Skam Italia 6 – Un nuovo (finto) inizio
Sarebbe stato facile concludere Skam Italia con la sua quarta stagione. La stessa Skam, la serie originale firmata da Julie Andem, si era fermata lì, nonostante il successo planetario. Skam Italia però ha dimostrato da tempo di ragionare in modo diverso rispetto alle sue controparti estere. La rivoluzione è partita col formato: non più rilasci evento da attendere più o meno ogni giorno, ma stagioni intere direttamente disponibili su Netflix. È seguito poi un ampliamento della serie originale, non una pratica inusuale nel franchise di Skam (Skam France dopotutto è giunta alla dodicesima stagione), con la ricerca di nuovi protagonisti. La stagione di Elia, un personaggio che il pubblico conosceva già bene, è servita per introdurre gradualmente una nuova generazione, che nella sesta diventa protagonista pressoché unica.
Sempre con la firma di Ludovico Bessegato, Alice Urciuolo ed Elisa Zagaria, questi nuovi episodi fungono da reset per la serie aprendola a tante nuove possibili storie (ma lasciando spazio per cameo dal passato e per Francesco Centorame che rimane una presenza costante). Il reset tuttavia è solo apparente, perché la storia di Asia (Nicole Rossi) è un tentativo in parte riuscito di ricreare Le Matte, il gruppo di amiche fondato da Eleonora (Ludovica Martino), attraverso le Rebelde, ma anche di sfruttare trame o argomenti che in passato erano stati solo accennati senza mai ottenere l’attenzione necessaria.
Asia rappresenta la possibilità di ampliare il discorso sui disturbi alimentari, già accennati grazie al personaggio di Silvia (Greta Ragusa) nel corso della terza stagione ma risolti frettolosamente in poche e superficiali conversazioni. Si cerca un approccio più reale, affrontando l’anoressia anche come questione psichiatrica specialmente nella parte finale della stagione. Non manca il ricorso, ormai storico, in Skam Italia alle statistiche: ogni tematica trattata deve trovare la sua giustificazione nella sua diffusione tra i giovani, nel suo essere qualcosa di urgente. «Lo sapevi che una ragazza su tre sotto i 20 anni soffre di disturbi alimentari?» spiega Silvia quando Asia decide di aprirsi, come se la solidarietà, dovuta anche al suo vissuto, non fosse sufficiente. Più passano le stagioni, più si ha l’idea che la serie debba toccare tutti gli sviluppi nevralgici dell’adolescente medio per una mera questione di quote, quando la verità è che la bellezza di Skam Italia risiede in quei momenti in cui lascia respirare i suoi personaggi, non limitandoli a semplici quote sociali, quando ballano e cantano insieme l’ennesima canzone discutibile dell’indie italiano (sulla colonna sonora torneremo più tardi), quando si supportano a vicenda nelle difficoltà quotidiane.
Un altro punto cardine di Skam sono le storie d’amore, spesso innatamente collegate al viaggio compiuto dal protagonista nel corso della stagione. Asia è fidanzata con Beniamino, ormai trasferitosi in Missouri, con cui prova a vivere un rapporto a distanza senza troppo successo. A scuola incontra Giulio, un ragazzo sfuggente che entra con prepotenza nella sua quotidianità. Al contrario del passato il nascente triangolo amoroso non aggiunge pressoché niente all’evoluzione di Asia, sia come personaggio nella narrazione che come essere umano. Non diventa mai una forza trainante, ma piuttosto un’ancora che trattiene Asia nei topoi più banali e riciclati del teen drama.
Disponibile da oggi 18 gennaio su Netflix, la stagione si apre con una riflessione apertamente politica dedicata alle diverse forme che la violenza può assumere nella società odierna, manifestazioni di un fascismo che sta tristemente tornando. Di solito le intro in Skam Italia fungono da portavoce del messaggio principale della stagione, ma in quest’occasione è un aspetto secondario, quasi un’aggiunta per commentare l’attuale situazione politica in Italia. Le Rebelde, il gruppo di amiche capitanato da Asia, cercano di contrastare i “fascistoni” che da troppo tempo hanno il controllo del liceo. L’attivismo di queste ragazze, tuttavia, è sempre raccontato e mai realmente mostrato: in un’Italia che può cambiare solo grazie ai giovani, dispiace che si sia persa la possibilità di mostrare anche l’aspetto più attivo di questa battaglia per i propri diritti ad esempio attraverso proteste. La risoluzione di una storyline verso la fine della stagione inoltre assomiglia a una stoccata alla cancel culture che viene vista a tutti gli effetti come una pratica fascista che non vuole proteggere bensì eliminare ogni possibilità di redenzione.
Skam Italia porta sullo schermo, e questa sesta stagione ne è la prova più esplicita, un’adolescenza più concettuale che pratica, usando un linguaggio forzato e imposto da chi conosce la nuova generazione solo tramite il racconto altrui. È chiaro come la serie continui a scaturire dal nobile desiderio di creare un posto sicuro per il pubblico più giovane, dove questo possa non sentirsi solo, trovando uno specchio dei suoi problemi. Sarebbe necessario un rinnovamento sul fronte del linguaggio per tornare a quella spontaneità che aveva caratterizzato le prime stagioni e che qui emerge solo a tratti. Si tratta comunque di un passo avanti rispetto alla stagione di Elia, grazie a un argomento più sentito e trattato con più attenzione (fatta eccezione di una scena dove la protagonista controlla il cibo che sta ingerendo e sotto parte una versione rallentata di Barbie Girl) e alla brava interprete Nicole Rossi. La speranza è che Skam Italia in futuro possa cominciare a prendersi dei rischi, come faceva sperare la storyline sull’antifascismo, mostrando la forza propulsiva di questa nuova generazione, mai passiva ma sempre attiva per cambiare lo scenario attuale.
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