
Lucifer – L’irresistibile successo del Signore degli Inferi
<< I’m not evil, I’m the Devil>>, è questa l’ iconica citazione di Lucifer, una delle serie più longeve e di successo del colosso di intrattenimento Netflix, arrivata alla quinta stagione. Trasposizione televisiva dell’omonimo fumetto pubblicato dalla casa Vertigo, lo show ideato da Tom Kapinos ha conquistato gli spettatori fin dalla prima stagione arrivando ad aggiudicarsi la produzione della quinta (disponibile dal 21 agosto), in attesa della sua seconda parte.
Lucifer Morningstar (Tom Ellis), il Signore degli Inferi per eccellenza, decide di prendersi una vacanza e di ritirarsi in villeggiatura a Los Angeles dove apre un suo personale night club: il Lux, luogo di perdizione e divertimenti mondani. Il tallone di Achille del Diavolo? Essere innamorato di una seducente e brillante detective (Lauren German) che in questa quinta stagione sembra accettare il sentimento contrastante e sconvolgente del più malefico tra gli Esseri. Quella che potrebbe sembrare la classica storia d’amore tra la bella e la bestia, viene arricchita dalla presenza di personaggi carismatici appartenenti alla tradizione biblica, qui catapultati nella modernissima e frenetica città degli Angeli e da frequenti omicidi da risolvere. Gli showrunners Joe Henderson e Ildy Modrovich presentano la prima parte della nuova stagione come una delle più emozionanti e sentimentali della serie; la storia d’amore tra il Diavolo e la detective sembra essere finalmente coronata ma, nonostante l’apparente lieto fine, i nostri protagonisti non si faranno mancare una buona dose di guai terrestri e problemi angelici che ostacoleranno la loro unione.

Cosa rende Lucifer una serie di successo? Si tratta di una perfetta crime story ben camuffata dall’argomento di genere fantastico e dalla presenza di personaggi legati alla tradizione biblica. Il basso continuo fantasy della serie sostiene la struttura del classico genere poliziesco procedural, riuscendo ad intrattenere senza mai annoiare lo spettatore. La novità sta nella scelta della “squadra infernale”: il Diavolo, nelle vesti di un affascinante seduttore, collabora con la polizia di Los Angeles insieme alla “famiglia d’origine” e gli amici demoni. La logica c’è e si vede: chi se non il peccatore per eccellenza può avere il compito di trovare e arrestare tutti i criminali della città degli Angeli?
Nel calderone infernale non possiamo farci mancare anche il family drama. Lucifer, il figlio ribelle, continua a soffrire la divina incombenza paterna anche durante la sua permanenza sulla Terra. Il rapporto con la famiglia è intriso di amore e odio e, proprio come un qualsiasi comune mortale, il Diavolo si concede diverse sedute di psicoterapia presso lo studio della sua dottoressa di fiducia. Il mix tra argomento sovrannaturale e frenetica vita moderna rendono questa serie estremamente accattivante e vicina al pubblico sotto molteplici punti di vista. Il ruolo del cattivo è qui ribaltato attraverso la figura di un uomo apparentemente sicuro di sé, ma internamente divorato dalla sofferenza di una natura che non accetta totalmente.

La chiave di svolta di Lucifer si trova nel binomio “buono e cattivo”. Chi è veramente cattivo e chi non lo è? Durante il corso della serie vengono ribaltati tutti i tòpos sull’argomento: il Diavolo mostra un lato umano e sensibile che quasi non si addice al suo ruolo, mentre i fratelli angelici del Signore degli Inferi possiedono un’anima perfida e malvagia, ben lontana dall’idea di perfezione e bontà che caratterizza una figura celestiale. Per lo spettatore sembra quindi risultare naturale patteggiare per Lucifer e per la sua schiera di demoni. Il Re degli Inferi collabora con la legge e si dimostra vicino agli innocenti e indifesi, propenso a voler continuare il suo lavoro di “giudice dei peccatori” anche sul suolo terrestre.
Lucifer è una storia di redenzione; il Diavolo scappa dalla sua dannazione eterna per cercare un lieto fine e un risvolto nel sentimento d’amore per un’umana. Il messaggio della serie supera il mero prendersi gioco delle personalità angeliche e ridicolizzarle verso i divertimenti terreni. È nella compassione del pubblico che i sentimenti umani del protagonista possono trovare lo spazio per una redenzione definitiva.
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