
Il cinema documentario e “di ricerca” a Filmmaker Festival 2021 – Il programma
Il Filmmaker Festival torna in presenza dopo la quarantesima edizione dello scorso anno celebrata in streaming. Torna nelle sale di Milano, al Beltrade e all’Arcobaleno, dal 12 al 21 novembre. Il programma è articolato in sette sezioni (Concorso Internazionale, Concorso Prospettive, Fuori Concorso, Fuori Formato, Europa 2021 – Dancing in the Dark, Teatro Sconfinato, Over), per un totale di 71 film provenienti da 14 paesi di tre continenti, 22 prime mondiali, 12 prime italiane.
Come sempre il cinema documentario e “di ricerca” sono al centro della manifestazione e dell’identità, ormai nettamente riconoscibile, del festival, che da anni è il punto di riferimento per la scoperta e il supporto di giovani autori emergenti, nuove forme cinematografiche e relazioni con il pubblico. Tra i grandi nomi portati alla luce da Filmmaker in Italia basterebbe citare Ulrich Seidl o Frederick Wiseman, Rithy Panh o Errol Morris. Ad aprire il festival sarà il tanto discusso Atlantide di Yuri Ancarani (di cui abbiamo scritto qui, da Venezia), prossimamente nelle sale con I Wonder; a chiudere sarà invece L’età dell’innocenza di Enrico Maisto, che torna a confrontarsi con la figura della madre.

Il Concorso Internazionale fa partire il proprio discorso ideale dallo streaming alla sala proprio da Wuhan, che in A River Runs, Turns, Erases, Replaces di Zhu Shengze si fa palcoscenico di memorie sepolte sotto la polvere dei cantieri urbani. Lavoro, sguardi femminili su corpi maschili e macchine si ritrovano in Garage, des moteurs et des hommes di Claire Simon, in Zinder di Aicha Macky e in Retour à Reims (Fragments) di Jean-Gabriel Périot, dove viene ricostruita la storia della classe operaia francese dagli anni ’50 a oggi. Peter Tscherkassky, maestro dell’avanguardia austriaca, regala Train again, omaggio al regista Kurt Kren, mentre Jay Rosenblatt e Maria Speth ritraggono il primo la crescita della figlia in How do you measure a year?, la seconda un’insegnante in una classe multietnica in Herr Bachmann und seine Klasse. Completano il Concorso Internazionale tre film italiani: The Walk di Giovanni Maderna, ispirato a La passeggiata di Robert Walser, The Kennel di Demetrio Giacomelli e The parents’ room di Diego Marcon.
Cinque sono invece i percorsi Fuori Concorso. Oltre al film di chiusura di Enrico Maisto, di Radu Jude, Orso d’Oro all’ultima Berlinale con Sesso sfortunato o follie porno, si vedranno i due cortometraggi Caricaturana e Plastic Semiotic. In Caricaturana il regista rumeno mescola le litografie di Honoré Daumier ad un progetto filmico mai realizzato di Eisenstein; in Plastic Semiotic storia individuale e storia universale vengono ricostruite a misura di giocattolo. Torna al festival anche Mauro Santini con Il canto della terra, in cui la macchina da presa in un’unica inquadratura cerca di cogliere l’aspetto concreto e spirituale della scalata. Infine Francesco Ballo tra immagini vecchie e nuove, tra formati di ripresa differenti e nuove sperimentazioni presenta cinque lavori: Riverberi di freddo, Selva, Accostare, “Nuovo” Ortogonali e Raccolta 14.
Ma Filmmaker è anche (nuove) Prospettive, laboratorio di idee, terreno di scontro e incontro di visioni e immagini provenienti da giovani autori Under 35. Quest’anno presentano le loro opere Irene Dorigotti con Ora sono foresta, Mario Blaconà con Italia, teorie per un film di famiglia, la giovanissima Alice Re con Nel paese delle meraviglie e tanti altri (qui per maggiori informazioni). Dall’altra parte in Over s’affollano espansioni, sovrapposizioni, revisioni capaci di allargare i confini di film già esistenti. Così in Il buco – Visioni espanse verranno rivelate le scommesse e i rischi del set non convenzionale de Il buco di Michelangelo Frammartino, uno dei film più sorprendenti dell’anno; in Prossimamente Franco Maresco il regista di La mafia non è più quella di una volta mostrerà immagini inedite dei film a cui sta lavorando: Joe plays John dedicato al jazzista Joe Lovano e il ritratto ravvicinato dell’amico Goffredo Fofi; la terza e ultima visione espansa arriverà dal montaggio lirico di immagini a bassa risoluzione selezionate dall’archivio delle webcam pubbliche sparse in giro per il mondo di un/Hook di Antonio Di Biase e Davide Perego.

In Teatro Sconfinato cinema, teatro, performance e danza tentano possibili connessioni e collisioni nei lavori di Chiara Caterina (Sei ancora tu), Riccardo Giacconi (Diteggiatura), Rä di Martino (Fuori dai teatri) e Marco Martinelli (Fedeli d’amore). Allo stesso tempo nella sezione Europa 2021 – Dancing in the Dark (un titolo che omaggia da una parte Europa 51 di Roberto Rossellini, dall’altra Frammenti Elettrici di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi) alcuni cineasti hanno donato al festival frammenti e riflessioni sul presente fragile e instabile che stiamo vivendo. La prima scheggia è Prologo (2005) di Béla Tarr, girato per il progetto Visions of Europe. Marianna Schivardi filma una tavolata di bambini milanesi mentre discutono sull’avvento della pandemia in Secondo me, e Fabrizio Ferraro nel suo Recovery Found monta alcune sequenze dei suoi ultimi film come a comporre un diorama dei nostri tempi. Lech Kowalski si concentra sulla riapertura post-lockdown di un cinema francese in Pas de porte, mentre Tonino De Bernardi scandaglia la fede nel suo cinema in Il battello ebbro e Franco Maresco, con Io e Franco, dà una visione del suo rapporto con il poeta e teatrante Franco Scaldati.
Infine Fuori Formato omaggia Amos Vogel, critico, agitatore culturale, fondatore del New York Film Festival e mente dell’esperienza di Cinema 16. Il programma di Fuori Formato sarà articolato in tre blocchi tematici: il primo dedicato alle origini surrealiste e dada di tanta produzione d’avanguardia, il secondo alla passione di Vogel per i film medici e il terzo a due film “italiani” come il documentario sul tarantismo di Gianfranco Mingozzi e Capricci di Carmelo Bene.
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