
Save the last dance for me – La retroprospettiva di Alessandro Sciarroni
Le pareti candide degli spazi di Triennale Milano rendono ancora più vivido il vortice di colore ed emozioni di Save the last dance for me, la performance ideata da Alessandro Sciarroni – Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale Danza 2019 – che abbiamo visto nell’ambito della quarta edizione di FOG, il festival di arti performative che esplora i linguaggi del contemporaneo.
In Save the last dance for me Alessandro Sciarroni collabora con i ballerini Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini sui passi di un ballo bolognese chiamato Polka Chinata, una danza di corteggiamento risalente ai primi del ‘900: originariamente eseguita da soli uomini, è una pratica fisicamente impegnativa, quasi acrobatica, che prevede che i danzatori, abbracciati l’un l’altro, girino vorticosamente mentre si piegano sulle ginocchia quasi fino a terra.

Nel dicembre 2018 Alessandro Sciarroni riscopre questa danza, praticata in Italia ormai da sole cinque persone, e decide di far rivivere questa antica tradizione popolare in pericolo di estinzione. Così prende vita il progetto Save the last dance for me, grazie alla collaborazione con Giancarlo Stagni, un maestro di balli Filuzziani (la Filuzzi è l’interpretazione data a Bologna e provincia degli stili tipici del ballo liscio) che per primo ha studiato la polka chinata grazie al ritrovamento di alcuni video di documentazione risalenti agli anni Sessanta.
Save the last dance for me è la sintesi di un percorso creativo che incrocia, con grande coerenza di visione, traiettorie di significato differenti: da un lato, l’esercizio di una sequenza strutturata di movimenti che si fa spettacolo, affrontata quasi in senso agonistico; dall’altro, il recupero di un patrimonio culturale perduto volto diffondere e ravvivare la polka chinata in un’ottica di conservazione, che può cosi continuare a esistere sotto lo stupore incatenato allo sguardo di nuovi spettatori e, come linfa, tornare a circolare nel nostro presente.
Ma la performance dei due danzatori Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini – spettacolo seduttivo e mozzafiato – è, al contempo, un dialogo tra passato e presente, che prende vita grazie ad un processo di attualizzazione. La pratica della polka chinata, infatti, non viene meramente riprodotta ma trova una nuova declinazione di significato nel paradigma contemporaneo, divenendo, da muto reperto, specchio della nostra società.

La performance, per Richard Schechner – padre dei performance studies – ha una valenza comunitaria trasformativa che rende possibile l’essere percepiti e il percepirsi nella struttura sociale attraverso l’attualizzazione una serie di convenzioni, forme, valori, che appartengono alla comunità e che siano costitutivi di una memoria collettiva. Senza una relazione con il presente la performance sarebbe, altrimenti, sempre la mera riproduzione di una memoria sterile, che deve invece passare attraverso un processo di riappropriazione e condivisione dal basso per avere un significato nella coscienza del pubblico.
Questo processo prende vita attraverso il cosiddetto ‘recupero dei comportamenti’, ovvero una attualizzazione non esclusivamente intellettuale, ma che passa attraverso la scomposizione e la ricomposizione di gesti che hanno a che fare con la dimensione concreta del corpo in azione. Questo bagaglio di gesti, così, non viene solo recuperato, ma anche rinnovato, cambiato. La “restoration of behaviour” traduce l’orizzonte di cambiamento, l’idea di cambiamento, in cambiamento concreto, tangibile.

Save the last dance for me, in questo senso, è in grado di attivare un processo di presa di coscienza bivalente, che si muove su un duplice binario, formato da una componente conservativa e al contempo trasgressiva e distruttiva: i passi della polka chinata di Sciarroni ripristinano e conservano questa forma di ballo – ovvero il dato storico e culturale salvato dall’oblio del tempo – ma al tempo stesso smantellano, sul ritmo di una musica techno pulsante, stereotipi sociali e di genere trasformando il suo significato e la sua valenza nel contemporaneo. E questo processo avviene spontaneamente, senza bisogno parole, poichè è la nostra stessa memoria sociale che si modella, cambia, seguendo l’intrecciarsi ipnotico dei corpi dei ballerini.
E alla forza centrifuga del vortice dei due danzatori, che si tengono stretti per le braccia in un legame di fiducia reciproca e sublime, si oppone una forza centripeta invisibile che invece ci risucchia, ci imprigiona al centro di quel ballo, mentre la musica si fa silenzio ed ascoltiamo il loro respiro farsi sempre più pesante, mentre vediamo il sudore della stanchezza mescolarsi al sorriso, in un ballo potenzialmente infinito che da icona di un passato lontano si fa sempre più vero, presente e, appunto, attuale. Questa danza seduttiva sulla vertigine dell’abbraccio ci regala un tuffo nel passato, al contempo rendendolo vivo e traducendolo in una nuova forma: è una retrospettiva ed insieme una prospettiva.
Save the last dance for me libera un’energia potente, viscerale, che si fa viaggio vorticoso sulla trasmissione della memoria, sul confine tra tradizione e contemporaneo. E cos’è la liminalità se non la soglia che separa ed unisce due limiti? L’interazione di queste due sfere può essere rappresentata metaforicamente come il riflesso su di uno specchio doppio: sull’una superficie si riflette la vita, sull’altra l’arte. La realtà dell’evento percepito come arte o come vita è sia ciò che viene visto sia la visione di esso.

Su Save the last dance for me si basa il videoclip di Ci abbracciamo, primo lavoro da solista di Vasco Brondi dopo la conclusione del progetto artistico Le Luci della centrale elettrica. Alla conclusione del videoclip, girato all’interno del Teatro della Pergola di Firenze, mentre in sottofondo la voce di Stefano Accorsi tratteggia il progetto di Alessandro Sciarroni si può vedere un bellissimo frammento di un vecchio video in cui due uomini ballano la Polka chinata. Il testo della canzone recita, infatti: “E non sappiamo più che in che epoca siamo / Quando ci abbracciamo / Amate e fate quello che volete”. Forse nel passato, forse nel futuro. E forse è proprio questo il senso di tutto.
Bibliografia:
- Schechner, Performance Theory, New York, Routledge, New York 1988.
- Schechner, Between Theater and Anthropology, University of Pennsylvania Press, Philadelphia 1985.
- Schechner, Performance Studies. An Introduction, Routledge, New York 2002.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista
[…] Fraschini il 12 settembre alle 18.00 con il workshop di danza popolare basato sullo spettacolo Save the last dance for me, tenuto da Alessandro Sciarroni, artista italiano attivo nell’ambito delle performing arts con […]
[…] Dalla tradizione Filuzzi bolognese, Alessandro Sciarroni, con la collaborazione di Giancarlo Stagni, riporta in auge la Polka Chinata. Il ballo, solo maschile, prevede che i due danzatori abbracciati l’un l’altro girino vorticosamente piegati sulle ginocchia quasi fino a terra. A metà tra spettacolo agonistico e recupero di un patrimonio culturale a rischio estinzione, il progetto prevede da un lato la performance di Gianmaria Barzillo e Giovanfrancesco Giannini; dall’altro workshop volti a riattualizzare la tradizione popolare. L’artista non si limita a riproporre la sequenza di passi, ma declina la danza e i suoi significati nel panorama artistico e sociale contemporaneo, preservando così il dato storico e culturale e abbattendo stereotipi sociali e di genere a ritmo di musica techno. Federica My / Leggi la recensione […]