
L’incredibile storia dell’isola delle rose – La gioventù nel mare di Sydney Sibilia
Soffia un vento dal sapore utopistico nell’opera di Sydney Sibilia. Quello su cui viaggiano i suoi giovani protagonisti sono treni di poetica ribellione che sfrecciano sul binario dell’alternativa: non hai un lavoro? Inventatelo. Non ti senti compreso da uno Stato che ti rigetta? Createne uno tuo. E così la pillola dei ricercatori di Smetto Quando Voglio si espande, reincarnandosi nelle fondamenta ferrose di un’Isola delle Rose, portatrice sana di desideri ignorati dalla società.

Sibilia prende le pagine di Storia (quella con la S maiuscola), le assimila, le interiorizza, per elevarle a canovaccio da accartocciare e attualizzare. Perché nel 1968 di Giorgio Rosa c’è molto di questo 2020 fatto di giovani inascoltati, ed eterni sognatori pronti a cambiare un mondo che gira su se stesso per rimanere fermo al punto di partenza. E fa niente se quello di Elio Germano è un Rosa ringiovanito e paladino di utopiche speranze spezzate. Non c’è nessuna agiografia storiografica negli intenti di Sibilia, ma la voglia di sfruttare il rimasuglio storico per affrontare una realtà sempre più opprimente, tanto ieri quanto oggi; un presente claustrofobico, buio, rinchiuso tra le mura erette dai fasti di un passato che non ci rispecchia e dalle cui fessure penetra la luce di un futuro che va sempre più sbiadendosi.

L’università della Sapienza è come il mare che accoglie l’isola delle Rose. Un’area limitata a cui i giovani affidano sogni e desideri distrutti da una realtà sull’attenti, pronta a fare a pezzi ogni minimo barlume di speranza. In questo gioco di costruzione e decostruzione, la regia di Sibilia si fa minimale, accostandosi e aderendosi alla linearità di eventi sviluppatisi sul gioco elementare di causa ed effetto. I flashback si incastrano perfettamente allo sviluppo di un intreccio che punta alla semplicità per parlare una lingua universale e per questo comprensibile alla totalità di un pubblico che possa rivedere se stesso nelle complesse sfumature di Giorgio Rosa.
A differenza delle sue opere precedenti, qui l’umorismo di Sibilia si fa meno caustico, restando in sospeso nella propria ilarità. È come se nel momento in cui lo spettatore si lascia finalmente a una risata dal sapore apotropaico, tutto si bloccasse: la bocca si irrigidisce, la risata frena di colpo e la serietà del racconto riprende possesso della scena, lasciandoci in un perpetuo momento di sospesa e insoddisfacente gratificazione. Elio Germano veste senza paura i panni del protagonista, interiorizzando la versione di lui immaginata da Sibilia. Nei suoi occhi si può intravedere quella luce di chi davvero crede di aver cambiato il mondo, mentre tra le labbra escono parole ora sussurrate, adesso urlate con un accento bolognese a tratti un po’ troppo caricato, ma perfettamente aderente a quella rivoluzione interna che brucia in questo personaggio, erettosi a portavoce di una ribellione ancora più grande e pronta a rivestire da lì a poco di fuliggine e proiettili tanto il capoluogo emiliano, quanto l’Italia intera.

Se Bologna si è spesso prestata al cinema nelle vesti di un grembo materno generante una gioventù bruciata che all’ombra dei colonnati ricerca una luce di rivalsa, le lunghe spiagge di Rimini vedono riflettere su quella battigia infinita una via di fuga da un’ordinarietà opprimente. Una collisione di ambienti così agli antipodi, eppure così magnetici, pronta a generare nella fucina creativa di Sibilia una terra altra e di nessuno. Una “no man’s land” teatro di anarchia, libertà, al di sopra delle giurisdizioni, colorata da una fotografia mai veramente satura e psichedelica (come quella della trilogia di Smetto quando voglio), ma dai tratti vintage e sfumature pastello che sanno di sogno e tempo passato.

Quella tra colonna visiva e sonora è una danza eseguita perfettamente, un abbraccio tra umori e brani usciti da jukebox fuori quadro, che profumano di infanzia, gelati, sudore, leggerezza, la stessa che si respira su quella piattaforma al largo dei confini italiani. “Una discoteca” la chiama il personaggio di Gabriella (Matilda De Angelis) ma a danzare su quelle assi tra piedi indiavolati e bottiglie di Cynar è uno spirito giovanile tenuto legato da una generazione precedente che invade la corsia di menti alacri e fantasiose, ostruendone il passaggio. Le voci di questi giovani protagonisti sono microfoni che vengono spenti. Le loro ali vengono bruciate non più dal calore del sole, ma da sguardi severi di chi stringe a sé il proprio potere e il proprio ruolo. Un segnale di “STOP” eretto da una generazione di chi non vuol capire, e non capisce, ferma sulle proprie posizioni e qui ben rappresentata dal personaggio del ministro Franco Restivo (Fabrizio Bentivoglio). E allora ecco nello sguardo di Giulio Rosa (immortalato innumerevoli volte da primi e primissimi piani) ricomparire quello di Pietro Zinni. Uno sguardo fiero, di chi non è riuscito a cambiare il mondo, ma almeno ci ha provato. Uno sguardo immutato, che tra le mani di Sibilia si fa miccia di un fuoco interiore pronto a bruciare e illuminare gli anni a venire.

Non sarà il film dell’anno, L’incredibile storia dell’isola delle rose, ma in esso sussiste una poesia di fondo che non può essere ignorata. Senza voli pindarici, e livellando quei slanci registici che hanno iscritto il suo autore nella rosa dei registi italiani capaci di dar nuove vesti al cinema nostrano, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è un saggio sulla difficoltà di trovare un posto in un mondo che sembra non essere nostro. Un mondo dove il ricambio generazionale è un sistema fallace e sviluppato a rilento. Un microuniverso che strizza l’occhio a un presente in cui il conformismo e la repressione della libertà di pensare, e di vivere con un briciolo di pazzia, sussurra alla nostra contemporaneità, tenendoci le mani legate e i piedi incastrati a terra, senza possibilità di volare.
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[…] esprimersi attraverso l’amatissima trilogia di Smetto Quando Voglio (2014-2017) e L’incredibile storia dell’Isola delle Rose (2020). È possibile infatti raggruppare gli (anti)eroi di queste pellicole secondo le […]