Ricreare il mondo di “Doctor Who” – Intervista a Daniele Roccati
Una delle novità più interessanti dell’ultima edizione di Lucca Comics & Games è stata la possibilità data ad un certo tipo di fandom di mettere in mostra i propri lavori, dimostrando come il confine tra produttori e consumatori, nell’universo mediale contemporaneo, sia sempre più sfumato: non solo per via dei meravigliosi cosplay che come ogni anno riempiono le mura, ma anche per la fortissima presenza di stand che hanno ospitato i prop (ovvero gli oggetti di scena) realizzati artigianalmente da spettatori che hanno deciso di immergersi con più forza nei racconti che amano. Noi abbiamo incontrato uno di loro, Daniele Roccati, membro fondatore del Doctor Who Italian Club e consulente nella realizzazione di alcune edizioni di prodotti di fantascienza (non solo del Dottore) che negli ultimi anni si è specializzato proprio nella riproduzione fedelissima di oggetti di scena presi dall’universo, classico e moderno, di Doctor Who. Oltre ad ammirare i suoi lavori realizzati artigianalmente con più tecniche – dalla stampa 3D fino al tornio – abbiamo voluto indagare con lui i confini di questa passione, ai margini di un professionismo che oggi le produzioni stesse tendono ad integrare e a incoraggiare, esplorando i dietro le quinte di un modo di essere fan che porta a toccare con mano i propri universi narrativi.
Come nasce il tuo interesse per gli oggetti scenici? E perché proprio Doctor Who?
Il bello del cinema penso sia proprio la capacità di portarti in un mondo fittizio ben preciso, molto più di qualsiasi altro mezzo di comunicazione. Ciò succede proprio grazie alle scenografie e agli oggetti di scena che diventano spesso talmente iconici da essere elementi distintivi di un intero mondo. Giusto per fare un esempio, quando si parla di fantascienza si pensa alle astronavi e già qui possiamo fare due grandi distinzioni: le astronavi linde e pulite e quelle sporche e mal messe. Proprio con queste due categorie si può subito distinguere se ci si trova nell’universo di Star Trek o di Star Wars. Da fervido immaginatore ho quindi sempre voluto “teletrasportarmi” in quei mondi che potevo solo ammirare da lontano e per fare ciò ho deciso di crearmeli. Tanti opterebbero per comprare i vari oggetti limitandosi a collezionarli ma, avendo alle mie spalle una famiglia di tutto fare, creare gli oggetti lo ho sempre trovato più divertente ed economico. Perché Doctor Who? La risposta potrebbe sembrare più semplice del previsto: perché è il mio franchise preferito in assoluto. La magia e la profondità delle sue storie mi ha sempre affascinato e proprio per questo mi son cimentato in questo mondo.
I tuoi prop sono fedelissimi. Cosa usi come riferimenti?
Quando si realizzano repliche dai film spesso si pensa che la realizzazione pratica sia la fase più complessa e lunga di tutto il processo ma ciò non è assolutamente vero. La ricerca delle fonti è sempre la più dispendiosa dal punto di vista temporale. Solitamente le mie ricerche iniziano recuperando i fotogrammi dalla serie originale, ma ciò solitamente non basta. Quando possibile cerco vecchie foto di archivio sia dalla produzione che dalle mostre ufficiali. Negli anni ’80 in Inghilterra vi erano moltissime “Doctor Who Exibith” e in quei posti magici venivano esposti tantissimi dei prop usati nella serie. Il problema in questo caso però è proprio trovare le foto: spesso devo ricorrere a immagini scansionate dalle stampe dell’epoca e la risoluzione non è il massimo. Quando mi è possibile però cerco di trovare le foto delle aste in cui moltissimi degli oggetti sono stati venduti e, se ho ancora più fortuna, cerco di parlare con i prop maker originali. Per quanto sembri assurdo, son sempre molto disponibili a condividere le tecniche con cui realizzarono le loro fantastiche creazioni.
Quanto tempo impieghi a realizzarne uno?
La durata di creazione, senza considerare la ricerca, varia molto da prop a prop. Lavorandoci solo dopo sera e nei fine settimana i tempi si allungano molto, ma, quando si ha un obiettivo come una fiera importante, si sudano volentieri anche sette camicie pur di farcela in tempo. Gli oggetti più piccoli come i Cacciaviti Sonici della serie classica sono abbastanza rapidi da realizzare, in tre giornate a tempo pieno si possono completare senza problemi. Più complicata invece diventa la questione con i Sonici della serie moderna: spesso ci vogliono intere settimane se non mesi. I prop più grandi ovviamente invece necessitano di molto più tempo: il Dalek ad esempio mi ha richiesto quattro mesi, e posso assicurare che è comunque un tempo da record! Bisogna però dire che alcuni oggetti non sono neanche mai finiti ma vengono aggiornati costantemente: Davros lo abbiamo realizzato nel 2016 ma giusto quest’anno ha avuto un “trapianto di testa”, si cerca sempre di migliorarsi.
Che valore può avere un prop realizzato con le tecniche che usi?
Il valore è un qualcosa a cui sinceramente non penso troppo, se ci penso è per assicurarmi di avere la risposta pronta se qualcuno rompe gli oggetti alle fiere. Dipende molto dal prop e anche dalla realizzazione vera e propria. Se parliamo ad esempio del Cacciavite Sonico del 10° Dottore, posso dire tranquillamente che una replica realizzata da me ha un costo decisamente maggiore di quello della replica perfetta realizzata dal prop maker che ha costruito l’originale; questo perché è un oggetto singolo e artigianale, realizzato completamente a mano e non industrialmente.
Vedi una prospettiva di professionalizzazione in questo tipo di passione? Penso a produzioni come Star Wars e Ghostbusters che ha integrato l’operato dei fan nei loro mondi narrativi.
Abitando in Italia sfortunatamente non vedo molte possibilità, soprattutto se si parla di Doctor Who. Conosco però dei ragazzi inglesi che sono nati come me, dei “semplici” prop maker appassionati di repliche, che poi son riusciti a lavorare alla serie vera e propria. Altri invece sono riusciti a diventare scultori per le action figure ufficiali; nel posto giusto le possibilità sarebbero immense. Per fare un appello pubblico: sappi BBC che io son più che disponibile!
A cosa stai lavorando al momento?
Sfortunatamente a troppe cose. Mi capita costantemente di avere mille progetti iniziati di cui molti non vedranno la luce per diversi anni. Già per Lucca Comics & Games 2023 speravo di portare tre pezzi nuovi, invece son riuscito a ultimarne solamente uno. A breve comunque porteremo in fiera il busto di uno Smiler (dall’episodio The Beast Below) e anche un K-9 completamente meccanizzato e radiocomandato, un qualche cosa con cui i fan possano relazionarsi. Sogno comunque di poter realizzare tutti i Cyberman, la progettazione ormai l’ho iniziata da molto tempo. Personalmente amerei fare più nemici dalla serie classica, più precisamente dagli anni ’60, amo lo stile dell’epoca.
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