
Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri | Un Fantasy da manuale
Con un vertiginoso tiro di iniziativa, i due registi comedy Jonathan Goldstein e John Francis Daley, salvaguardati del benestare della Paramount, si aggiudicano la nuova trasposizione cinematografica del gioco di ruolo più popolare al mondo, smarcandosi dall’insuccesso di Che il gioco abbia inizio (2000), altra pellicola ispirata da Dungeons & Dragons. Il blockbuster assesta il colpo facendosi beffa di certi rigidi meccanismi del gameplay, ma al tempo stesso riesce ad agganciare allo schermo con affettuosa ironia gli appassionati. La sua spigliatezza ad ogni modo non preclude la visione ad un pubblico più trasversale, contagiato a prescindere da una comicità accattivante di stampo marvelliano.

Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri si avvale di un protagonista-cantore, il bardo Edgin, per scandire le impacciate gesta di un singolare gruppo di avventurieri: un giovane stregone truffaldino, una druida capace di trasformarsi in una sfilza di animali improbabili e infine l’eternamente spazientita Holga, unica vera picchiaduro della squadra. Questa partitura impone alla trama una struttura episodica che riserva a ciascun personaggio il suo orizzonte di crescita, inteso sia come maturazione interiore sia come potenziamento – a livelli – delle competenze magiche o delle abilità di combattimento. L’accavallamento delle peripezie durante tutto l’arco della narrazione rimanda all’immaginario tipico del romanzo picaresco, dove un povero sventurato armato di buone intenzioni si ritrova a compiere azioni questionabili per cacciarsi fuori da guai da lui stesso provocati.
Come nei migliori fantasy, tutto ha inizio con un oggetto magico: in questo caso, una rarissima tavoletta capace di resuscitare i defunti. Il primo a volersene impossessare è Edgin, per ripulirsi la coscienza dall’aver involontariamente causato la morte di sua moglie. Era stato proprio lui, con la sua superficiale baldanza, a sottrarre dell’oro ai temibili Maghi Rossi, scatenando la loro ira e dando il via a uno spietato regolamento di conti. Quando, anni dopo, si presenta l’occasione di mettere le mani su quell’unica possibilità di riavere per sé la sua amata, il bardo orchestra una rapina a regola d’arte assieme ad altri abili furfanti; uno di loro però, il ladro traditore Forge Fitzwilliam, rovina il colpo, scappa col bottino e porta con sé il vero tesoro di Edgin, sua figlia Kira.

Questo fallimento sarà la scintilla che innescherà uno scoppiettante viaggio attraverso scenari multicolore, popolati da creature pescate direttamente dal Manuale dei Mostri di D&D. Gradevoli e leggeri i siparietti comici che coinvolgono i “divoracervelli”, encefali a due zampe pronti a sbranare chiunque abbia un briciolo di intelligenza (non i nostri personaggi), e il tondo drago Themberchaud, che con la sua stazza rimane imbottigliato dentro una caverna destinata a sgretolarsi. Al di là dei simpatici animatronics, il centro propulsivo del film è il cast, un’accozzaglia eterogenea di talenti e di volti noti, a partire dal villain, uno Hugh Grant scatenato nel suo narcisismo autoironico, ormai assodato nei panni dell’attaccabrighe di turno (come in A very English scandal). Degna di nota anche la performance di chi vorrebbe mandare in fumo i suoi piani malvagi, il protagonista Chris Pine (Wonder Woman), assieme a Michelle Rodriguez, Sophia Lillis e Justice Smith. Spiccano tra le comparse un Bradley Cooper in formato tascabile, ex fidanzato di Holga, e l’esilarante Regé-Jean Page che, da duca bello e tenebroso di Bridgerton, si trasforma in un pedante paladino incapace di decifrare persino i modi di dire più elementari.
Budget, humor, intrighi. Ecco il ventaglio di carte vincenti necessario a garantire la riuscita di un lungometraggio d’avventura vecchio stile ma capace di essere incalzante, in virtù dei suoi dialoghi scaltri e frizzanti e della sua abilità di intercettare una nicchia – quello del gioco di ruolo – che sta di nuovo rubando la scena e incuriosendo un pubblico sempre meno settoriale (su tutti vale l’esempio di Stranger Things). Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri più che questi ultimi, onora D&D.
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