dei prodotti Marvel Studios. I segni sono molteplici: l’affidamento sempre maggiore alla tradizione musicale pop anglofona per introdurre personaggi nuovi (senza scomodare i Guardiani della Galassia di James Gunn, ricordate come inizia il primo Iron Man di Jon Favreau?), la temporalità alternata tra passato e presente (e in questo caso distorta dalla malattia mentale), un villain sì proveniente dai fumetti ma semi-sconosciuto e qui reinventato per l’occasione e ovviamente il fatto che la storia poggi parecchio sul carisma e l’interpretazione del personaggio principale (soprattutto qui l’interpretazione di Oscar Isaac che è semplicemente eccelsa). Moon Knight, almeno in questo primo episodio, è un manuale di scrittura Marvel Studios che spiega come dissimulare la tradizione inserendo a poco a poco elementi nuovi e innovativi.

Il primo episodio di Moon Knight è certamente un prodotto di alto livello ma, proprio come una luna crescente, rivela ancora poco della luce che proietta. E non che le ombre siano fastidiose o cariche di criticità, anzi, sono parte anch’esse della bellezza innegabile del prodotto. Solo attenzione a non chiamarle innovative, per ora.
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