
Il Cattivo Poeta – Il crepuscolo del Poeta
«Il cuore mi batteva di disperata gioventù. Ero solo nel silenzio e nell’ombra» Gabriele d’Annunzio, Notturno
Non è forse coraggioso portare al cinema il poeta più controverso nonché personaggio pubblico tra i più complessi della vita politica e culturale italiana dello scorso secolo, cercando di restituirgli quanto più possibile sfumature di spirito? Gianluca Jodice – al contempo regista e sceneggiatore della sua opera prima – Assieme a Matteo Rovere (Come un Tuono, Primo Re) tenta di compiere quest’impresa con audacia. Il Cattivo Poeta narra la storia di un giovanissimo caporale fascista, Giovanni Comini, che viene convocato dal ministro Starace al fine di svolgere un compito delicato: sorvegliare il Vate e cercare di soddisfare – nel limite del possibile – le sue richieste. Ci troviamo nel 1936, dunque al tramontare della vita di quest’ultimo. Il Comandante (interpretato da Sergio Castellitto) si aggira per il Vittoriale, sua dimora e prigione, come farebbe un fantasma o un vampiro (non a caso lo stesso regista paragona la sua figura a quella del Nosferatu). Ma la sua umana figura si rivela attraverso momenti lucidità e umorismo, nonché paranoica follia, e naturalmente nostalgia per un passato e per una libertà ormai perduta per sempre.
La figura di Gabriele d’Annunzio pare davvero viva grazie alla stupefacente somiglianza fisionomica di Sergio Castellitto nonché nelle movenze pervenuteci negli esigui materiali visivi ad oggi disponibili. Il Cinema qui assume la funzione di macchina del tempo. L’emozione più autentica che si prova nella visione della pellicola è proprio la sensazione di trovarsi di fronte ad una «vecchia realtà», di vivere il Vittoriale non come un reperto storico, ma come viva dimora. Non ci si immerge però mai completamente nella vita del poeta, lo si osserva sempre dall’uscio, e si desidera, ad ogni nostro allontanamento, di poterlo rivedere al più presto. Dunque, per fortuna, nell’umanizzare d’Annunzio, non gli si leva, nonostante le sequenze di vero e proprio decadentismo in cui si lascia andare all’uso di cocaina, la sua aura profetica che gli valse il soprannome di «Poeta Vate». L’occhio del protagonista diventa il nostro stesso occhio. Assieme a lui assistiamo alla fine di un mito. Un mito ossessionato dalla propria giovinezza e dai topi che, come una terribile allegoria, dilagano e subentrano nella sua casa. Questo evento ci regala la sequenza più smaccatamente seriosa e memorabile del film, la smorfia del suo viso che si trasforma nel palesamento della propria rovina, come Joseph K tra gli uffici del Processo.
Sarcasticamente, d’altro canto, il desiderio di trovarsi di fronte al Vate è il risultato della necessità fisiologica dello spettatore, nell’evitare di imbattersi nella prova attoriale al limite estremo della sufficienza di alcune comparse e personaggi: Starace e gli assistenti del ministro in primis. La macchina da presa acquista pesantezza, e pare talvolta che per loro si trasformi in una pistola, che li costringe ad una lettura forzata del copione, in cui maldestramente inciampano. Certo, non si può dire che non sia un buon modo per sottolineare la differenza di valore che separa i gerarchi dal poeta. Fortunatamente Castellitto dimostra di essere in grado, anche da solo, di reggere l’intero film. Assieme a lui, l’architettura riveste indiscutibilmente il ruolo di protagonista assoluta del film sin dal principio. Dalla casa del fascio, fino agli interni della dimora del Vate, dunque ai suoi giardini ed al teatro in costruzione. La ricerca di una fattura estetica ben precisa è segno di una mano capace e consapevole. Senz’altro non bisogna tralasciare il merito dell’esperienza di un direttore della fotografia come Daniele Ciprì, che mette al servizio del film una qualità fotografica tutt’altro che di poco conto. Intensi colori, che per il loro calore paiono pittura ad olio.
Dunque, al di là di qualche difetto, Il Cattivo Poeta è un buon film, un tassello tra tanti, che ci fa sperare in una ripartenza dell’industria cinematografica italiana. Sembrano esserci le potenzialità ed i presupposti affinché il presentimento si avveri: il primo weekend Il Cattivo Poeta è in testa al boxoffice.
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