
Per un figlio, di Suranga D. Katugampala
Nessun applauso a film concluso. Nessun commento sottovoce, nessuna fuoriuscita ordinata. Solo un accordo, «l’eco di un silenzio», in sala. L’emergenza di un discorso «che si fa forma, che si fa linguaggio».
Prima della proiezione, Suranga D. Katugampala, ospite del quarto appuntamento della rassegna “Il mio film” (al Cineteatro Volta), era salito sul palco esortato da un timido applauso e dalla mano di Paolo Lipari. Aveva introdotto il film parlando di emergenza, del budget ridotto, della difficoltà di trovare produttori, di come sia stata, di fatto, una produzione fra amici, intima quasi (ne parla anche Kaushalya Fernando in una piccola intervista). Si concentra, sospinto dal conduttore, sul suo tentativo particolarissimo di spingere alla comunicazione i suoi due mondi, lo Sri Lanka («vado in Sri Lanka per pensare») e l’Italia («torno in Italia per raccontare»), per di più in un’opera prima.
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L’articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2018 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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