
Hawkeye – La Marvel fa (ancora) centro
Dopo un 2020 di pausa forzata per i Marvel Sudios, il 2021 ha regalato ai fan della Casa delle Idee un’esplosione di prodotti molto eterogenei tra loro che hanno rilanciato la narrazione audiovisiva Marvel aprendola verso una quarta fase totalmente nuova. A fare da apripista, inaugurando il fiume di serie Marvel Cinematic Uiverse su Disney+, abbiamo avuto WandaVision, riuscitissimo prodotto dalle plurime ambizioni che ha dato il via ad un anno punteggiato da titoli più o meno riusciti, ma tutti chiacchieratissimi, conclusosi con Hawkeye, passato decisamente più in sordina, ma in grado di restituire una conclusione più che entusiasmante a questo 2021 che, nel bene e nel male, ha visto il predominio di Disney+ nel mercato dello streaming e della Marvel negli incassi in sala.
Come ci ricordava già lo stesso Jeremy Renner sei anni fa da Jimmy Fallon, è molto difficile essere Occhio di Falco in una squadra che comprende Hulk, Capitan America e Thor: un uomo con arco e frecce in mezzo a divinità, mostri e superuomini. Da qui parte la narrazione di Hawkeye, ricalcando esplicitamente le atmosfere di una delle più belle saghe fumettistiche Marvel su Clint Barton – del 2015, scritta da Matt Fraction, consulente per la serie Disney+, e disegnata da David Aja, di cui viene ripresa l’efficacissima estetica – che nei suoi sei episodi restituisce una narrazione coesa, lineare e solida, in grado di condensare l’azione, il racconto di formazione e i ponti cross-mediali tipici del MCU in una delle prove più riuscite di prodotto seriale Marvel/Disney.

Il doppio filo narrativo che lega Clint Barton (Jeremy Renner come sempre eccezionale) e Kate Bishop (una sorprendente e smagliante Hailee Steinfeld) si intreccia lungo un racconto perfettamente scandito, tenuto insieme da una scrittura che non cerca mai di eccedere dai margini del proprio formato e che lascia libertà ai due interpreti di arricchire i propri ruoli attraverso una chimica efficacissima, naturale e mai forzata, in grado di raccontare una profondità emotiva dei personaggi necessaria a riportare il racconto a una genuina dimensione urbana, in cui si consuma tanto l’azione più entusiasmante quanto si articola un reticolo di ponti cross-mediali tra prodotti passati, presenti e futuri, rendendo Hawkeye una serie strettamente necessaria – eppure in questo mai “arrogante” – per gli equilibri dell’ecosistema MCU.

Senza grandi sensazionalismi, infatti, Hawkeye diventa il punto di contatto di prodotti cardine (il primo Avengers, Avengers: Endgame e Black Widow, tra i vari) riaprendo la possibilità di un “ritorno a casa” del micro-franchise Marvel/Netflix e ridefinendo non pochi confini della continuity MCU. Tutto senza alcun grande clamore, con una promozione passata piuttosto in secondo piano (complice l’uscita di Spider-Man – No Way Home) e affidata a trailer per nulla accattivanti. Tutto l’hype del prodotto si è basato sulla competenza dei lettori di fumetti memori del ciclo Fraction/Aja e sulle aspettative nei confronti di Hailee Steinfeld, incaricata di dare vita alla prima vera e propria origin story di una Young Avenger alle soglie della prossima fase audiovisiva dell’Universo Marvel.

Il risultato è decisamente superiore alle premesse su cui la promozione poggiava: non solo la Steinfeld si è dimostrata eccezionalmente adatta al ruolo (mostrando anche un entusiasmo palpabile nell’interpretarlo), ma ogni episodio della serie ha saputo portare sugli schermi di Disney+ un crescendo di puro intrattenimento Marvel: gli episodi di Hawkeye, che seguono un andamento squisitamente orizzontale da miniserie, affidano alla verticalità una sorta di crescendo di ritmo, tensione e stratificazione narrativa, il tutto condito da una regia consapevole e attenta a non eccedere nel sensazionalismo delle scene action, pur regalando punte di puro divertimento fumettistico (si pensi, per tutti, al terzo episodio) e senza mai sentire il bisogno di fastidiosi filler, che ormai sembravano la condanna di prodotti come questo.

La formula di sacrificare l’hype sensazionalistico per puntare sulla resa coerente con personaggi, contesto e intorno narrativo diventa la chiave di lettura per comprendere la riuscita di una serie solida come Hawkeye, tanto che ci si augura di ritrovare lo stesso atteggiamento in alcuni dei titoli potenzialmente più delicati annunciati dalla Marvel sulla piattaforma Disney (Moon Knight e She-Hulk su tutti), per non rischiare delusioni più o meno annunciate e per sfruttare prodotti simili per seminare elementi dal grande potenziale narrativo nei progetti a venire: in Hawkeye è il caso dello Spadaccino, la cui parabola tragicomica ricalca l’immaginario della sua controparte fumettistica, e del Kingpin di D’Onofrio che verosimilmente torneranno nella serie Echo incentrata su Maya Lopez e in Secret Invasion.

La serie Hawkeye si attesta la sorpresa migliore di questa conclusione di 2021 sulla piattaforma Disney, regalando ai fan Marvel una Kate Bishop superiore a ogni aspettativa e rilanciando la narrazione MCU lungo una delle sue direttrici principali (quella spionistica; per quella mistica correte in sala a vedere Spider-Man fino alla fine). Chiaramente ci si aspetta più di un seguito, anche perché la coppia Renner/Steinfeld si è dimostrata efficacissima nel contesto urbano, e si spera che quest’ultimo torni ad essere seriamente approfondito dai Marvel Studios, perché l’Universo della Casa delle Idee resta, sempre e comunque, il mondo fuori dalla finestra.

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