
Salone del Libro 2022 | Presi nella ragnatela d’oro: Fabrizio Gifuni recita e commenta Todo modo di Leonardo Sciascia
«Il ministro si rodeva, mordeva il freno. Calmissimo, invece, don Gaetano». Con questa battuta che in dieci parole condensa già un’intera trama, strascicata in un accento siciliano da cantastorie, Fabrizio Gifuni apre l’incontro con Paolo Di Paolo dedicato alla presentazione dell’audiolibro di Todo modo, celebre libro di Leonardo Sciascia, da lui registrato per Emons Edizioni.
Un pittore in crisi esistenziale, un misterioso eremo nel quale la classe dirigente politica e finanziaria del paese si riunisce ogni anno per purificarsi spiritualmente sotto l’occhio vigile dell’ambiguo don Gaetano; e le morti che si susseguono improvvise, inspiegabili. Sono questi i fili da cui si dipana il romanzo di Leonardo Sciascia, dal quale nel 1976, a due anni dall’uscita, sarà tratto il controverso film di Elio Petri: quando poi, nel 1978, il sacrificio del Presidente interpretato da Gian Maria Volonté si trasformerà in realtà, la pellicola cadrà in un oblio dal quale sta faticosamente riemergendo negli ultimi anni.

L’opera di Sciascia, invece, rimarrà per quel che è: letteratura che indaga la realtà senza bisogno di realismo, biopsia del marcescente clima politico italiano degli anni ’70; siamo noi lettori ingenui a scambiare per casuale profezia la diagnosi scientifica che ne consegue. E L’affaire Moro, scritto da Sciascia a tamburo battente nei mesi della prigionia del deputato DC, a metà fra pamphlet e studio documentario, è il tentativo ideale di concludere quell’indagine scientifica e filosofica cominciata quattro anni prima con Todo modo: sembra davvero di dibattersi in una di quelle ragnatele di fili d’oro tra le quali passeggia il pittore, voce narrante del romanzo.

Quella stessa sensazione di inevitabile deve averla provata anche lo stesso Gifuni, quando ha scelto personalmente il romanzo a cui prestare la voce: reduce dallo spettacolo teatrale Con il vostro irridente silenzio, un monologo tratto dalle lettere e dal memoriale di Moro, e in procinto di interpretare lo stesso personaggio in Esterno notte di Marco Bellocchio (in questi giorni al cinema), l’attore romano aveva bisogno di fare ordine in questo garbuglio, di ritrovare la purezza della scrittura, oltre le connotazioni di cui poi si è caricato nel tempo il romanzo, alcune delle quali impensabili per lo stesso Sciascia.
In questo viaggio psichedelico (così lo chiama Gifuni) tra finzione e metafora, storia e realtà, quella verità nella quale lo Sciascia razionalista credeva profondamente a noi oggi appare come una macchia sfocata sullo sfondo, e spesso non proviamo neanche a stringere un po’ gli occhi per cercare di metterla a fuoco; eppure leggere (o ascoltare) Todo modo, e Sciascia in generale, se non dà le risposte fa qualcosa di forse ancora più importante: aiuta a porci le domande giuste.
Così si è conclusa la lettura di Gifuni, con don Gaetano che guarda negli occhi il pittore, e noi, e con dolcezza ci ricorda che in questa ragnatela ci siamo avvolti tutti fino al collo: «Non so nulla di lei – e ancora si fermò sul nulla, a farlo diventare tutto – ma le voglio bene».
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