
Fabrizio De André & PFM | Tra luoghi meno comuni e più feroci
In concomitanza con l’ottantesimo anniversario dalla nascita del cantautore genovese più famoso e discusso di sempre, Fabrizio De André, Nexo Digital – il distributore dei più svariati eventi cinematografici in Italia – ha preparato un potenziale gioiello per i fan di sempre e per gli amanti della storia della musica italiana: il concerto tenutosi a Genova nel 1979, durante il discusso e contestato tour fatto con la PFM, in cui i grandi classici di De André trovavano nuova forma e nuovo colore. Per tre giorni, dal 17 al 19 febbraio, le immagini e la musica totalmente restaurati riempiono le sale di tutta Italia, con un’ottima partecipazione di pubblico, lasciando però parecchi dubbi sulla riuscita e, sopratutto, sull’onestà di questo prodotto, tristemente ammantato di una spessa patina commerciale.
L’evento viene presentato come un “docu-film” e così si apre, presentando al pubblico uno spunto di storia – Fabrizio che seppellisce un cellulare – e varie interviste ai membri della PFM, a Dori Ghezzi e ad altri protagonisti di quel periodo. Per quanto questo sia un elemento fondante di ogni docu-film che racconti eventi del passato, qui l’intento è decisamente fallimentare, se non fastidioso: le interviste appaiono sceneggiate, con ridicole ricostruzioni di scenette posticce in location improbabili; in tutto ciò, il racconto si intreccia a una confusione di narrazioni parallele che passano da una pressapochista rappresentazione di Genova, al tentativo di restituire una testimonianza autentica che appare quanto mai forzata da parte di chi lì “c’è stato davvero”.
La regia firmata da Walter Veltroni tradisce una forte incomprensione del materiale che si ha tra le mani, il tutto unito al desiderio di scimmiottare prodotti analoghi – si veda il recentissimo lavoro di Scorsese sul tour di Bob Dylan pressoché contemporaneo a questo concerto – senza riuscire a restituire una coerenza iconografica e “atmosferica”: la lunga introduzione di interviste, più aneddotica che documentaristica, è evitabile, stanca e rovina il sapore delle incredibili immagini del concerto di Genova. In questo, le scelte di rappresentazione, con camere in movimento, recitazione ridicola e spesso informazioni imprecise, massacrano l’idea di una cornice narrativa che da superflua diventa fastidiosamente forzata.
In tutto questo, il concerto è oro puro: sesta data di un tour lungo e faticoso attraverso l’Italia, nelle immagini si percepisce l’incertezza degli arrangiamenti ancora acerbi e la potente energia che la PFM ha sempre saputo tirare fuori dalla materia informe della musica stessa, compresa quella di De André. Per chi è abituato ad ascoltare e riascoltare il doppio disco registrato tra Firenze e Bologna – con due terzi del tour alle spalle – trova in questo documento video qualcosa di totalmente inedito e inaspettato, in cui persino Fabrizio ride di gusto e sprigiona una voce mai sentita in altri contesti.
La visione in sala del concerto è un’esperienza sensoriale totale: le immagini, in 4:3, con tinte in movimento, attraversate da figure scure e fuori dal tempo, punteggiate da fasci di luce e colori figli di strumenti analogici puri, sono il perfetto collante di quella materia sonora che PFM ha cucito intorno ai brani di De André, rendendoli qualcosa di nuovo, al di là del cantautorato: tra la posa statica e inconfondibile di Fabrizio di fronte al microfono e la mobile furia con cui Mussida suona la chitarra trovano spazio le figure evocate dalle gravi e intense parole dei testi, in un contrasto che è pura scossa elettrica e acida.
Ma anche qui, il tutto è ammantato dal tradimento del prodotto Nexo: a intervalli pressoché regolari, le immagini del concerto vengono inquinate da stringhe di testo estrapolate dalle canzoni, che ricordano tristemente il peggio del karaoke, denunciando un disperato tentativo di mantenere saldi i diritti connessi su quanto rappresentato. Come se non bastasse, alcune canzoni sono state deliberatamente escluse dalla scaletta, con dei tagli ben visibili nelle sfocature: il dubbio è che siano pronte per un’edizione in DVD come contenuto extra.
Nexo Digital e PFM hanno perso l’occasione di restituire con sincera onestà la potenza di questo inestimabile documento, inquinando la memoria di uno dei momenti più rivoluzionari della musica italiana attraverso l’immersione in un contesto “piccolo borghese”, che lo stesso Fabrizio paragona a un incurabile cancro durante lo spettacolo. Non c’è nulla di più triste di vedere il ricordo di una generazione arrendersi alle logiche di ciò che ha combattuto, degradando le feroci proteste dell’epoca a innocenti aneddoti su cui scherzare e sottomettendo la memoria a una forzata indulgenza.
“Ma voi che siete uomini/sotto il vento e le vele
non regalate terre promesse/a chi non le mantiene”
(F. De André – Rimini)
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista