
Sermonti legge “La fattoria degli animali” di Orwell
In occasione dell’uscita dell’audiolibro (qui) per Emons, in esclusiva per Birdmen Magazine Pietro Sermonti legge e commenta La fattoria degli animali di George Orwell, il racconto distopico della rivoluzione contro l’uomo da parte degli animali di una fattoria. L’attore italiano (impegnato tra il teatro, il cinema e la serialità), celebre per il ruolo di Stanis La Rochelle in Boris e dell’Antropologo in Smetto quando voglio, si commuove (nel senso etimologico, di muoversi verso, insieme) con il romanzo, che incorpora e sprigiona tensioni socio-politiche sempre attuali.
“Ho la sensazione che La fattoria degli animali sia un libro che sarà letto anche tra duecento anni perché è un tale distillato di intelligenza politica…”
Di seguito, il bellissimo incipit del romanzo:
“Il signor Jones, della Fattoria Padronale, serrò a chiave il pollaio per la notte, ma, ubriaco com’era, scordò di chiudere le finestrelle. Nel cerchio di luce della sua lanterna che danzava da una parte all’altra attraversò barcollando il cortile, diede un calcio alla porta retrostante la casa, da un bariletto nel retrocucina spillò un ultimo bicchiere di birra, poi si avviò su, verso il letto, dove la signora Jones già stava russando.
Non appena la luce nella stanza da letto si spense, tutta la fattoria fu un brusio, un’agitazione, uno sbatter d’ali. Durante il giorno era corsa voce che il Vecchio Maggiore, il verro Biancocostato premiato a tutte le esposizioni, aveva fatto la notte precedente un sogno strano che desiderava riferire a tutti gli animali. Era stato convenuto che si sarebbero riuniti nel grande granaio, non appena il signor Jones se ne fosse andato sicuramente a dormire. Il Vecchio Maggiore (così era chiamato, benché fosse stato esposto con il nome di Orgoglio di Willingdon) godeva di così alta considerazione nella fattoria che ognuno era pronto a perdere un’ora di sonno per sentire quello che egli aveva da dire.”

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