Se abbiamo senso di esistere – Quanto tempo resta alla critica?
In casa si gela, perché le bollette e il cambiamento climatico e la rosacea, quindi meglio il freddo. Ho freddo alle mani, scoperte per digitare qualcosa su questa pagina bianca e cercare il modo per fottere la SEO (arte critica futuro ben fatto!) e farvi distrarre dallo scroll e portarvi qui con me. Allora penso che dovrei scrivere in caps lock COME FARE MEGLIO IL TUO TIME MANAGEMENT NEL 2024, e così subito ecco l’attenzione a me per, dicono le ricerche ma soprattutto l’opinione comune (la post-verità), 30 fatidici secondi. In questi trenta lunghissimi secondi che forse sono già passati, io – che sono narcisista e mi piace innamorarmi di me – ho rivisto tutti gli articoli che ho pubblicato qui sopra, su Birdmen Magazine, e sì, questo posto è una palestra di scrittura e sì, le cose migliori (cioè quelle vere, senza censura, quelle di valore perché hanno richiesto di prendermi il tempo) sono su questa piattaforma.
Ma ora che mi sono ripromessa che farò yoga nidra al mattino per l’anno nuovo, dopo aver abbandonato persone e posti di lavoro tossici che mi sottraevano il tempo del pensiero oltre a quello sociale, ecco l’orizzonte del possibile che si dilata e mi fagocita: che fare del tempo ritrovato? Cosa tenere? Dove investire le mie funzionalità cognitive che sono risorsa scarsa e deperibile? Cioè mi sono chiesta: devo continuare a scrivere le mie cose migliori per chi? Magari restare qui su Birdmen Magazine?
Ma se tanto a teatro non ci va nessuno, se tanto la critica ha perso di credibilità, se tanto è tutto un inzozzarsi di passaparola e di cartelloni e di produzioni sempre uguali, ma che poi dov’è l’estetica e chi è il pubblico e insomma, se tanto tutto, c’è ancora una possibilità per la critica contemporanea?
Io che ho solo domande e mai risposte, ho rivolto la questione a colleghe e colleghi, chiedendo loro di esprimersi in trenta secondi, cioè quattro righe. Ma prima di tornare alla pagina dei saldi invernali, state qui sopra ancora un po’ con me, che fa subito meno freddo.
→ Come Birdmen Magazine, inoltre, affronteremo il tema in una tavola rotonda dedicata, nell’ambito del Festival FuoriAsse Focus 2024, domenica 21 gennaio alle ore 11.30 presso Triennale Milano.
Ilaria Cecchinato – Difficile metterla giù in poche righe, è un discorso complesso, aperto e in continuo divenire. La critica non è affatto morta come si paventa, ha solo necessità di trasformarsi e, con fatica per quanto riguarda il teatro, qualcosa credo si stia muovendo. Non si tratta solo di formati, ma anche di un mutamento di sguardo e di azione, in ascolto dell’oggetto (artista-spettacolo) e del contesto (teatro) di oggi. S’ha da fare i conti con il presente, sia che si scelga di essere di nicchia, sia che si voglia una composizione più pop. Capire il contesto, e solo dopo, ritrovare, rinnovare, ripensare il senso.
Silvia Garzarella – Scrivere per testimoniare, forse. Da studiosa, ho lavorato ai testi critici esercitandomi in una sorta di archeologia dello sguardo, un viaggio indietro nel tempo per provare a osservare da vicino il ‘qui e ora’ dell’evento spettacolare. Tra pile di ritagli di giornale ho trovato teatri off dimenticati, poltrone rumorose, performer ribelli e firme stipendiate. Cronache da un mondo che sembra lontanissimo per gli spettatori tutt’altro che addormentati di oggi.
Carlo Maria Rabai – Vedo la critica come una forma di resistenza verso la dissociazione: esercitare e condividere il pensiero critico significa riunirsi attorno al fuoco e conversare, discutere, creare rapporti umani fondati sul pensiero anziché sulla materia. La critica è in un certo senso una tradizione da tramandare ed evolvere, attraverso il tempo e lo spazio. Dalla carta alla numerazione binaria, dalla pillola blu a quella rossa.
Emanuele Regi – Magari il teatro e la critica attraversano la crisi. Ma quello che non è in crisi, anzi capillarmente diffuso, è la teatralità: in grado di generare nuove relazioni e nuovi soggetti ancora sommersi, marginali e invisibili. Una metafisica della mescolanza, direbbe Coccia, a trazione teatrale. Forse questo dovrebbe fare una critica di ‘fronda’, tracciare nuove rotte diventando fedele cronista di questi viaggi. Avendo l’entusiasmo di veleggiare dove ci sono i leoni.
Federica Scaglione – Ci sono persone che si ostinano ad andare a teatro oggi: di cosa hanno bisogno? Non di blog narcisisti e opinioni fintamente rielaborate. Questa critica allontana le persone dalle sale perché non accompagna, non rassicura: è sproloquio cri(p)tipo che fa sorgere nel lettore un sospetto di “ignoranza”. Se la critica vuole sopravvivere deve smettere di essere autoreferenziale: non rispondere al teatro per il teatro, ma a chi si avvicina gradatamente, a chi vuole mettere a fuoco gli interrogativi. A queste persone ostinate, la critica deve fornire le coordinate e gli strumenti di massima per non sentirsi a disagio e soli di fronte al teatro.
Alessandro Stracuzzi – La critica (così come il teatro) non ha senso di esistere. Non a priori. Dobbiamo essere noi a darglielo. Dobbiamo trasformarla in specchio (spettatore-artista), ponte (intra, meta ed extra teatrale) e eco (di istanze). Nutrirla di suggestioni, linguaggi e domande. Siamo noi l’unica possibilità, quindi via alla responsabilità collettiva. Non basta più essere fuoco di paglia, bisogna trasformarsi in piromani.
Gaia Vimercati – Scrivo le mie cose migliori per chi non va a teatro. Per chi pensa di non essere abbastanza intelligente o preparato. Per chi nel circo cerca gli elefanti, le tigri, i leoni, e poi scopre l’uomo. Scrivo per costruire un luogo di incontro, per delimitare un campo di gioco, e divertirci insieme. Scrivo per difendere il diritto di cambiare idea. Scrivo per creare dei ponti, mettere in relazione. Infilzo la penna nel “terreno instabile comune” di Lepecki. Scavo nel presente come un’archeologa. Scrivo per portare alla luce processi sotterranei, e lasciarli andare, e lasciare che vivano ancora.
Between my finger and my thumb
The squat pen rests
I’ll dig with it
– Seamus Heaney
NOTA BENE
Questo vuole essere un articolo aperto e in divenire. Se hai voglia di condividere il tuo parere con noi, invia le tue righe a birdmen.contenuti@gmail.com.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – dedicata al cinema, alle serie e al teatro. Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista
[…] concorsi truccati, i provini che non ci sono più, le scelte di direzione e regia omologate, i critici sono agée e guardano sempre le stesse cose, la drammaturgia contemporanea è fiacca. E poi i soldi, […]