
18 Regali – Delicatezza e sorpresa
L’inizio dell’anno cinematografico in Italia ha visto l’uscita di due titoli forti nella produzione nostrana – Tolo Tolo e Hammamet – che, sia da un punto di vista degli incassi che da quello del dibattito critico, hanno sostanzialmente monopolizzato l’attenzione in questo denso e ricco primo mese di proiezioni. Nel mezzo, le strane dinamiche della distribuzione nostrana hanno portato all’uscita di titoli che, per contrasto, si sono trovati loro malgrado soffocati. 18 Regali, proprio per questo, non ha potuto avere una risonanza proporzionata alla sorprendente qualità che porta con sé.
Posizionato come un dramma familiare, tratto da una storia vera, 18 Regali tenta di fare qualcosa di più, presentando una strategia di storytelling inaspettata e coraggiosa per una pellicola italiana contemporanea: l’unione delle forze di Lucky Red, Rai Cinema e Sky Italia permette di rischiare da un punto di vista narrativo per donare interesse a uno spunto di trama altrimenti potenzialmente prevedibile, con la forza di alcuni elementi di sicura qualità che ne hanno messo al sicuro la riuscita. In particolare, il cast attentamente selezionato e la consapevole regia fanno di questa pellicola un prodotto che merita di essere visto.
Tra gli attori coinvolti, spiccano per bravura e varietà di background i tre protagonisti: Vittoria Puccini – che vanta collaborazioni con Özpetek, Genovese e i Taviani – interpreta con credibile convinzione il ruolo di Elisa, giovane donna che, a un mese dal diventare madre, deve combattere con la consapevolezza di non poter conoscere sua figlia; quest’ultima è interpretata dalla giovane star di Baby, Benedetta Porcaroli, la cui presenza nel film è stata probabilmente agevolata dal recente accordo tra Sky e Netflix, che dona un volto memorabile ad Anna, figlia di Elisa appena maggiorenne. Il ruolo del padre, Alessio, è portato sullo schermo da Edoardo Leo, che negli ultimi anni ha saputo muoversi attraverso numerosissimi film, passando dalla commedia moderna (la serie Smetto quando voglio) fino ai drammi più ricercati (La dea fortuna). Ai protagonisti, si aggiunge la costruzione di uno “sfondo corale” di personaggi che, pur restando in secondo piano, non perde mai di intensità e verosimiglianza.
In tutto questo, la consapevole regia di Francesco Amato restituisce con la necessaria intensità un racconto la cui efficacia si basa soprattutto sulla misura con cui la componente emotiva viene messa in movimento. Sequenza dopo sequenza, con una delicatezza adatta a trattare un racconto familiare sfaccettato, questo si ricompone attraverso un puzzle temporale messo anche in forma attraverso una ricostruzione dell’Italia del 2001 veramente accurata ed evocativa.
In definitiva, la qualità complessiva di 18 Regali ha scontato il prezzo di una strategia di uscita sbagliata, incastrandosi in un momento in cui le sale italiane erano già affollate; scelta motivata probabilmente dal tentativo di proporre un’alternativa ai titoli di maggior attrattiva commerciale, senza però considerare che il mercato americano aveva pronte varie pellicole che, prevedibilmente, hanno offuscato il potenziale di questo film, indubbiamente da recuperare.
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