
Intervista a Antonio Pisu: Il mio nuovo progetto sci-fi
In occasione dell’uscita di Est-Dittatura Last Minute sulle principali piattaforme on demand, abbiamo incontrato il regista Antonio Pisu, per fargli qualche domanda sul suo ultimo progetto. Il film, prodotto da Rai Cinema e dall’Emilia-Romagna Film Commission, vede figurare un cast molto giovane, fra cui Matteo Gatta, Jacopo Costantini e Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale. La pellicola è stata presentata l’anno scorso alle Giornate degli Autori, ricevendo l’apprezzamento di Oliver Stone.
Cosa ti ha emozionato di più in questa storia quando l’hai letta per la prima volta?
Antonio Pisu: Quando mi è stata raccontata, sono stato affascinato dal fatto che conoscessi poco tutta la vicenda, perché all’epoca io ero molto piccolo; perciò tutto quello che so sulla dittatura e poi sulla rivoluzione rumena è molto lacunoso. E qualsiasi cosa non conosca, mi affascina molto. È una storia interessante poi perché ha una tematica universale che è la metafora del viaggio: attraversando un confine il tuo punto di vista cambia totalmente, allora, ma anche adesso.
Il film è a metà strada fra commedia e racconto di formazione. Qual è la componente più importante?
Antonio Pisu: Non si parte mai dall’idea di dare messaggi. Secondo me, la forza del film sta nell’idea di mostrare qualcosa nella maniera più sincera possibile, o quantomeno storicamente sincera, attraverso gli occhi di tre ragazzi che di quella storia non sanno nulla. Lo spettatore vive la stessa esperienza che vive il protagonista del film; scopre piano piano che cosa accade dall’altra parte ed empatizza; quindi il messaggio che arriva alla fine è quasi automatico. È qualcosa che rimane, credo e spero, anche allo spettatore.

Come sei riuscito a creare un’alchimia così forte fra i tre protagonisti?
Antonio Pisu: Io avevo bisogno di tre amici quindi ho cercato il più possibile di creare un’amicizia fra tre attori. Non mi sono dovuto sforzare tanto perché sono fantastici sia Matteo Gatta, sia Jacopo Costantini che Lodo Guenzi. Abbiamo provato tanto prima delle riprese; siamo stati tanto tempo insieme, siamo anche andati a un concerto di Lodo. Ci siamo fatti qualche gita, siamo andati a Bologna a provare, per creare un’amicizia prima che sul set anche fuori. Questa amicizia loro l’hanno portata anche sul film e si vede tutta. Questa è la cosa che mi rende più felice: il fatto che chiunque veda il film dica che sono tre amici veri.
È un modo di lavorare molto più teatrale che cinematografico.
Antonio Pisu: Sì perché il cinema ha dei tempi strettissimi e frettolosi. Se non si crea qualcosa prima, rischi che le prime scene che giri con gli attori siano un po’ freddine. Perciò provare prima è una cosa che andrebbe fatta a priori per qualunque film.
Qual è la scena che hai girato con più soddisfazione?
Antonio Pisu: Ce ne sono due o tre. L’apertura della valigia mi piace tantissimo, quando la portano alla famiglia per la prima volta: è una scoperta molto bella, mi piace molto. Mi piace tantissimo la scena finale in cui, senza fare spoiler, Lodo la apre alla bambina e le dà da mangiare. Un’altra scena che adoro è quella della cantante. Una scena molto onirica, fuori dal film.
Anche il tuo film precedente Nobili bugie è una commedia che si trasformava in dramma. Cosa ti spinge a cercare il tragico all’interno della commedia?
Antonio Pisu: Non so, penso sia un atteggiamento inconscio, penso sia qualcosa di di innato. Io a volte sono una persona leggera quasi “caciona” perdonami il termine, però poi ho sempre questa malinconia di fondo che fingo di non portarmi dietro ma poi riemerge.

Avevi in mente fin da subito di seguire la vicenda in modo fedele oppure a un certo punto volevi virare nell’ironico e quindi cambiare le carte in tavola?
Antonio Pisu: No. Ti faccio un esempio: se Tarantino decide di girare Bastardi senza gloria, facendo morire Hitler in un cinema in fiamme, tutti conoscono quell’episodio storico e sanno che quel finale non è reale. In questo caso invece l’episodio era abbastanza sconosciuto e se avessi modificato i fatti, sarebbe sembrato che li volessi storpiare apposta. Volevo raccontare i fatti il più possibile legati alla realtà.
Come ti sei sentito quando alle giornate degli autori Oliver Stone ha fatto quell’apprezzamento così sincero al tuo film?
Antonio Pisu: È stata una gran figata, c’è poco da dire. Lui è un mito vero, uno che ha fatto dei film eccezionali quindi anche se mi avesse battuto una pacca sulla spalla dicendomi: “carino questo film”, sarebbe stato fantastico; invece è andato oltre quindi c’è solo da essere felici.
Progetti futuri?
Antonio Pisu: Ci sono molti progetti in ballo con Genoma, io personalmente ti parlo del mio: abbiamo vinto i contributi selettivi del nuovo bando del Ministero e per cui sto lavorando a un adattamento del libro di Alessandro Bertante Nina dei Lupi. Forse riusciremo a fare una storia totalmente diversa, di un altro genere, ambientata in un futuro distopico: una società che riparte, ci sono delle analogie con oggi però la storia è completamente diversa e il titolo sarà Nina dei Lupi come il romanzo
Quindi virerai più sulla fantascienza ?
Antonio Pisu: Sì, però, dato che la fantascienza non è mai stata fatta tanto in Italia, non per una mancanza di idee, ma piuttosto per una mancanza di budget, vorrei fare un genere che non si vede proprio qui. Vorrei fare una fantascienza in cui l’autorialità è molto più incisiva rispetto a un normale blockbuster.
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