
Joaquin Phoenix, la volta buona?
Il protagonista di Joker, nominato per la quarta volta agli Oscar (terza nella categoria miglior attore protagonista), mai come quest’anno sembra essere vicino alla vittoria della statuetta per la sua interpretazione nell’acclamatissimo film di Todd Phillips. Nell’attesa di scoprire se finalmente anche Phoenix, come era stato per DiCaprio nel 2016, riuscirà a vincere il tanto agognato premio, ripercorriamo la sua storia alla cerimonia cinematografica più famosa al mondo.
La prima candidatura
Siamo nell’anno 2000 | Collaborazioni con registi come Gus Van Sant, Oliver Stone e Joel Schumacher e recensioni da parte della critica sempre più positive portano il giovane attore a guadagnarsi la chiamata di Ridley Scott per l’interpretazione dell’imperatore Commodo ne Il Gladiatore.
Successo mondiale del film e performance memorabile di Phoenix rendono automatica la sua prima selezione agli Oscar nella sezione miglior attore non protagonista. A contendersi il premio però, un parterre di attori molto più conosciuti e affermati di lui. Le quotazioni antecedenti la cerimonia vedono tre candidati favoriti. Su tutti, Benicio del Toro, forte della sua crescente reputazione ad Hollywood a partire dalla seconda metà degli anni novanta e vincitore nello stesso anno di Golden Globe e Bafta. Seguono Willem Dafoe per L’ombra del Vampiro e Albert Finney, attore esperto con alle spalle un’illustre carriera e cinque nomination agli Oscar, per Erin Brokovich. Seppur le chance del ventiseienne di San Juan lo vedano dunque partire in griglia come outsider, viene ritenuto dalla critica come potenziale sorpresa. Purtroppo però l’upset non si concretizza e a trionfare è meritatamente del Toro con la sua sorprendente performance del poliziotto messicano Javier Rodriguez in Traffic, di Steven Soderbergh. Per Phoenix il momento non è ancora arrivato.
L’ingresso ai piani alti
2005 | Joaquin, che dopo la nomination di quattro anni prima ha figurato in diversi buoni film, torna a brillare con l’interpretazione del cantante Johnny Cash in Walk the line – Quando l’amore brucia l’anima, film che lo vede sfruttare anche le sue doti canore. Arriva così per lui la seconda nomination agli Oscar, questa volta nella categoria più importante, quella di miglior attore protagonista. Quell’anno si presenta all’Academy con maggiori possibilità di vittoria rispetto all’ultima volta, essendosi la sua notorietà consolidata negli anni con film come Buffalo Soldiers, The Village e Squadra 49. Si aggiudica il Golden Globe nella categoria miglior attore in una commedia o film musicale e la concorrenza di un giovane Heat Ledger, in ascesa con Brokeback Mountain, non sembra impensierirlo.
Nonostante ciò, Phylipp Seymour Hoffman (suo futuro partner) è un avversario troppo forte per lui. La sua interpretazione in Truman Capote – A sangue freddo è infatti da annali e rimanda ancora una volta la vittoria del nativo di Porto Rico. Seppur si avvicini alla conquista del premio, di nuovo, causa la magistrale prova di Hoffman, non riesce a stringere la statuetta tra le mani.
Il picco creativo
Trascorsi sei anni, in cui scompare dai radar della giuria, arriva per lui nel 2012 un ruolo che lo consacra fra i migliori interpreti del suo tempo. Realizza la sua massima interpretazione fino ad allora, guidato dalle sapienti mani di Paul Thomas Anderson e affiancato da Philip Seymour Hoffman, nella pellicola The Master. Riceve la sua terza nomination agli Oscar, di nuovo come miglior attore protagonista, per il ruolo dell’alcolizzato reduce della Seconda guerra mondiale Freddie Quell.
Malgrado metta in scena una notevole trasformazione fisica (perde infatti molto peso per la parte) e una fedele riproduzione dei disturbi psicotici del personaggio, la grandezza della sua performance, da tutti riconosciuta, non è sufficiente a garantirgli il successo. Si ritrova infatti a competere con un gigante del cinema americano che impersona un gigante della storia americana. Si tratta Daniel Day-Lewis protagonista di Lincoln, diretto da Steven Spielberg. Una sfida che semplicemente non può essere superata. Ancora una volta l’attore torna a casa a mani vuote. Termina così la sua ultima avventura agli Oscar. Da allora sono passati otto anni e Joaquin Phoenix si è ormai consolidato come uno dei migliori talenti moderni, ma lentamente sta entrando nella cerchia dei giovani, ma già grandi, attori senza la statuetta (Ryan Gosling, Jake Gyllenhaal, Michael Fassbender fra i più noti). Il prossimo 9 febbraio, al Dolby Theatre di Hollywood, i bookmakers però danno finalmente come favorito incontrastato l’ultimo vincitore del Golden Globe nella categoria di miglior attore protagonista, colui che ormai da mesi divide la sua personalità con il Joker. Sarà la volta buona?
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Anch’io ho scritto un post sull’argomento: https://wwayne.wordpress.com/2020/01/13/un-attore-straordinario/. Le mie considerazioni ti trovano d’accordo?