
Le migliori conversazioni origliate a Venezia 80
Molte persone si staranno chiedendo perché questo articolo esca a Mostra del cinema già ampiamente conclusa, quando le acque si sono calmate e i film italiani sono già stati dimenticati: il fatto è che in questi giorni sono stato braccato da vari emissari della Polizia Cinematografica che questo articolo proprio non volevano farlo uscire. Ad ogni modo, dopo qualche giorno passato in provincia di Rovigo dandomi alla macchia e alla caccia di aironi e piccola selvaggina, ho raggiunto un internet point gestito da un parente alla lontana di Pierfrancesco Favino e posso finalmente dare alle stampe digitali questa inchiesta su Venezia 80, frutto di telecamere nascoste, microfoni nei bagni e tutto ciò di illegale che potete immaginare. Ovviamente ero a Venezia, ovviamente il mio accredito era falso, ovviamente le guardie del corpo di Guadagnino avevano il mio identikit risalente al 2019, anno in cui svelai a tutto il mondo il ghosting di Rami Malek nei confronti del ben noto regista di Melissa P.
E il bello è che Guadagnino l’ho pure incontrato, ci siamo salutati, o meglio, io l’ho salutato mentre eravamo in Sala Giardino ad assistere ad alcuni cortometraggi (uno prodotto proprio da lui), e vi devo confessare che a un certo punto i nostri sguardi si sono pure incrociati, incrociati geneticamente: ne è uscito lo sguardo di un regista di Roma Nord che abbiamo subito convenuto di sopprimere sul posto, diventando grandi amici e ricordando i vecchi tempi con Rami Malek.
Ma dicevamo, travestiti da influencer, modelle, affaristi, figli di papà e appassionati di tramezzini, ovvero come le persone più comunemente presenti alla Mostra e interessate al cinema in maniera inversamente proporzionale al loro numero, ci siamo fatti strada nei meandri delle sale, nei corridoio dei bagni, in tutti quei luoghi dove si annida l’espertone di cinema, il generatore automatico di masterclass su Fincher, l’accademico con la bulimica voglia di regalare al mondo un sito, un podcast, una monografia, una serie di dieci articoli e una diretta Facebook a tema “Cosa ho mangiato stamattina e cosa mi appresto a fare questo pomeriggio”. Eravamo – parlo al plurale per risultare più minaccioso e inattaccabile -, pronti a registrare qualsiasi cosa facesse al caso nostro, cercando di andare più a fondo di questo pozzo senza fondo riempito di spritz Campari, l’unico possibile, pozione magica utile a scrivere tre o quattro recensioni a caldo che verranno ben spese nei salotti buoni del Lido «Ehi! Ti ho mandato la mia recensione di Poor Things, leggila eh!» – «Sì, sì, stasera me la leggo, a domani».
E invece quella recensione non la leggerà mai, mentre voi potete leggere di seguito i documenti non secretati che io e Adam Driver abbiamo raccolto qui e là durante la mostra, alcuni con un po’ di contesto, altri senza contesto e forse, proprio per questo, epigrammi eterni, citazioni per una vita, manifesti di poetiche anonime e in alcuni casi pure sincere, generate dalle povere creature che animano il circo della Mostra del cinema più bella di tutte.
Le migliori conversazioni origliate a Venezia 80
Sala perla, proiezione di Hitman, 4 settembre, 21:45, due loschi individui, parlando di Amaguchi
– Lui è un regista molto dilatato, però vabè…
– No bel film, bel film… leeeeento… molto Lav Diaz, però Diaz…
Sempre in Sala Perla (dove evidentemente nascono le migliori perle)
– Ti sei perso barbareschi…
– Quanto era brutto?
– Merda
– Eh tanta… e liquida
Citazione di cui non abbiamo colto il contesto ma che sembra uscita da Boris
– Cioè, avrà fatto il metodo Strasberg al contrario
Aspettando un vaporetto notturno, la massima imprescindibile
– Lanthimos è sempre Lanthimos
Dopo la proiezione di Enea in Sala Grande
– Che ne pensi di questo film?
(Allarga le braccia) – Noioso.
– Ma anche odioso
La bocca della verità
– È uno sgamo però, perché tutti vengono qui a vedere gli stessi film, non vogliono vedere il film del regista scemo di turno, vogliono vedere Garrone, Castellitto…
Ora di pranzo, red carpet, mille gradi all’ombra, facciamo una domanda alla donna seduta lì davanti, coperta da un misero ombrellino portatile
– Scusi, chi è che aspettate?
– Non lo so, chiunque
Fuori sala stampa, 9 settembre, una giornalista al telefono
– Sì guarda, finché sto qua sto benissimo, ma purtroppo è finita
Sempre fuori dalla sala stampa, un’altra giornalista dall’umore opposto
– Meno male che oggi è l’ultimo giorno, devo resistere ancora oggi, poi domani mi riposo
E questo è quanto, alcune persone staranno pensando che forse la nostra inchiesta sia stata fallace, insufficiente, inutile, e io aggiungerei che è stata pure dispendiosa, però siamo stati noi a mettere Driver e Favino allo stesso tavolo, e a fargli fare la pace come si fa coi bambini di tre anni, facendo spegnere le candeline a entrambi e distribuendo regalini a tutti gli invitati. Insomma il cinema è salvo, a proteggerlo sono pochi agenti segreti che popolano i festival: non dimenticatevi di noi e della possibilità di farci un bonifico all’iban IT69F4V1N0…
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