
WandaVision – Episodio 9 – Andare oltre il finale di stagione
Attenzione: la recensione contiene spoiler dell’episodio 9 | Raggiunge il suo ultimo episodio la miniserie targata Marvel Cinematic Universe WandaVision, con un finale denso e carico tanto di aspettative da parte dei fan, quanto di conseguenze per tutto il macro racconto Marvel iniziato ormai oltre dodici anni fa. L’evoluzione narrativa, formale ed espressiva di WandaVision ha saputo espandersi oltre il suo appuntamento settimanale, arricchendo le giornate degli spettatori sul web di discussioni sulle conseguenze di ogni attento e minuzioso easter egg inserito nelle inquadrature, tanto da far pensare che un solo episodio, per quanto denso – questa volta praticamente tutti i 49 minuti di stream sono dedicati alla narrazione – non potesse contenere tutte le risposte; e, difatti, tanti indizi restano inespressi, regalando però una tenuta narrativa solida proprio perché in grado di portare a conclusione tutto ciò che effettivamente è stato imbastito dal racconto.

Partiamo da un primo e più “debole” indizio disilluso: è la seconda volta nell’arco del Marvel Cinematic Universe che la speranza di trovarci di fronte al Multiverso viene spenta con l'”inganno”; se la prima volta è stato con Spider-Man: Far From Home, qui il gioco è meno diegetico e fa forza sulla competenza dello spettatore che ha riconosciuto in Evan Peters un Quicksilver che ora sappiamo con ragionevole certezza non coincidere. Eppure sappiamo che il Multiverso è un fatto nel progetto cinematografico Marvel (Endgame non lascia spazio a dubbi), quindi possiamo sperare che un futuro terzo indizio diventi definitivamente una prova. A ciò si aggiunge un elemento iconografico: in quest’ultimo episodio vediamo molto spesso mutare Westview sotto l’effetto dei poteri di Wanda e questa mutazione ricorda molto le incongruenze multiversali viste in Spider-Man: Into the Spider-Verse…

Perdono consistenza, inoltre, tutti quei suggerimenti di una presenza demoniaca (Mephisto è stato “evocato” sul web talmente tanto che è diventato un meme) che si spengono in un’unica, enigmatica e commovente frase di Wanda rivolta ai due gemelli, che sappiamo indissolubilmente legati al mondo di Westview: «Grazie di avermi scelto come vostra madre». Se queste poche parole basteranno per scatenare nuove teorie e ipotesi – supportate dalla natura dei due gemelli nei fumetti Marvel – questo episodio 9 di WandaVision ci porta però attraverso un finale di stagione squisitamente fatto di esplosivi e fragorosi scontri tra superumani, fino ad adesso solo tenuti in tensione in sporadici sprazzi di rottura dell’equilibrio continuamente anestetizzante di Westview.

I fan del Marvel Cinematic Universe erano orfani di scontri tra superumani da quasi due anni: era l’estate del 2019 quando gli schermi cinematografici hanno mostrato i combattimenti tra Spider-Man e Mysterio, per poi lasciare un vuoto oggi finalmente colmato da almeno trenta dei 49 minuti di durata del finale di WandaVision, con un episodio 9 ricco di combattimenti la cui cura della messa in scena supera qualsiasi effetto visivo visto fino ad ora su schermi domestici: combattimenti doppi, in cui ogni protagonista affronta una nemesi costruita intorno alla propria natura superumana, in piena tradizione fumettistica; lo scontro magico tra Wanda e Agnes tinge di colore il combattimento tecnologico dei due Visione, in cui l’incastro di poteri si fa coreografia dell’immaginifico, doppiando quanto visto in prodotti carichi di estetiche simili come Captain America: Civil War o Avengers: Infinity War. Un doppio scontro, tra l’altro, che si chiude parallelamente con il più naturale espediente narrativo supereroico: il protagonista vince perché la nemesi si lascia scappare qualcosa, mostrando quella natura autodistruttiva inconscia del male che sempre porta alla sua sconfitta.

Ma questa natura autodistruttiva si riverbera in Wanda stessa, protagonista assoluta di un racconto che mette in forma la genesi e la distruzione di un percorso di elaborazione del lutto tutto interiore, tutto personale, tanto da portare a un’accettazione che costringe all’isolamento, all’auto-esclusione. Sul finire dello stream dell’episodio troviamo Wanda vivere con sé stessa – ora definitivamente la Scarlet Witch, con un outfit magnifico che ricalca il design di Alan Davis negli anni ’90 – in una location misteriosa che può suggerire ad alcuni lettori Marvel il monte Wundagore, evocato da microscopici easter egg nelle primissime sigle della serie.

Questo finale di stagione ci mette di fronte ad alcuni fatti, aprendo prospettive abbastanza evidenti per il futuro del Marvel Cinematic Universe: innanzitutto, la magia – sempre e comunque legata alle Gemme dell’Infinito – diventa un motivo narrativo cruciale per le prossime fasi, aprendo un intero filone di genere tutto da costruire (gli altri, ormai lo sappiamo, sono il cosmico, il tecnologico, lo spionistico e l’urbano); in secondo luogo, Visione è ufficialmente tornato, mostrando un sé uguale ma diverso, la cui presenza nelle prossime trame potrebbe avere conseguenze simili a quanto letto nelle splendide storie degli Avengers targate Kurt Busiek; come terza conseguenza, il finale di WandaVision apre esplicitamente alle future linee narrative seriali MCU, andando a inaugurare un percorso parallelo che, verosimilmente, scaturirà – attraverso l’imminente Falcon and the Winter Soldier e le successive miniserie – in Secret Invasion, prodotto Disney+ già annunciato.

In attesa del documentario dietro le quinte su WandaVision, che ci metterà di fronte alla realizzazione di questa acclamata – e, a mio parere, perfettamente riuscita – prima serie targata Marvel Cinematic Universe e Disney+, possiamo già dire che la potenza economica e industriale Disney ha in qualche modo ribaltato le regole del gioco proposte da tanti analisti contemporanei: se è vero che molto spesso le necessità produttive (economiche, distributive, industriali, di formato) incidono fortemente su ciò che si può raccontare e quindi influenzano necessariamente la narrazione di un prodotto, con WandaVision assistiamo al moto esattamente contrario, dove le necessità del racconto dettano i modi produttivi, in una dinamica che è totalmente e squisitamente strumentale e asservita alle necessità creative.

L’episodio 9 di WandaVision ci conferma che oltre questo finale non ci sarà una seconda stagione e che la miniserie non va assolutamente intesa come uno spin-off del Marvel Cinematic Universe, bensì come un suo fondamentale e imprescindibile tassello transmediale. Questo sarà il filone di costruzione narrativa che i Marvel Studios opereranno nell’intessere il futuro del loro universo narrativo, rendendo sempre più denso di importanza diegetica ogni singolo prodotto da loro rilasciato, in una costruzione del valore che si fa globale e che supera i limiti del mezzo con davanti unicamente un fine. L’uscita dalla frammentazione dei network permessa da Disney+ consentirà di dimenticare i difficili salti di coerenza richiesti da prodotti più (Agents of S.H.I.E.L.D.) o meno (le serie Marvel/Netflix) integrati nella continuity MCU, restituendo un’immagine unica fatta da molteplici estetiche, il tutto affidato ad autori ed interpreti al massimo della loro forma. I supereroi non sono mai stati così forti!
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