
Onward – La magia è nei dettagli
Annunciato per inizio marzo nelle sale di tutto il mondo e deragliato dai binari della distribuzione per colpa dell’emergenza sanitaria, Onward – Oltre la magia, ultimo film d’animazione di casa Pixar, è finalmente arrivato nelle nostre sale, sfidando l’incertezza della riapertura, la diffidenza del pubblico e diverse scorrettezze dovute a finestre distributive mal gestite.
Quando, mesi fa, il colorato trailer di Onward si faceva spazio tra gli affollati “fuori programma” delle proiezioni autunnali e invernali, non si poteva che rimanere sorpresi dall’iconografia con cui si presentava il film Pixar: un’ambientazione fantasy affiancata dalla promessa di un road-movie adolescenziale, più vicino alla tradizione DreamWorks che al passato dell’animazione di casa Lasseter, ha aperto la strada a più domande che aspettative, il tutto disperso da una promozione confusa, scarsa e disciolta nel limbo dell’indecisione distributiva.
Arrivati finalmente in sala, il film lascia cadere ogni possibile dubbio sequenza dopo sequenza, in un crescendo emotivo di azione, commedia, intensità e concretezza che rendono Onward degno dei migliori prodotti della storia della Pixar, confermando una filosofia di lavoro nell’animazione inaugurata con Toy Story 4, che vede nella cura minuziosa della scrittura il nuovo pilastro portante, nella consapevolezza che la sperimentazione visiva ha lasciato da tempo la strada del fotorealismo – eloquente la reiterata assenza del tradizionale corto d’apertura, una volta terreno di sperimentazione e ormai approdato all’interno di Disney+.
La forma del road-movie, confermata e resa chiave narrativa del film, diventa un pretesto superficiale per regalare alla pellicola un filone principale, una direzione orizzontale lungo cui farsi condurre sequenza dopo sequenza, attraverso cui lanciare l’amo della vicenda per conquistare facilmente l’attenzione di qualsiasi tipo di spettatore. Molto più in profondità, alla base dell’efficacia superficiale, si può osservare un intreccio articolato di sottotrame delicate e minuziose, a formare un ricamo di racconti tutti necessari e mai scontati, imprevedibili e inevitabili a un tempo; nessun dettaglio di Onward è lasciato al caso, trovando la sua funzione e la sua ragione, trasformando il film in un fascio di percorsi di formazione, tutti appaganti e sinceramente emotivi.
L’applauso per questo risultato va sicuramente al vasto team che ha curato la delicata sinfonia narrativa di Onward: tre sceneggiatori – Dan Scanlon (regista), Keith Bunin e Jason Headley – affiancati da Christine Crowley al coordinamento e da Paula Jones alla supervisione, senza ignorare la presenza di un apparato di story managment; una vera e propria task force dedicata a rifinire i dettagli sempre più saldi del racconto alla base del film. Di contro, Onward conferma la minor volontà di stupire con l’immagine, decretando di fatto un punto di arrivo del possibile nell’animazione digitale fotorealistica, per quanto alcune trovate legate alla resa dei materiali restino incantevoli.
A fronte di facili e spesso miopi critiche di disattenzione o superficialità nei confronti delle minoranze e dell’attualità dei diritti civili, Pixar (e quindi Disney) risponde nuovamente ponendosi un passo oltre con alcuni lampanti dettagli di Onward e del mondo in esso rappresentato: se la scelta degli elfi blu come protagonisti permette facilmente un’universale identificazione, più delicata è la rappresentazione perfettamente integrata nel tono generale del racconto di “coppie miste” – il compagno centauro della mamma elfa – e la spontanea quanto non forzata messa in discorso di una famiglia LGBT.
Dove DreamWorks ha deciso di svendere le proprie risorse attraverso la realizzazione di un vergognoso prodotto di vuota – quando non dubbia – povertà narrativa (Trolls – World Tour) dedito al facile incasso e alla proliferazione del merchandising, Disney e Pixar escono dalla retorica delle economie laterali – difficilmente avranno successo pupazzi dei protagonisti di Onward o saranno aperte attrazioni a tema – per realizzare un film completo, poetico, con una narrazione epica, fiabesca e concreta a un tempo, mostrando una sempre maggior volontà di parlare a tutti, in tutti i modi, nella completa consapevolezza dei canali e delle forme espressive a loro disposizione.
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[…] personale cifra stilistica intimistica e trasognante che ben sposa gli ultimi lavori di casa Pixar Onward (2020) e Soul […]