
Ci sono giorni che non accadono mai – Cronaca di un amore virtuale
Ci sono giorni che non accadono mai di Valerio Cappelli narra la storia d’amore di Evaristo e Silvia ai tempi del lockdown. Il palinsesto di Ravenna Festival si arricchisce di questo spettacolo che trae profonda ispirazione della contemporaneità: il palco risplende delle interpretazioni di Isabella Ferrari e Sergio Castellitto, anche regista dello spettacolo, mentre l’atmosfera vibra delle musiche del compianto maestro Ennio Morricone.
Ci sono giorni che ho una cadono mai – La trama
Evaristo (Castellitto) e Silvia (Ferrari) si sono conosciuti su Facebook. Si sono piaciuti, hanno chattato un po’ e poi hanno iniziato a parlarsi per telefono. Lui è un musicista, lei è una parrucchiera che vuole aprire una trattoria. Entrambi sono sposati, ma separati in casa. Sentono il desiderio di lasciarsi alle spalle la loro monotona vita coniugale, ma la quarantena glielo impedisce. Vorrebbero che la pandemia finisse, ma sanno che ci vorrà ancora molto tempo. Insieme chattano, si raccontano segreti, fanno sesso virtuale, ridono, piangono, si disperano e infine si lasciano.

La piéce di Valerio Cappelli narra una storia più che contemporanea: una relazione a distanza che nasce fra gli schermi di due cellulari e si consuma nella voce di un telefono. Una storia d’amore fatta di lontananze fisiche e di profondità emotive che ci fa davvero percepire quanto le relazioni sboccino nella realtà virtuale. Cappelli non si limita solo a descrivere un amore virtuale, ma lo inserisce anche nel contesto della quarantena, in quel momento così tragico e precario della Storia presente. Ci troviamo così davanti a una situazione che molti hanno sperimentato o stanno ancora sperimentando, in uno scenario che quasi ricorda Her di Spike Jonze.
Fra giornate fatte di noia e inutili passatempi, i due amanti trovano una ragione di vita: la speranza di potersi incontrare. Eppure la loro speranza è solo un sogno, destinato a infrangersi. La storia segue i soliti passaggi: attrazione, passione, disinteresse separazione. Silvia ed Evaristo si incontrano, si innamorano, hanno la loro climax emotiva, si scontrano, capiscono che è stata tutta un’illusione, litigano, si lasciano. La storia d’amore è sempre la stessa, ma cambia il contesto: ci si immerge nella liquidità e nel logorio delle nuove tecnologie, dove il dolore della lontananza è acuito ancora di più dalla sincerità dei sentimenti.

Ci sono giorni che non accadono mai – L’impianto scenico
Sergio Castellitto comprende perfettamente il messaggio del testo e lo traspone fedelmente, attraverso una mise en espace minima ed essenziale. Il palco è buio come è buio lo schermo del cellulare appena si spegne. Poche luci azzurre graffiano l’oscurità: luci azzurre che, come gli sfondi dei social network o i messaggi di Facebook, illuminano uno schermo nero. La disposizione degli oggetti nello spazio è estremamente minimalista. Due attori, due sedie, due leggii, una parete di plexiglass a separarli. Ed è proprio in questa parete in plexiglass che si percepisce tutta la vertigine del racconto. Uno schermo di vetro, ma anche una condizione esistenziale, storica, che separa due amanti. Intorno a loro il vuoto di una condizione opprimente, di un tempo instabile, di un futuro precario: quello della pandemia.
Percepiamo due solitudini, vicine, ma lontane, e uno schermo, che separa due opposti; dialogo e incomprensibilità, affetto e freddezza in un’unica visione. Castellitto e la Ferrari si parlano e si sfiorano senza toccarsi come Piramo e Tisbe, separati da quella che è diventata ormai una parete di pietra. Quel semplice pezzo di vetro rappresenta l’incomunicabilità dei nostri sentimenti, delle nostre coscienze, delle nostre relazioni. E tutto sembra così forte eppure così irraggiungibile.

Alla fine l’amore di Evaristo e Silvia si spegne e si rivela un errore, reso ancora più disperato da un momento di crisi che l’umanità non aveva mai visto prima. Ma alla fine l’amore è effettivamente un’illusione? Forse la pandemia ha portato i due a separarsi, in quelle giornate vuote fatte di niente, senza obiettivi o prospettive. Forse quella condizione di anormalità li ha tenuti distanti. O forse no. La quarantena non ha turbato la normalità delle vite di Silvia ed Evaristo, perché quella normalità non era mai esistita. È esistito solo il loro dolore e la loro solitudine. Del resto, come dice Silvia a fine spettacolo, in un momento di angosciante lucidità:
Ci sono giorni che non accadono mai.
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