
Drive – La violenza e il dio neon | Speciale NWR
Il film spartiacque della filmografia di Nicolas Winding Refn e suo più grande successo al botteghino è Drive. Protagonista Ryan Gosling che diventa star e antidivo dal fascino silenzioso, emblema del maschio sigma e fonte di meme ancora oggi in trend. Drive è l’unico film di cui Refn non firma la sceneggiatura, ma è anche il suo apripista alla trasformazione in brand byNWR, un film che gli conferisce notorietà e riconoscibilità e che consacra alcuni suoi elementi chiave: la violenza esplosiva, i neon, la metropoli come parte integrante del testo filmico, il tema della vendetta. Primo capitolo di quella che viene definita come “La trilogia del Neon” insieme ai successivi Solo Dio perdona e The Neon Demon, il film vede protagonista il driver senza nome (Ryan Gosling) che, innamorato della sua vicina di casa Irene (Carey Mulligan), per proteggere lei e suo figlio, si ritrova nel vortice malavitoso di una Los Angeles lontana dal glamour hollywoodiano.

Il personaggio principale è una figura tripartita: di giorno meccanico, di sera driver professionista che aiuta rapinatori a fuggire – previe rigide regole da seguire – e l’alter ego stuntman di film d’azione. La sua vita ruota attorno al veicolo, alla macchina, alla sua matericità. Non c’è la feticizzazione ballardiana per il mezzo, piuttosto il tramite per affermare l’identità dell’eroe (anti-eroe). Così come accade per Driver di Walter Hill e per Le Samouraï di Melville, gli algidi protagonisti sono artefici del proprio destino nella loro discesa verso gli inferi che però non prevede risalita. Il plot di Drive è intriso degli archetipi classici della tragedia in cui l’eroe fa di tutto per salvare la donna/oggetto del desiderio, con tanto di antagonisti da uccidere (Nino e Bernie) e aiutanti (Standard e Shannon). Come scrive Rudi Capra nel suo volume dedicato al regista danese «Drive ricalca la morfologia di una fiaba».[1]

Se nella prima parte la trama si svolge in maniera semplice e lineare, – il pilota incontra Irene, se ne innamora pur non dichiarandosi e inizia a frequentare la sua casa prendendosi anche cura del figlio -, nel momento in cui compare Standard (Oscar Isaac), marito di Irene che finisce di scontare la sua pena in carcere, la storia inizia a infittirsi e ingarbugliarsi. Entrano nuovi personaggi, si nascondono inganni e doppi giochi, uno stile che ricalcala i tipici procedimenti rompicapo di certi noir classici (Il grande sonno docet!). Eppure tutto si muove con la ricerca disperata dell’oggetto del desiderio, da un lato, e la vendetta, dall’altro. Los Angeles diventa un dedalo in cui il protagonista compie la sua catàbasi ma ne è tuttavia inghiottito dall’efferatezza tanto da trasformarlo e accecarlo di violenza. Il film si apre proprio con la mappa della grande metropoli che, appunto, regola i risultati delle rapine a cui il pilota fa da guida nella fuga. I luoghi perciò diventano il motore del percorso del personaggio principale. La scena dell’ascensore – luogo di transitorietà per eccellenza – quella ormai diventata il simbolo del film e in cui emerge la figura ambivalente di driver (dolcezza e violenza), è proprio il suo momento di passaggio. Il pilota, resosi conto dell’ineluttabilità a cui lo hanno portato le sue scelte, bacia la sua amata, in un ralenti indimenticabile, e subito dopo uccide ferocemente il malvivente che lo stava cercando. La scena ricorda, per efferatezza, il pestaggio ad opera dei protagonisti di Irréversible di Gaspar Noé, regista che condivide con Refn analogie per utilizzo di violenza e neon e, forse anche di colonne sonore memorabili. Infatti qui la musica svolge un ruolo importante: Refn sceglie artisti che riprendono il synth pop e l’elettronica anni ’80, le atmosfere ci riportano ai notturni di Michael Mann e poi utilizza A Real Hero dei College & Electric Youth che funge a descrizione del protagonista stesso.

Il driver di Ryan Gosling è diventato perciò un personaggio ormai emblematico nell’universo cinema, al pari di Travis Bickle o di Jena Plissken. Il mood silenzioso (ancora più estremo in Solo Dio perdona), la sua mise con tanto di giubbotto teddy con scorpione dietro, con riferimento ad Anger, che diventa il suo travestimento come per un super-eroe, le sue corse in auto con tanto di cambio manuale. Drive, a oggi, è forse il film più riuscito di Refn, un film che seppur anche molto intriso di cinefilia, è un film spartiacque che racconta di un passaggio da eroe a anti-eroe, di esplosione di violenza e di affermazione identitaria, seppur in una discesa verso l’abisso. È anche il film della trasformazione dello stesso regista, da Nicolas Winding Refn a marchio NWR. Un film su cui bisognerebbe ancora spendere molte righe per racchiuderlo tutto, perché a ogni visione ci affascina con la sua sfacciata ed esibita appetibilità.
Dolce violenza al neon.
[1] Capra Rudi, Nicolas Winding Refn. La vertigine del fato, Falsopiano, 2022
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