
The Mandalorian – Capitolo XX – Educazione Mandaloriana
Attenzione: la recensione contiene spoiler dell’episodio 20 | Il Capitolo XIX di The Mandalorian ha visto una variazione notevole dalla struttura abituale della serie, proponendo a partire da personaggi secondari un excursus su temi per ora poco trattati, come alcuni spunti interessanti sullo stato della Nuova Repubblica, che tanto sono mancati nella trilogia Sequel, mancando però il bersaglio rispetto a una produzione come Andor, avvezza fin dall’inizio a temi politici e ad una scrittura più matura. Il Capitolo XX, The Foundling, è invece un ritorno alla forma in cui la classica missione secondaria di Din e Grogu funge da premessa per esplorare tematiche e ambientazioni più centrali alla vicenda.
L’episodio, diretto da Carl Weathers (il mitico Apollo Creed di Rocky, e interprete di Greef Karga) e scritto dagli showrunners Favreau e Filoni, si apre su uno spaccato di vita nella base segreta Mandaloriana, dove una sessione di allenamento marziale viene interrotta dal rapimento da parte di una creatura volante di uno dei Trovatelli, il figlio di Paz Vizsla che era già scampato al coccodrillo gigante del Capitolo XVII. La missione di salvataggio divide i personaggi, con Din nel team di soccorso capitanato da Bo-Katan, mentre Grogu rimane con l’Armaiola ad imparare la Via dei Mandaloriani. Il Trovatello del titolo sembra riferirsi inizialmente a Ragnar Vizsla, poi proprio a Grogu, che dopo la parentesi dell’allenamento Jedi con Luke Skywalker sembra ora destinato a diventare un Mandaloriano a tutti gli effetti, ma è interessante anche il parallelo con Bo-Katan Kryze, che riceve a sua volta una seconda educazione.

Bo-Katan è stata finora in netta opposizione ideologica al culto di cui Din fa parte, erede della Death Watch di The Clone Wars, critica del loro passato da veri e propri terroristi e divertita dalla loro radicale interpretazione delle antiche usanze Mandaloriane, a partire dall’obbligo a indossare sempre l’elmo. La distruzione del suo pianeta natale, la perdita della Darksaber e l’abbandono da parte dei suoi compagni hanno trasformato Bo in un personaggio disilluso e sconfitto, che apparentemente passa le sue giornate accasciata sul trono di un castello vuoto (di cui per altro rimangono ormai solo macerie), ma il suo imprevisto battesimo, con annessa visione del Mitosauro, le presenta ora la possibilità di un nuovo inizio.
Le sue abilità sono evidentemente superiori alla maggior parte dei Mandaloriani, come dimostrato nei suoi salvataggi, dello stesso Din su Mandalore e del giovane Vizsla, eppure la sua conoscenza della Via nella sua forma più tradizionale è quella di un Trovatello. La freddezza di Bo sembra essere incrinata dalla calda accoglienza da parte degli altri membri, dal senso di cameratismo e famiglia in cui viene immediatamente inclusa, ulteriormente amplificato dal suo eroismo contro il mostro volante.

Rimane il dubbio sulle intenzioni finali sue e degli sceneggiatori, tra una sincera volontà di ritornare alle tradizioni Mandaloriane come parte di un gruppo e il desiderio di riprendere il potere dopo la debacle della Darksaber, così com’è ancora ambigua la rappresentazione dei Children of the Death Watch: culto fondamentalista o famiglia rispettosa delle tradizioni? La risposta a queste domande sarà probabilmente uno dei fulcri del resto della stagione, ma l’evoluzione di Bo-Katan l’ha sicuramente resa un personaggio più complesso, convincente come futuro leader (ruolo a cui sembra ben più avvezza del nostro Din, un po’ lasciato in disparte in questo capitolo) o come potenziale avversario.
L’altra metà dell’episodio riguarda invece Grogu che, dopo aver vinto il suo primo duello con un’ottima imitazione della versione più acrobatica del Maestro Yoda, viene istruito sulla Via dei Mandaloriani dall’Armaiola. I violenti colpi della Forgia causano, come era già successo al suo padre adottivo, un salto nel passato, con un nuovo flashback all’Ordine 66 e il massacro dei Jedi. È proprio su Coruscant che abbiamo forse la sorpresa più grande dell’episodio per gli appassionati: a salvare il giovane padawan è infatti il Maestro Jedi Kelleran Beq, interpretato da Ahmed Best, il controverso Jar Jar Binks della trilogia prequel.
Qualsiasi sia l’opinione personale sul maldestro Gungan, Best era stato una delle maggiori vittime delle reazioni negative da parte del fandom più fondamentalista di Star Wars, ricevendo critiche personali che ne hanno profondamente influenzato la carriera e vita privata, ed è quindi un piacere rivederlo in azione nel ruolo addirittura di un Jedi, riprendendo e ampliando un personaggio creato per il game show televisivo per bambini Star Wars: Jedi Temple Challenge; Beq a sorpresa sopravvive, e i due fuggono a bordo di una nave di Naboo (possibile riferimento a Padme Amidala o ad un ancora più sorprendente, se non eccessivamente audace, ritorno di Jar Jar), lasciando presupporre una futura continuazione della backstory di Grogu.

L’episodio si chiude in maniera similmente speculare alla sua struttura, con la forgiatura di un pezzo di armatura per entrambi i nuovi Trovatelli, un medaglione di Cechov per Grogu, che sembra già destinato a ricoprire il ruolo di “Bibbia nel taschino” in un futuro scontro, e uno spallaccio per Bo Katan, che sceglie il signet del Mitosauro, forse in segno di unione con la sua nuova famiglia, forse vedendo nel leggendario mostro una futura legittimazione al potere.
Il Capitolo XX non avanza particolarmente la trama orizzontale della stagione, ma il buon mix di Mandaloriani in azione e approfondimento dei personaggi, dai tratti semplici ma ben caratterizzati, punta sulle maggiori forze dello show, ponendo dei solidi spunti per quella che sarà la continuazione della storia.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista