
“Moon Knight” Episodio 3 – Grand Tour
Avessi scritto un anno fa la recensione di questo episodio 3 di Moon Knight avrei probabilmente magnificato alcuni elementi indubbiamente dirompenti di questa serie che, arrivata a metà della sua run, si mostrano in tutto il loro potenziale: l’Universo Cinematografico Marvel arriva qui infatti ad affacciarsi su un’ampiezza doppiamente “inedita”, da un lato aprendo le porte a un immaginario globale concreto, dall’altro scavando nella profondità di un personaggio che è obiettivamente tra i narrativamente più gustosi della vastissima scuderia della Casa delle idee. Però quest’episodio arriva con dietro di sé prodotti come Eternals e WandaVision, costringendo a ridimensionare totalmente la portata di certi elementi, permettendoci di portare il nostro sguardo su interstizi del racconto altrimenti facilmente trascurabili.

Moon Knight, tanto su schermo quanto su carta, porta con sé il necessario immaginario esotico che scava in un’idea di “Egitto” ben consolidata nello sguardo del fruitore occidentale, abituato a leggervi rimandi storici, mitologici, fantascientifici e narrativi che incontrano ogni tipo di rimando intertestuale pensabile. Vero mito postmoderno – e mai davvero affrontato con la giusta serietà – l’Egitto è il setting perfetto per ampliare il mondo Marvel oltre i confini occidentali (diciamocelo, Sokovia e il Wakanda non valgono) e per allargare il – letterale – pantheon mitologico su quello di culture altre, come dopotutto i fumetti hanno già fatto da tempo. E mai come in questo episodio di Moon Knight assistiamo, anche se per poco, ad un Egitto tangibile, fatto di sabbia e sole autentici, non rinchiusi nelle soffocanti mura della CGI.

Proprio questa autenticità di un Egitto respirabile – la produzione è avvenuta al confine della Giordania – è l’elemento di scarto con Eternals, che pur avendo anticipato (e in parte avendo contraddetto) l’idea della presenza di divinità altre nel passato Marvel e avendo effettivamente ampliato a livello globale la portata delle storie, ha mancato nell’ancorare a correlativi oggettivi del mondo la vastità di immagini più grandi degli immaginari stessi. In questo il formato televisivo contemporaneo, fatto di mezzi potenti al servizio di contorni limitati, sa restituire un Egitto autenticamente postmoderno, identificabile e “abitabile” dallo spettatore, più concreto e tangibile.

In parallelo, assistiamo ad un ulteriore avanzamento nella complicata vita interiore di Marc Spector/Steven Grant, con un consolidamento del rapporto tra Moon Knight e Mr. Knight, due outfit che in questa serie acquisiscono un significato forte e plastico nella narrazione. Ormai dopo WandaVision (e per i più attenti, dopo Legion) possiamo dirci abituati a viaggiare nel disordine mentale di un personaggio Marvel, tanto da aver spazio per congetture e ipotesi che scavano nella competenza dei sempre attenti lettori di fumetti: manca infatti una personalità all’appello, quella di Jack Lockley, che nei fumetti è un tassista dai toni noir esplicitamente ispirato a Taxi Driver; sarà forse lui il violentissimo responsabile dei combattimenti mortali di cui non sanno nulla né Marc né Steven? E se sì, quale costume possiamo aspettarci di vedergli indosso?

Un’ultima considerazione va fatta per la partecipazione di Gaspard Ulliel nei panni di Anton Mogart, attore francese dal talento sorprendente, in grado di restituire forza e autenticità a ruoli che, anche dove non centrali, non sono mai rimasti di contorno. Vedere quest’episodio di Moon Kngiht, dedicato proprio alla memoria di Ulliel, consapevoli della sua prematura e recentissima scomparsa restituisce tutto un altro aspetto ad una sequenza che troppo facilmente avrebbe lasciato spazio a vuote affermazioni di patinatura o autoreferenzialità. È invece la forza attoriale degli interpreti coinvolti in produzioni simili a far fare ai prodotti Marvel quel salto ulteriore verso la profondità scenica, stilistica e narrativa che contraddistingue un panorama audiovisivo in costante crescita, più vasto dell’immaginario stesso.

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[…] Nel complesso poi questi primi quattro episodi sono a tutti gli effetti un vero e proprio “Grand Tour” della storia editoriale del […]